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Prima di abbandonarsi ai ricordi è necessario tracciare alcune note biografiche che aiutino a inquadrare la persona che oggi siamo purtroppo chiamati a ricordare. Cosima (per tutti Mimma) Turco ha iniziato la pratica dell'aikido a Torino all'inizio degli anni 70, in un ambiente ricco di praticanti motivati e dal grande spessore tecnico, nato sotto l'impulso del maestro Toshio Nemoto che soggiornò e insegnò a Torino negli anni 60. In questo ambiente non diciamo competitivo ma sicuramente di alto livello in cui di conseguenza non era facile distinguersi, Mimma si distingueva senza fare assolutamente nulla per distinguersi. Praticava e più tardi insegnava con assoluta naturalezza, emergendo non perché volesse emergere ma perché la sua serietà, la sua applicazione e le sue competenze portavano necessariamente a questo.
Aikidō. Arte della Pace e Ponte tra Oriente ed Occidente
di Antonio Lomonte
In questa nostra chiacchierata, vogliamo tentare di dare una risposta ai seguenti quesiti: cos'è l'Aikidō? Cosa lo motiva? Quale fine si pone? Come raggiunge il suo scopo? Ed infine indagare se noi occidentali possediamo le categorie di pensiero, le prassi e la tradizione culturale che ci consentono di comprendere appieno la natura ed intima essenza e motivazione e finalità dell'Aikidō.
Una domenica mattina di molti anni fa, ritrovandomi sorprendentemente pieno di energie e sostanzialmente senza nulla da fare decisi di andare alla segreteria dell'Aikikai. Non dico per sbrigare un po' di arretrati – cercavo di non averli sapendo che ne sarei stato travolto - ma per andare un po' avanti e poter tirare il fiato in seguito. O eventualmente avere una riserva quando sarebbe capitato il prossimo “imprevedibile” disastro, periodico quanto frequente.
Il rumore della chiave nella serratura, nella quiete della domenica, in quella grande ex caserma lontana dal traffico e ormai deserta in cui occupavamo quelle che sembra fossero prima le scuderie e poi il circolo ufficiali, in mezzo ai platani e al profumo dei tigli e della camomilla selvatica, ai margini di una enorme piazza d'armi da cui ci separava un muro impenetrabile ma che costituiva in ogni caso un'ulteriore oasi di verde... si deve essere notato.
Un allievo, o per meglio dire un ex allievo, stringendo in pugno il suo diploma (ancora caldo delle mani del sensei che lo aveva da poco consegnato) mi ricordò che quel suo grado era in fin dei conti anche mio. E' vero: il lavoro dell'insegnante si materializza attraverso le successive tappe raggiunte da chi lo ha seguito e si è avvalso poi facendola propria, ma con modalità e con percentuali stabilite a suo esclusivo giudizio, della impostazione ricevuta.
Una mostra-laboratorio ospitata dal Museo delle Civiltà a Roma sull’arte degli alberi in vaso: un vero e proprio do, un aspetto della cultura orientale improntato al rapporto con la natura e all’estetica zen.
La bellezza del bonsai è qualità pura, ma bisogna desiderarla, cercarla e infine scoprirla…Questa frase ha concluso l’intervento introduttivo di Bruno Proietti Tocca, componente del Collegio nazionale istruttori di bonsai (IBS), fondatore della scuola Shizen e presidente dell’Associazione Bonsai Tevere, alla due giorni (sabato 17 e domenica 18 novembre u.s.) tutta dedicata all’arte del bonsai con lezioni, dimostrazioni ed applicazioni pratiche ed ospitata a Roma nella bella sede del Museo delle Civiltà (EUR).
Rappresentazione di un vasto impero su di una carta geografica o mappa: il problema fu sollevato da Jorge Luis Borges nell'ormai lontano 1935, in un brano apparso in Storia Universale dell'infamia.
Con il termine «spiritus» I nostri padri latini intendevano designare la respirazione quale funzione fisiologica, quindi l'aria nei suoi composti di ossigeno e di idrogeno, arricchita di profumi naturali, sia la vita che da detta respirazione trae la sua scaturigine, da cui le locuzioni « spirare », « esalare l'ultimo respiro » e così via.
Spiritus, nell'accezione latina significava anche anima, laonde « esalare » l'ultimo respiro » equivaleva anche a dire « rendere l'anima a Dio ».
Quanto sopra detto già sarebbe di per sé sufficiente a spiegare le relazioni che intercorrono fra spiritualità e respirazione, ma, per venire al tema specifico dell'aikido, occorre premettere che esistono vari sistemi o « vie » (in linguaggio orientale « do ») per giungere a sviluppare e padroneggiare le energie latenti attraverso il processo respiratorio.
Oltre 50 anni fa il giovanissimo Toshio Nemoto reduce da un soggiorno di studio negli Stati Uniti fece tappa in Italia. Laureato alla Università Waseda di Tokyo, pensò di far visita al maestro da cui aveva appreso proprio alla Waseda l'aikido, Tada Hiroshi. Gli venne sorprendentemente proposto di fermarsi in Italia per insegnare, e altrettanto sorprendentemente accettò senza esitazione. Lasciando cadere almeno per il momento ogni suo altro progetto di vita.
Trovare la giusta collocazione per questo articolo non è facile, e la scelta di inserirlo nella sezione tecnica dedicata all'aikido è sembrata se non la più adatta perlomeno la meno impropria. Itsuo Tsuda è stato certamente un maestro di aikido e ha lasciato tracce indelebili nella storia dell'arte, ma la cronaca di questa mostra, ove veniva presentato un suo libro di calligrafie, non è apparentemente legata alla tecnica o allo spirito dell'aikido. Cercheremo di dimostrare come questo non sia vero.
Alcuni anni fa con molto dolore dovemmo tagliare alcune delle querce preferite di mio suocero, visibilmente malate. Passarono gli anni, passò purtroppo anche lui. Il clima aveva già iniziato da tempo a cambiare, e cambiava ancora. La più grande e maestosa delle querce, che non aveva dato segni esterni di problemi e non era stata toccata, venne schiantata di colpo da una tempesta di una violenza mai vista prima in Renania. Fu necessario troncarla poi alla radice.