Jidai
Akira Kurosawa: 1965 - Barbarossa (Akahige) - Rinascere
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Non è ben chiaro per quale ragione Yasumoto decida improvvisamente di avere fatto abbastanza sciocchezze e che è arrivato il momento di dimostrarsi all'altezza degli eventi.
Come spesso succede, il momento cruciale coincide con un cambiamento radicale dell'approccio mentale. Fino ad allora Yasumoto è stato un elemento passivo, sballottato qua e là dalla volontà di altre persone, in balia di eventi non controllabili, nemmeno prevedibili. Ora è lui a riappropriarsi del proprio destino. E' finalmente lui a decidere cosa deve o non deve fare.
Il suo stesso passo, quando arriva alle spalle del collega Mori, è più deciso del solito. Il suo tono è perentorio: "Ci vado io!".
Il suo primo intervento è al capezzale di Sahachi, il personaggio più popolare dell'ospedale.
Nonostante la malattia che lo sta portando verso una morte inesorabile, non cessa di lavorare per poter guadagnare qualcosa.
Allevia così, comprando cibo e medicine, la sorte dei suoi compagni di sventura, che si affollano ora davanti alla sua stanza implorando Yasumoto di fare qualunque cosa pur di salvarlo.
Il giovane dottore è anche testimone dei fantasiosi ed anticonvenzionali metodi escogitati da Akahige per procurarsi fondi, quando le autorità decidono di restringere ancora di più i già limitati finanziamenti.
I prezzi delle sue visite private - riservate a personaggi altolocati e benestanti che si fidano solo di lui, vanno alle stelle. Il ricavato va invariabilmente a soccorrere questo o quel disgraziato, o direttamente nelle casse dell'ospedale.
Tre le vittime di Akahige ci sono persone tutto sommato comprensive, che protestano timidamente, qualche volta anche con ironia, ma si rendono ben conto delle ragioni superiori che spingono Akahige a spennarli senza complimenti.
Nella parte di uno di loro ritroviamo brevemente l'attore che ha accompagnato Kurosawa praticamente in ogni sua opera, dalla prima Sugata Sanshiro a quelle dell'immediato dopoguerra con Tora no ofumu otokotachi (1945) fino a Kagemusha (1980): Takashi Shimura.
Un'altro cliente di Akahige è l'obeso principe Matsudaira, cui viene con un pizzico abbondante di sadismo prescritta una rigorosissima dieta: al corpo, che ne ha urgente necessità, ma anche e soprattutto al portafoglio.
Ne ha molto più bisogno di lui il dottore, per soccorrere chiunque capiti sotto la sua ala burbera e protettrice.
Ma la vicenda che veramente illumina il cuore di Yasumoto, la mente si era già aperta, è quella di Otoyo.
Nel suo periodico giro di visite Akahige incontra la tenutaria di un bordello (Akemi Negishi, già apparsa in Vivere nella paura come giovane amante del protagonista, e che ritroveremo in Dodes'ka-den).
Attrice apprezzata per la sua avvenenza, qui riesce ad apparire come una autentica megera, che Akahige tratta senza complimenti.
Trattiene praticamente prigioniera, con la scusa di averla salvata dalla miseria, una orfanella di 12 anni, Otoyo appunto (Terumi Niki), in attesa di sfruttarla nel bordello.
Akahige mostra qui la sua stretta parentela con altri personaggi di Kurosawa, in particolare col misterioso samurai protagonista sia di Yojimbo che di Sanjuro.
Minacciato da una numerosa banda di malviventi, prezzolati dalla tenutaria per intimorirlo, dopo averli ammoniti a guardarsi dai cattivi dottori - di cui lui è il classico esempio - li riduce tutti a mal partito in un batter d'occhio, affrontandoli a mano nuda e lasciando dietro di sé un'autentica strage.
Ma non solo: provvede anche a prestare loro le cure del caso, rammaricandosi con un sospetto di ipocrisia: "Questo l'ho ridotto proprio male...".
Ed infine se ne va. Yasumoto, che porta sulle spalle la piccola Otoyo malata è allibito quanto ammirato: le risorse di Akahige sembrano sconfinate.
Dopo avere con infinita delicatezza tentato assieme ad Akahige di superare l'animalesca diffidenza di Otoyo, troppo ferita dagli esseri umani per avere ancora fiducia in loro, Yasumoto si ammala a sua volta.
Sarà la volta di Otoyo a vegliarlo, cadendo addormentata sui testi di medicina: ha deciso, vuole anche lei diventare dottore, e curare gli infelici.
Questo episodio è ispirato alla figura di Nelly che appare nel romanzo Umiliati ed offesi di Fyodor Dostoevsky.