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Akira Kurosawa: 1963 - Anatomia di un rapimento - Anatomia della caccia all'uomo
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La trama comincia ora a discostarsi notevolmente dal romanzo di McBain, che si concludeva con un feroce corpo a corpo tra il rapitore e Douglas King.
Questi durante la consegna del riscatto decideva di risolvere la questione direttamente a tu per tu con il suo avversario, cosí come si era abituato a risolvere ogni problema che incontrasse nel corso della sua vita.
Kurosawa dedica questa parte del film al lavoro di squadra degli investigatori. Ormai liberi di agire, iniziano a setacciare la città alla ricerca di ogni indizio utile che li possa portare sulle tracce del rapitore.
Hanno già in mano qualcosa su cui lavorare: la cabina telefonica da cui chiamava il rapitore, si udiva chiaramente in una registrazione la caduta del gettone, doveva necessariamente essere nelle vicinanze della casa di Gondo, e in posizione tale da poter osservare con un binocolo quanto vi succedesse oltre le grandi vetrate.
Non tardano ad identificare le due o tre che rispondono a tutti i requisiti, e poi finalmente quella giusta.
Situata nel cuore del jigoku, l'inferno, permette di controllare quanto accade nel tengoku, il paradiso.
Il rapitore deve necessariamente appartenere a quel quartiere, abitarvi o lavorarvi.
Kurosawa finalmente ce lo mostra ora, per la prima volta.
Come già in alcune opere precedenti, L'angelo ubriaco (in cui il giovane ribelle era proprio Toshiro Mifune), e poi Cane randagio, non ha affatto l'aria di un malvivente.
Si tratta di un giovane medico di nome Ginjiro Takeuchi (interpretato da Tsutomu Yamazaki)
Anche lui è alla ricerca di qualcosa.
Consulta affannosamente tutti i giornali che trattano del caso: si aspettava di leggere feroci critiche al comportamento di Gondo, che viene invece trattato benevolmente dalla stampa.
In fin dei conti ha accettato di rovinarsi per sempre pagando il riscatto per il figlio del suo autista: la sua decisione viene considerata coraggiosa e meritevole di rispetto.
La polizia continua le sue meticolose ricerche.
Tokura, con l'avallo del Capo della Sezione Investigativa (Takashi Shimura) dichiara di voler richiedere a tutti un impegno superiore al normale.
Per onorare la difficile scelta operata da Gondo nulla deve essere tralasciato pur di assicurare il rapitore alla giustizia e recuperare il riscatto.
La folta squadra di investigazione riferisce periodicamente i risultati di ogni singolo settore di indagine.
Man mano che le informazioni affluiscono l'impeccabile Tokura, impassibile ed elegantemente inappuntabile anche quanto tutti intorno a lui boccheggiano per il gran caldo, aggiusta il tiro: il cerchio intorno al rapitore si restirnge velocemente.
Viene rintracciata, setacciando con l'aiuto della polizia stradale tutte le Toyota di caratteristiche corrispondenti, la macchina utilizzata dai rapitori per trasportare il bambino verso la ferrovia.
La polizia scientifica la prende in consegna per esaminarla attentamente, alla ricerca di ogni possibile indizio. Degli schizzi di fango sulla portiera, contenenti reisidui di pesce, fanno pensare che la macchina sia stata utilizzata nei dintorni di un mercato ittico.
E un ascolto meticoloso dei nastri permette di ricostruire la natura dei rumori di fondo: la casa da dove chiamavano i rapitori per far ascoltare la voce del bambino doveva trovarsi vicino ad una linea tranviaria.
Infine, un disegno eseguito da Shinichi indica inequivocabilmente che si deve trovare vicino al mare, in un punto caratteristico dal panorama inconfondibile, in cui l'isola di Hinoshima, seminascosta da una collina, sembra un promontorio.
Sommando tutti gli indizi, due investigatori riusciranno ad identificare la casa. Si preparano a farvi irruzione, ma non troveranno quello che immaginavano.
Anche Aoki, l'autista, è riuscito a rintracciare il posto: ha portato con sé il figlio nel tentativo - riuscito - di fargli ricostruire il percorso. I due poliziotti li raggiungono proprio quando stanno indugiando intorno alla casa, non rendendosi conto del pericolo che corrono nel caso che i rapitori li vedano.
In realtà non corrono alcun pericolo, ma la ragione è tragica: all'interno della casa ci sono solo i cadaveri di un uomo ed una donna, i guardiani della villa.
L'autopsia rivela che sono morti per una overdose di eroina quasi pura, e il ritrovamento di una parte del riscatto conferma l'ipotesi investigativa.
E' difficile pensare che abbiano commesso l'imprudenza di iniettarsi una dose sicuramente mortale, e su un taccuino ritrovato nella casa è rimasta l'impronta di quanto scritto sull'ultimo foglio strappato: una pressante richiesta di droga.
Evidentemente i due sono stati uccisi con l'iniezione fatale dal loro complice, che pensa così di cancellare ogni traccia che possa portare fino a lui.
Sono troppi ormai gli indizi che puntano verso di lui, anche se non è stato ancora identificato. Ma sarà proprio un suo errore, causato dal panico di chi si vede braccato, a metterlo in trappola.
Rendendosi conto che le valigette ove era contenuto il denaro sarebbero una prova schiacciante, decide di liberarsene. Ma non sa che la polizia le ha imrpegnate di un forte colorante.
Dalla casa di Gondo, ove Tokura sta facendo un resoconto delle indagini, arriva un altro importante indizio: Shinichi ha disegnato in pratica un ritratto del suo rapitore.
Indossava sempre una maschera e degli occhiali scuri, ma aveva un importante segno caratteristico: una fascia sul polso sinistro.
Sono ancora i due bambini - ritornati ai loro giochi - che chiamano gli adulti ad assistere ad uno strano ed affascinante spettacolo, che risolverà definitivamente il caso.
Dalla ciminiera dell'ospedale che sorge nel jigoku, esce del fumo rosso.
Per sottolineare la drammaticità del momento, Kurosawa fa virare in rosso la pellicola in bianco e nero.
In quell'ospedale qualcuno sta bruciando le valigette del riscatto.