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Akira Kurosawa: 1990 - Sogni - Il tunnel

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Io, rivestito di consunti abiti militari, cammina sul fare della sera, verso l'imboccatura di un tunnel, seguendo una strada deserta.

L'attore è Akira Terao, che sostiene la parte di Kurosawa adulto.

 

 

 

 

 

Dal tunnel arriva un feroce abbaiare, intervallato da un ringhiare altrettanto minaccioso.

Ne emerge finalmente un grosso cane, irsuto e con delle cartuccere legate sul dorso.

Evidentemente un cane militare, incaricato di portare munizioni attraverso le linee, forse anche destinato a missioni suicide carico di esplosivo.

La luce rossa del fanale alla testata del tunnel lo illumina rendendolo ancora più sinistro.

 

 

Io mantiene a stento il suo sangue freddo, e rimane immobile finché il cane si calma, entrando poi nel tunnel.

Un tunnel probabilmente allegorico, alla fine del quale tornerà a vedere la luce, tornerà alla vita dopo gli anni terribili della guerra.

Kurosawa non partecipò direttamente alla guerra, era ritenuta più importante per lo sforzo bellico la sua opera come sceneggiatore e regista, ma in qualche modo sentiva di esserne rimasto pesantemente coinvolto, e di essersi assunto responsabilità nei confronti di altri uomini. Indossa infatti una divisa da ufficiale.

 

Io una volta entrato nel tunnel, che deve necessariamente attraversare, non si sente a suo agio.

Man mano che si inoltra nel buio il rumore dei suoi passi diventa ossessionante.

 

 

 

 

 

E' finalmente uscito dal tunnel, ma un rumore alle sue spalle lo inquieta, lo obbliga a voltarsi.

Sono i passi di qualcuno che si sta avvicinando.

Di qualcuno che marcia con passo cadenzato, come un soldato.

 

 

 

 

 

Una figura spettrale appare all'uscita del tunnel. Io lo riconosce, è il soldato Noguchi,

E Noguchi riconosce lui, il suo capitano.

 

 

 

 

 

 

 

Io ha l'ingrato compito di convincere Noguchi (Yoshitaka Zushi). Purtroppo non ci sono stati errori, è tutto tragicamente vero: Noguchi è morto in battaglia, tra le braccia di Io.

Non può tornare su questa terra, deve tornare là da dove è venuto.

 

 

 

 

 

Noguchi non si dà pace.

Non è possibile, è talmente vicino a casa da vederne la luce giù nella vallata.

Non può tornare indietro proprio ora che è così vicino a casa.

 

 

 

 

 

Ma deve cedere alle insistenze di Io.

I due si salutano militarmente e Noguchi torna nel mondo delle tenebre.

 

 

 

 

 

 

 

Ma non è finita: dal tunnel, dove si erano affievoliti man mano i passi di Noguchi, arrivano ora i passi cadenzati di un gruppo di uomini in marcia.

E si avvicinano sempre di più.

 

 

 

 

 

 

Dal tunnel sbucano infine, perfettamente inquadrati ed in assetto di guerra, dietro al comandante in seconda, i soldati della terza compagnia che fu ai comandi di Io.

Anche loro, tornando a mettersi agli ordini del loro capitano, chiedono esplicitamente di tornare su questa terra.

 

 

 

 

Io non ha parole per scusarsi: la compagnia ai suoi ordini è stata annientata durante una azione di guerra, ma lui non ha potuto seguirli ed è stato fatto prigioniero.

Si scusa per averli lasciati soli, ma non è in suo potere farli tornare in vita. Anche loro devono tornare indietro.

Solamente trasformando l'esortazione in un secco ordine Io riesce a farsi dare ascolto.

 

 

Sempre perfettamente inquadrata, la terza compagnia effettua il dietrofront e rientra nel tunnel ove scompare poco a poco.

I loro passi continuano a risuonare a lungo, ed Io rimane immobile nel saluto.

 

 

 

 

 

 

Ma non è ancora finita: l'orrido cagnaccio che si era già fatto avanti all'ingresso del tunnel è tornato.

E'  destino che Io non possa ancora trovare la pace.

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