Gendai

Akira Kurosawa: 1955 - Vivere nella paura - Un uomo diverso

Indice articoli

Kiichi Nakajima è sicuramente un personaggio inedito nella filmografia di Kurosawa, e che non ritroveremo più. Al termine della sua vita, una vita condotta con aggressività e coronata dal successo materiale, non ha perso nulla della sua carica di energia, ma stenta a trovare come indirizzarla.

E' il proprietario delle acciaierie Nakajima, il cui stesso aspetto lascia immaginare una crescita tumultuosa e inarrestabile,in tempi in cui era necessario badare al concreto più che all'apparenza.

Da alcuni anni tuttavia si è convinto che il Giappone è sull'orlo di una nuova catastrofe nucleare, e progettava di abbandonare tutto per trasferirsi nell'estremo nord, pensando di essere là al sicuro costruendovi un rifugio anti atomico.

I suoi famigliari più stretti, la moglie ed il figli, hanno per questo fatto ricorso in tribunale. Chiedono che gli venga interdetta la vendita dei suoi beni e venga messo sotto tutela. La decisione viene fissata ad una seconda udienza.

Apparentemente Nakajima si è rassegnato, tornando al suo caotico tran tran quotidiano.

Potrebbe sentirsi ormai "arrivato", continua invece a sporcarsi anche materialmente le mani.

Esamina con attenzione ogni carico di carbone che arriva ad alimentare le sue fornaci, e tratta rudemente di persona con clienti e fornitori, anche i più insignificanti, che mostrano tutti di temerlo.

Ma anche di rispettarlo.

La sua rassegnazione è solo apparente: non è certamente un uomo che si arrende alle prime difficoltà, e lo dimostra in continuazione a se stesso e a chiunque lo circonda.

 

 

 

 

 

Una grossa macchina guidata da un autista entra un giorno nei cancelli dello stabilimento Nakajima. Ne esce un signore attempato, di una certa età, con i modi di chi è abituato a comandare (l'interprete è Eijiro Tono).

E' venuto per una trattativa con Nakajima

Una trattativa particolare, che riaprirà la guerra privata del vecchio leone con il resto del mondo.

Senza dire nulla, pone sul tavolo una misteriosa valigia che ha portato con se, e la apre: è custodia di un proiettore, un proiettore amatoriale di pellicola 8mm, che veniva appunto utilizzata alla metà del secolo XX.

Spegne la luce.

 

 

 

 

Tra l'attonito stupore dei presenti, che si rendono conto che sta succedendo qualcosa che non potrà non avere ripercussioni sulla loro vita, inizia a proiettare un film sulla nuda parete.

Sono riprese di un paese lontano: il Brasile.

Lontano eppure vicino, in quanto diverse ondate emigratorie vi avevano impiantato la più numerosa colonia giapponese al di fuori della madre patria.

Dall'età del misterioso visitatore, e dalla sua evidente ricchezza, comprendiamo che si tratta di un cittadino giapponese emigrato in Brasile all'inizio del 1900, e che ha fatto fortuna.

Cosa è venuto a proporre? Uno scambio: una immensa fattoria nel cuore del Brasile, in cambio di una tenuta in Giappone ove potersi ritirare per il resto dei propri giorni.

Nakajima aveva infatti da qualche tempo corretto il tiro: la notizia degli esperimenti nucleari sovietici nella zona artica l'aveva allarmato, e gli aveva fatto capire che trasferendosi all'estremo nord sarebbe finito direttamente dalla padella nella brace.

Ha deciso quindi di trasferirsi addirittura in un altro continente, aggirando la decisione del tribunale con una trattattiva che non implica scambio di denaro.

La vita privata di Nakajima è assai complicata: oltre alla famiglia regolare, è attorniato da una schiera di amanti e figli illegittimi, tutti ancora molto giovani. Questo ci lascia immaginare che Nakajima abbia lavorato incessantemente per gran parte della sua vita, senza mai concedersi un attimo di respiro, per poi conoscere solo in età matura qualche momento in cui potersi rilassare, ma approfittandone appieno quando è arrivato ad una posizione agiata.

Nakajima non sembra fare alcuna differenza tra la famiglia naturale e le sue famiglie di complemento. Il primo nucleo è in realtà composto da un solo ragazzo, orfano di una delle tante sue amanti.

Il vecchio si reca da lui periodicamente, lo rifornisce di denaro, tenta di indirizzarlo nella vita. E naturalmente ora progetta di portare anche lui in Brasile.

E' evidente dalla sua espressione che il ragazzo non è entusiasta dell'idea, ma dapprima non osa obiettare, lo trattiene l'irascibilità del vecchio.

Infine si fa coraggio: è un figlio naturale, la famiglia non lo accetterà mai. Preferirebbe essere aiutato per crearsi una vita autonoma in Giappone.

Come era prevedibile, Nakajima si infuria e lo pianta in asso.

 

 

 

Una seconda amante ha una figlia, Taeko. Ambedue vivono dei proventi di un bar che Nakajima ha acquistato per loro.

Ma traspare dal loro comportamento una insofferenza di fondo: ritengono che Nakajima potrebbe fare molto di più per sostenerle, se solo volesse.

E, naturalmente, non hanno alcun interesse a trasferirsi in Brasile. Sarebbe, questa la giustificazione che trovano, un abusare della sua cortesia.

 

 

 

 

 

 

 

L'unica persona che sembra avere veramente un intenso legame di affetto con Nakajima, a parte la moglie Toyo, che è però una povera creatura in balia degli eventi, sempre in lagrime, è Asako (Akemi Negishi), che mantiene un padre fannullone ed è madre di un bimbo per cui Nakajima stravede.

E' durante la visita a quest'ultimo suo centro degli affetti che scopriamo per la prima volta una incrinatura nella impenetrabile sicumera di Nakajima.

Ha un terrore folle dei fulmini, e non riesce a trattenersi dal rifugiarsi tremando in un angoletto ogni volta che arriva un temporale.

Una caratteristica che Kurosawa riproporrà tale e quale, a distanza di circa 35 anni, nella protagonista del suo Rapsodia in agosto: un'altra opera come già detto dedicata alla tragedia dell'atomo.

 

 

Terminato il primo giro di riognizione destinato a sondare gli umori di figli, figlie, moglie, amanti, Nakajima non tarda a ricevere una prima inquietante risposta:.

Il postino arriva con due lettere ufficiali, provenienti dal Tribunale Civile: la sua famiglia certamente ha fatto di nuovo opposizione.

Cookies