Jidai
Nagisa Oshima: 1999 - Gohatto - Genzaburo Inoue
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Sozaburo mira però più in alto, per i suoi piani - qualunque essi siano - non gli basta sicuramente appoggiarsi ad un semplice miliziano.
Incontra casualmente il capitano Genzaburō Inoue, comandante del sesto reparto. Sarà lui la sua prossima "tappa".
Anche questo personaggio viene rappresentato da Oshima, come le altre figure storiche, in modo difforme dalla realtà ma più aderente alle necessità della trama.
Sozaburo, che lo ha incontrato per la prima volta mentre era in borghese, lo descrive come un uomo di circa 60 anni, ma viene informato che in realtà ne ha circa 45, per quanto portati male, e che è un adepto del Tennen Rishin ryu, dove viene considerato tuttavia buon elemento di supporto per l'organizzazione della scuola ma privo di talento nell'arte della spada.
Inoue Genzaburō (1830-1868) aveva in realtà all'epoca in cui è ambientata l'opera 34 anni, ed aveva ricevuto quattro anni prima la certificazione della piena padronanza del patrimonio tecnico della scuola. Era anche stimato nello Shinsengumi come comandante abile e coraggioso. Cadde in battaglia all'inizio della guerra Boshin, di cui abbiamo già accennato.
Dipinto da Oshima come persona semplice e di buoncuore, sembra interessarsi di Sozaburo senza secondi fini e con un fondo di ingenuità, offrendosi come insegnante di spada quando è evidente che il discepolo lo supera di molto.
Proprio durante una "lezione" avviene un fatto che ha conseguenze potenzialmente devastanti.
Due samurai con accento della provincia di Higo hanno ottenuto il permesso di assistere alla lezione, ma sbeffeggiano a voce alta la scarsa padronanza della spada da parte di Inoue.
E' un affronto che l'intero Shinsengumi intende punire. Non si ha alcuna traccia però dei due sconosciuti samurai, che si sono allontanati immediatamente.
Sarà Sozaburo a rintracciarli, con un paziente lavoro di investigazione e pedinamento.
Riferisce ad Inoue.
Questi intende vendicare l'affronto di persona, per riguadagnare la reputazione perduta.
Di nottte, accompagnato dal solo Sozaburo, si reca presso la locanda dove alloggiano i due samurai di Higo.
Il corpo dello Shinsengumi, riconosciuto ufficialmente dallo shogun, aveva diritto di investigazione e perquisizione, pur avendo sede nella città imperiale di Kyoto ossia nel cuore delle forze avversarie.
Il compito di affrontare gli sconosciuti sarebbe improbo per Inoue, che rimane ferito prima ancora di mettere mano alla spada: viene fatto cadere da una scala a pioli mentre cerca di scendere nel canale dove si sono rifugiati i fuggitivi abbandonando la locanda.
Sozaburo lo difende coraggiosamente, ma ha la peggio. Una ferita alla fronte lo acceca momentaneamente, e sarebbe facile preda del suo avversario.
Lo salva l'arrivo di una squadra dello Shinsengumi guidata da Okita, che ha scoperto la folle impresa dei due e ha ottenuto il permesso di andare in loro soccorso.
Della squadra fa parte Tashiro, sconvolto per la ferita di Sozaburo che sembra più grave di quanto sia per l'ingente perdita di sangue.
E' solo a lui e ai suoi disperati appelli però che Sozaburo risponde, riprendendo i sensi.
Tuttavia qualcosa si è incrinato nel loro rapporto, senza ancora rescinderlo del tutto.