Jidai
Akira Kurosawa: 1957 - I bassifondi - La sinfonia
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Tra Sutekichi e la proprietaria dello baracca, Osugi, è in atto da tempo una tresca, di cui il marito è all'oscuro.
Sutekichi è stanco della donna, attraente ma arida e cinica, e da tempo tenta invano di sostituirla con la sorella Okayo.
Osugi le fa un'ultima proposta: fuggire assieme, dopo avere ucciso Rokubei per liberarsi di lui e sottrargli ogni avere.
Rokubei li sorprende nel mezzo della discussione, reagendo furiosamente, e Sutekichi anche lui in preda all'ira, gli mette le mani addosso e forse non si tratterrebbe dallo strangolarlo.
Il solito provvidenziale Kahei ridestandosi "casualmente" dal sonno con un sonoro sbadiglio fa capire a Sutekichi che non è il caso di insistere di fronte a tanti testimoni: l' unico ambiente della baracca non consente intimità, né per scambiarsi amore né per scambiarsi odio.
E non è nemmeno facile rompere il circolo vizioso che i benpensanti hanno steso sugli abitanti dello squallido rifugio.
Il poliziotto di quartiere Shimazo, che non è altri che lo zio di Osugi, frequenta assiduamente la baracca.
In realtà si interessa soprattutto a godersi le discutibili grazie della dolciaia Otaki o passa le nottti a giocare d'azzardo, assieme al grasso borghese Tsugaru, nella bisca di Yoshisaburo.
Il saggio Kahei, che ha già accompagnato ad una dolce morte la sventurata Asa, convincendola che sarebbe stata la fine definitiva delle sue sofferenze, ha la soluzione giusta anche per Sutekichi.
Abbandoni al più presto quello squallore: dimentichi Osugi e vada a rifarsi una vita altrove.
Purtroppo Sutekichi, così forte ed aggressivo fisicamente, non ha altrettanta fermezza nel carattere.
Non sa decidersi, e la sua indecisione conduce alla tragedia.
Scoppia una lite tra Okayo ed Osugi, che le tira addosso dell'acqua bollente.
Attirati dalle grida gli occupanti della baracca irrompono nella casa dei proprietari, approfittandone per fare man bassa di tutto quello che trovano e - nella confusione - per malmenare i due avvoltoi.
Corrono a chiamare Sutekichi, che arriva di furia.
Con uno spintone allontana Rokubei per andare a soccorrere Okayo.
Rokubei cade in malo modo: sbatte la testa e muore sul colpo.
Apparentemente sconvolta, Osugi è in realtà trionfante: si libera in un colpo solo dell'incomodo marito e dell'ormai scomodo amante.
Questi non accetta di essere accusato di omicidio assistendo impotemte al trionfo di Osugi.
Confessa di avere agito volontariamente, per quanto sia stato un incidente, ma chiama come correa la donna, che lo ha incitato ripetutamente ad ucidere il marito.
Okayo, lei veramente sconvolta, pensa di essere stata sempre tradita ed ingannata da Sutekichi.
Lo respinge e lo rinnega.
E' passato del tempo: Kahei abbandona il tugurio, dove ha invano tentato di portare un raggio di luce, una ventata di ottimismo.
Ha ancora il tempo di raccogliere le ultime confidenze di Osen, che afferma o forse sogna di essere amata da un uomo per cui anche una prostituta può essere pura, e di Yoshisaburo che per una donna ha ucciso.
Le carte si sono rimescolate per loro come per tutti gli altri, ma senza che in realtà sia cambiato nulla.
Sutekichi è stato condannato all' esilio, Osugi è in carcere, di Okayo non si hanno notizie.
Tsugaru, licenziato dalla polizia, è diventato anche lui un inquilino della baracca ed ha sposato Otaki.
Si è unito al gruppo anche il grasso Tsugaru, che assilla tutti con le sue fissazioni religiose.
Sembra che i bassifondi attirino a se irresistibilmente anche le persone relativamente benestanti che pensavano di sfruttarne le miserie.
Non che questo preoccupi più d tanto chi è rimasto.
Per annegare la noia e la malinconia, improvvisano un grottesco balletto, accompagnandosi con strumenti improvvisati.
Li interrompe Tonosama, che rientra fradicio di pioggia dall'esterno: l'attore alcolizzato si è impiccato ad un albero!
Rimangono tutti pietrificati, passando da scoordinate pose grottesche ad una tragica posa di gruppo.
E' Yoshisaburo a trarre la cinica morale della favola:
"Che peccato... Ha interrotto un ballo così belo."
Così termina questa sinfonia macabra, scritta da Maxsim Gorkij, adattata e diretta dal maestro Akira Kurosawa.