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Akira Kurosawa: 1950 - Rashomon - I protagonisti

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La straordinaria tensione della vicenda tende a non lasciar notare la grande semplicità dell'impianto scenico. Solamente otto interpreti appaiono sullo schermo, e ognuno di loro fornisce una prova superba, su cui quella di Mifune spicca ma senza sovrastare le altre.

Fatta menzione del protagonista principale, è difficile stabilire tra gli altri delle priorità o attribuire maggiori o minori meritl, verranno quindi citati in ordine di apparizione.

Takashi Shimura (1905-1982)

Apparso per la prima volta sullo schermo nel 1936, fu l'interprete favorito di Akira Kurosawa, ricoprendo già un ruolo in Sugata Sanshiro (1943), sua opera prima.

A 74 anni, poco prima della morte, fu il generale Taguchi in Kagemusha nella sua ultima apparizione sullo schermo. Discendente di una famiglia samurai del clan Tosa, di lui Kurosawa diceva: "Era un leader, e la sua forza consisteva nel non sembrarlo".

Interpreta il ruolo di un boscaiolo che recandosi al lavoro scopre nella foresta il cadavere di un samurai, ucciso da una ferita di spada. Da lì inizia la vicenda, attraverso il racconto che il boscaiolo ed un altro testimone fanno ad una terza persona, che si è rifugiata per ripararsi dalla pioggia torrenziale all'interno delle rovine della porta Rashomon, dove li ha trovati immersi nei loro pensieri.

 

Minoru Chiaki (1917-1999)

La sua interpretazione più conosciuta è quella del samurai Heihachi (I sette samurai) ma apparve in totale in sette opere di Kurosawa.

In Rashomon interpreta la parte del monaco errante con cui il boscaiolo condividue i suoi dubbi sul delitto.

Turbato dalla constatazione che nessuna delle persone coinvolte nella vicenda può dirsi esente da vizi e colpe, viene tuttavia da lui al termine del film un invito all'ottimismo.

 

 

 

 

 

 

 

Kichijiro Ueda (1904-1972)

Appare, ma in ruoli di contorno, anche in altre

opere di Kurosawa (Il trono di sangue e La fortezza nascosta).

Qui è l'uomo che riparandosi dalla pioggia si imbatte per caso nel boscaiolo e nel monaco, e li convince a narrargli la vicenda.

Il suo cinismo e il suo scetticismo lo portano ad intuire un brandello di verità - sfuggito fino ad allora ad ogni indagine - ma anche a commettere atti spregevoli.

 

 

 

 

 

 

 

Daisuke Kato (1910-1975)

Presenza costante nei film di Kurosawa, ove appare qui per la prima volta, il suo ruolo più conosciuto è certamente, pochi anni dopo, quello dell'allegro lanciere Shichiroji (I sette samurai); appare anche in Yojimbo come lo sciocco fratello dell'antagonista Unosuke.

Fu tra gli attori più ricercati del cinema giapponese, nella sua carriera si contano oltre 170 film.

Qui riveste i panni di un poliziotto, che credendo di soccorrere la vittima di un incidente di viaggio si trova invece al cospetto del brigante Tajomaru, ridotto all'impotenza da un avvelenamento, e lo arresta.

 

 

 

 

 

Toshiro Mifune (1920-1997)

 

L'attore più noto del cinema giapponese, che appare quasi sempre come protagonista in circa 200 film, fu anche l'attore prediletto di Akira Kurosawa. Il sodalizio si ruppe al termine delle riprese di Akahige, nel 1965, per insanabili contrasti sorti durante la lavorazione.

Interpreta con animalesca ed incontrollata energia il brigante Tajomaru, capace di ogni nefandezza eppure stranamente trasparente - non possiamo dire certamente innocente - in ogni suo atteggiamento. Un ruolo che ricorda, ma con una luce sinistra, quello interpretato in chiave comica pochi anni dopo nei panni dello stravagante Kikuchiyo (I sette samurai)

Invaghitosi dopo una sola occhiata rubata sotto al velo della moglie di un samurai di passaggio, ammette anzi rivendica di avere ucciso lui in duello e violentato lei, che tuttavia, nonostante le apparenze, non era del tutto riluttante.

Masayuki Mori (1911-1973)

Aveva già lavorato agli ordini del maestro in Zoku Sugata Sanshiro e in Tora no ofumu otokotachi, nelle vesti dell'arrogante ufficiale di collegamento che intende arrestare il principe Yoshitsune.

Ora è il samurai vittima dell'assassinio. Evocato attraverso una veggente, il suo spirito espone una versione dei fatti che smentisce totalmente quella dei confessi assassini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Machiko Kyo (1924)

Fu utilizzata, come anche Masayuki Mori, dal grande Kenji Mizoguchi, scomparso prematuramente.

Proprio assieme a Mori è protagonista dell'ultima opera di Mizoguchi, Ugetsu monogatari.

Appare nella parte di una donna esposta come un fuscello alla volontà prevaricatrice degli uomini, che dispongono di lei come un oggetto, eppure capace di ribellarsi e diventare la padrona della situazione, nel bene e nel male.

 

 

 

 

 

 

 

 

Noriko Honma (1910)

Più conosciuta come Furiko Honma, apparve per la prima volta in un film di Kurosawa con Cane randagio, continuando poi una proficua carriera durante la quale collaborò ancora col maestro: I sette samurai, Akahige, ed infine Sogni, nel 1990. La sua ultima interpretazione è del 2006.

E' qui una veggente, che il tribunale ha deciso di convocare per ascoltare, attraverso lei, la testimonianza del samurai assassinato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tribunale

E' un importante protagonista di Rashomon, ma non lo vedremo mai.

In realtà non ascolteremo mai nemmeno la voce dei magistrati, per quanto la camera mostri i testimoni dal loro punto di vista, senza quasi mai modificare l'inquadratura (una delle tante innovazioni anticonformiste che Kurosawa adottò nell'opera).

Le loro domande vengono solamente intuite attraverso le risposte dell'imputato Tajomaru e dei cinque testimoni che si susseguono.

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