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Akira Kurosawa: 1944 - Lo spirito più elevato - Le protagoniste

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La protagonista del film, che rimane comunque corale come molte delle opere di Kurosawa, è la giovane Tsuru Watanabe (come già sappiamo interpretata da Yoko Taguchi), leader del gruppo di operaie arruolate volontarie nella fabbrica di strumenti di precisione Toa Kogyo.

E' lei che propone di elevare la quota di produzione, è lei che sprona continuamente le compagne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La maestra Mitsushima ha invece l'incarico di fare un po' da sorella maggiore al piccolo gruppo, curando non solo l'efficienza del dormitorio e del refettorio ma anche il loro morale.

Kurosawa amava ricordare che l'attrice prescelta, Takako Irie, aveva delle doti materne naturali.

In brevissimo tempo era arrivata a ricoprire esattamente lo stesso ruolo di punto di riferimento per l'intero gruppo di giovani attrici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli alti e bassi della produzione concordano con le vicende umane, piccole e grandi, liete e tristi, delle operaie.

Si esaltano per una partita di pallavolo ben giocata o si deprimono per l'infortunio di una compagna costretta a lasciare per qualche tempo la fabbrica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'incerta salute di un'altra compagna, Hisae Yamaguchi, in preda a febbri continue, genera scoramento.

Il congedo forzato di Asako Suzumura, ammalata, è un altro colpo al morale: la produzione crolla.

Lo spirito combattivo riitornerà più tardi, quando si scoprirà che la povera Yamaguchi continuava a lavorare di nascosto nonostante le sue febbri ricorrenti.

Andrà alle stelle quando Susumura farà ritorno guarita.

 

 

 

 

 

 

 

Tra le compagne festanti non c'è Watanabe. Per caso una lente non controllata è finita tra le migliaia di lenti già collaudate pronte per il montaggio.

Durante la notte Watanabe le ricontrolla da capo una per una, cantando ininterrottamente la canzone del gruppo per resistere alla stanchezza crescente.

Ogni volta che sta per addormentarsi le appare la visione raccapricciante di un pilota che viene abbattuto per essersi trovato nel momento dell'estremo bisogno con uno strumento di mira difettoso.

 

 

 

 

 

 

 

Al termine della notte insonne, e di una estenuante ricerca coronata tuttavia dal successo, le viene consegnata una lettera del padre dal villaggio natìo.

La madre è improvvisamente deceduta, ma lui la invita a rimanere nella fabbrica a compiere il suo dovere, rinunciando a vedere per l'ultima volta il corpo esanime della genitrice e renderle gli onori funebri.

I dirigenti della fabbrica tentano di convincerla, ma invano. Watanabe rimarrà al uo posto di lavoro. Cede anzi la licenza che le spetta di diritto a Yamaguchi, che potrà così ritornare anche lei in piena efficienza e contribuire allo sforzo comune.

Va detto, giunti al momento di tirare le somme, che la decisione di Kurosawa di adottare uno stile documentario attenua l'eccesso di retorica della trama ma non può farlo dimenticare.

Di conseguenza l'opera non può dirsi un capolavoro: non ve ne erano assolutamente le condizioni. Lo stesso Kurosawa riconosceva che non era una delle sue opere migliori, pur tenendola tra quelle più care.

Inoltre continuò a chiedersi per tutta la vita come mai di quel gruppo di giovani, volenterose e brillanti attrici, nessuna abbia poi continuato la carriera artistica.

Prima del termine delle riprese praticamente tutte si erano sposate ed erano ritornate ad una vita normale. Era forse stato lui la causa di tutto questo, chiedendo loro troppo?

Nessuna di quelle donne gli confermò in seguito questa impressione, quando ebbe modo di porre la domanda. Ma il dubbio rimase sempre nell'animo di Kurosawa.

 

Se non è possibile al critico consigliare Ichiban Utsukushiku come spettacolo, se non va annoverato tra i capolavori e nemmeno tra le opere migliori del maestro, va ricordato comunque che costituisce una importantissima testimonianza del periodo bellico e dello spirito con cui le autorità giapponesi tentarono di far affrontare al popolo un compito improbo, infine terminato con un tragico quanto inevitabile e prevedibile insuccesso.

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