Gendai

Akira Kurosawa: 1944 - Lo spirito più elevato

Indice articoli

Akira Kurosawa: Lo spirito più elevato (Ichiban utsukuchiku)

1944

Yoko Yaguchi. Takako Irie, Takashi Shimura

 

E' questo l'unico film di Kurosawa ambientato al momento corrente, quasi una instant-movie: tratta degli eroici sforzi delle operaie di una fabbrica di strumenti di precisione per supportare l'impegno bellico del Giappone.

Dovendo preparare un elenco delle opere meno riuscite di Kurosawa, molti la includerebbero senza esitazione. E' comprensibile, ma non è del tutto giusto. E' praticamente la sola opera in cui Kurosawa non ha avuto alcun margine di scelta, trovandosi oltretutto agli esordi della carriera come direttore dopo una lunga gavetta come sceneggiatore.

Aveva solamente 33 anni durante le riprese ed era al suo secondo film come regista, quindi aveva scarso potere contrattuale. Forse addirittura nullo se consideriamo il tempo di guerra ed il crescente rigoroso controllo delle autorità sui mezzi di comunicazione.

Eppure non possiamo negare che il film raggiunga in pieno gli obiettivi - certamente discutibili - che si era proposto e che Kurosawa abbia saputo dirigere magistralmente sia la cinepresa che gli attori. Nemmeno si può dire che Kurosawa sia rimasto famoso per la sua acquiescienza con la rigida censura degli anni di guerra.

Durante il montaggio del film Cavalli, che il suo maestro Kajiro Yamamoto gli aveva affidato per il montaggio, gli venne imposto dal colonnello Mabuchi, dirigente della censura, il taglio della scena più importante del film. Ascoltando alla radio una vendita all'asta di cavalli Yamamoto aveva udito in sottofondo il sospiro di dolore di una donna che aveva appena visto vendere il suo animale e volle replicare la scena, facendo scoppiare in pianto la protagonista al momento di una festicciola familiare in cui si beveva del sake.

Sfortunatamente all'epoca vigeva la proibizione di bere alcolici durante il giorno, e venne imposto bruscamente di tagliare tutto. Kurosawa rifiutò altrettanto bruscamente. Infine, dietro pressione del produttore Morita, che gli aveva visto sul volto la tipica espressione di quando diventava irremovibile, si recarono di persona una sera all'abitazione di Mabuchi per chiederne ragione. Ironicamente, la moglie di Mabuchi servì del sake, ma i tre uomini dopo aver bevuto rimanevano impassibili l'uno di fronte all'altro, in posizione formale, senza nulla dire.

L'imbarazzata padrona di casa continuò a rifornirli di sake per un tempo interminabile, mentre le bottiglie si accumulavano ma nessuno apriva bocca. Infine il colonnello si inchinò a Kurosawa dicendogli "Mi dispiace. Per favore, tagli quella scena." Solo allora, alle prime luci dell'alba, Kurosawa succintamente rispose "Va bene, lo farò." Un episodio che potrebbe apparire così com' è, senza alcun adattamento, in uno qualsiasi dei suoi film.

Questo film fu molto importante per la vita personale di Kurosawa: durante la lavorazione infatti, dopo una serie di bisticci iniziali che sembravano anchessi appartenere alla sceneggiatura di un film, si innamorò della protagonista Yoko Yaguchi e finì per sposarla.

Solo dopo lei si rese conto, ricorda ironicamente Kurosawa, che il suo stipendio come regista era solo una frazione di quelli riservati agli attori di grido.


La fabbrica Toa produce come detto strumenti di precisione (il set è una vera officina, quella della Nippon Kogaku in Hiratsuka), ed il direttore ha richiesto alle maestranze un periodo di impegno straordinario per fronteggiare le esigenze belliche: tutta la produzione viene praticamente assorbita dalle necessità di sistemi di puntamento per vari tipi di armi. Agli uomini viene richiesto di aumentare la loro produzione del 100%, alle donne del 50%.

Ma le operaie non ci stanno, manifestando il desiderio, l'esigenza insopprimibile di fare qualcosa di più per aiutare la lor nazione, e si impegnano spontaneamente, del resto sono tutte volontarie e quindi particolarmente motivate - a incrementare il prodotto del 70%.

Kurosawa aveva deciso di girare un film in stile documentario, rimuovendo ogni artificiosità dal gruppo di attrici selezionato per ricoprire i vari ruoli chiave.

Organizzò quindi la loro vita quotidiana in ogni minimo particolare: per stimolare il loro spirito di gruppo le suddivise in squadre che si dedicavano alla corsa non agonistica, jogging si direbbe oggi, o alla pallavolo.

Questo non gli creò particolare difficoltà.

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu veramente arduo invece convincere le riluttanti ragazze ad accettare di far parte di una banda di fiati e ottoni che sfilava quotidianamente per le strade, ogni mattina prima dell'inizio della giornata lavorativa, attirando l'attenzione di tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente dispose di farle alloggiare nei dormitori collettivi della fabbrica, sottoposte agli stessi turni di lavoro delle maestranze vere e proprie e prendendo anche i pasti in comune.

Ottenne così di far perdere loro ogni artificiosità di aspetto o di atteggiamento, ed una notevole credibilità nel ruolo di operaie specializzate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ancora molti anni dopo, riguardando il film, poteva concludere di essere riuscito in quello che si era prefissato: raffigurare le vicende di un gruppo di ragazze normali, piene di energia e di ingenue aspettative sulla vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimase l'unica opera di Kurosawa che ebbe come protagoniste assolute delle donne.

In cui anzi gli uomini rimangono relegati in ruoli assolutamente secondari.

Rivedendo l'opera ancora molti anni dopo Kurosawa continuava a convenire sulla assoluta impossibilità di rendere - o tentare di rendere - sentimenti di assoluto patriottismo e completa dedizione attraverso la recitazione. Era assolutamente necessario creare coesione e solidarietà all'interno del gruppo di lavoro, generando così autentici sentimenti da far riprendere agli obiettivi.

L'impegno quotidiano delle attrici e delle maestranze nel lavoro della fabbrica, contribuì anche a far assumere a tutti un atteggiamento più naturale, ed i volti delle persone concentrate nel comprendere il funzionamento dei meccanismi o a controllare la qualità delle lenti prodotte riuscirono a trasmettere fedelmente, secondo il regista, la vitalità e la bellezza delle persone al lavoro.

Per le riprese delle operaie al lavoro venne adottata paradossalmente una marcia militare "nemica": Semper fidelis, composta nel 1888 da John Philip Sousa ed adottata nel 1909 dal corpo dei marines. L'occhiuta censura tuttavia non se ne accorse

 


 

La protagonista del film, che rimane comunque corale come molte delle opere di Kurosawa, è la giovane Tsuru Watanabe (come già sappiamo interpretata da Yoko Taguchi), leader del gruppo di operaie arruolate volontarie nella fabbrica di strumenti di precisione Toa Kogyo.

E' lei che propone di elevare la quota di produzione, è lei che sprona continuamente le compagne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La maestra Mitsushima ha invece l'incarico di fare un po' da sorella maggiore al piccolo gruppo, curando non solo l'efficienza del dormitorio e del refettorio ma anche il loro morale.

Kurosawa amava ricordare che l'attrice prescelta, Takako Irie, aveva delle doti materne naturali.

In brevissimo tempo era arrivata a ricoprire esattamente lo stesso ruolo di punto di riferimento per l'intero gruppo di giovani attrici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli alti e bassi della produzione concordano con le vicende umane, piccole e grandi, liete e tristi, delle operaie.

Si esaltano per una partita di pallavolo ben giocata o si deprimono per l'infortunio di una compagna costretta a lasciare per qualche tempo la fabbrica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'incerta salute di un'altra compagna, Hisae Yamaguchi, in preda a febbri continue, genera scoramento.

Il congedo forzato di Asako Suzumura, ammalata, è un altro colpo al morale: la produzione crolla.

Lo spirito combattivo riitornerà più tardi, quando si scoprirà che la povera Yamaguchi continuava a lavorare di nascosto nonostante le sue febbri ricorrenti.

Andrà alle stelle quando Susumura farà ritorno guarita.

 

 

 

 

 

 

 

Tra le compagne festanti non c'è Watanabe. Per caso una lente non controllata è finita tra le migliaia di lenti già collaudate pronte per il montaggio.

Durante la notte Watanabe le ricontrolla da capo una per una, cantando ininterrottamente la canzone del gruppo per resistere alla stanchezza crescente.

Ogni volta che sta per addormentarsi le appare la visione raccapricciante di un pilota che viene abbattuto per essersi trovato nel momento dell'estremo bisogno con uno strumento di mira difettoso.

 

 

 

 

 

 

 

Al termine della notte insonne, e di una estenuante ricerca coronata tuttavia dal successo, le viene consegnata una lettera del padre dal villaggio natìo.

La madre è improvvisamente deceduta, ma lui la invita a rimanere nella fabbrica a compiere il suo dovere, rinunciando a vedere per l'ultima volta il corpo esanime della genitrice e renderle gli onori funebri.

I dirigenti della fabbrica tentano di convincerla, ma invano. Watanabe rimarrà al uo posto di lavoro. Cede anzi la licenza che le spetta di diritto a Yamaguchi, che potrà così ritornare anche lei in piena efficienza e contribuire allo sforzo comune.

Va detto, giunti al momento di tirare le somme, che la decisione di Kurosawa di adottare uno stile documentario attenua l'eccesso di retorica della trama ma non può farlo dimenticare.

Di conseguenza l'opera non può dirsi un capolavoro: non ve ne erano assolutamente le condizioni. Lo stesso Kurosawa riconosceva che non era una delle sue opere migliori, pur tenendola tra quelle più care.

Inoltre continuò a chiedersi per tutta la vita come mai di quel gruppo di giovani, volenterose e brillanti attrici, nessuna abbia poi continuato la carriera artistica.

Prima del termine delle riprese praticamente tutte si erano sposate ed erano ritornate ad una vita normale. Era forse stato lui la causa di tutto questo, chiedendo loro troppo?

Nessuna di quelle donne gli confermò in seguito questa impressione, quando ebbe modo di porre la domanda. Ma il dubbio rimase sempre nell'animo di Kurosawa.

 

Se non è possibile al critico consigliare Ichiban Utsukushiku come spettacolo, se non va annoverato tra i capolavori e nemmeno tra le opere migliori del maestro, va ricordato comunque che costituisce una importantissima testimonianza del periodo bellico e dello spirito con cui le autorità giapponesi tentarono di far affrontare al popolo un compito improbo, infine terminato con un tragico quanto inevitabile e prevedibile insuccesso.

Cookies