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I 47 ronin: una storia di fedeltà - La lunga attesa
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Tutto questo accadeva nelll'anno 1701 (le fonti più autorevoli indicano il 14. giorno del terzo mese). Dovevano trascorrere quasi 2 anni prima che Oishi Kuranosuke, alla testa di un drappello di samurai, vendicasse sanguinosamente la morte ingloriosa di Asano. La lunga attesa viene da una parte giustificata con la necessità di dissipare ogni sospetto ed allentare la vigilanza di Kira e dei suoi protettori, che lo avevano immediatamente messo sotto stretta sorveglianza.
D'altra parte è stata anche criticata da alcuni, essendo contrario all'etica samurai il ricorso a complicati sotterfugi: se veramente i samurai del feudo di Asano avevano intenzione di vendicare il loro signore, un gesto non solo comprensibile ma considerato anche doveroso dall'etica samurai eppure formalmente proibito, avrebbero dovuto farlo immediatamente. Con un assalto diretto privo di alcun indugio, e senza una dettagliata preparazione che lasciasse trasparire il desiderio di cautelarsi contro ogni inconveniente: il samurai dovrebbe affrontare la battaglia senza alcuna esitazione e non tenendo in conto le sue possibilità di riuscita.
Probabilmente queste critiche non tengono conto del fatto che Kira continuava a risiedere nella capitale Edo mentre il feudo - che poteva contare presumibilmente su non più di 300 samurai in assetto di guerra - si trovava a diversi giorni di distanza. Era inoltre politica del governo Tokugawa, all'epoca fortemente consolidato essendo al potere esattamente da un secolo - a partire dalla grande battaglia di Seikigahara - di rendere difficoltose le vie di comunicazione impedendo sia il consolidarsi di forti alleanze in grado di impensierire il potere centrale che il rapido spostamento di uomini armati. Non erano infatti consentiti veicoli a ruote ed era vietata la costruzione di ponti sui numerosi corsi d'acqua. Inoltre la fitta rete di informatori e di barriere alle frontiere presidiate dai Fudai daimyo, dislocati dallo shogun col compito di vigilare gli infidi Tozama daimyo locali, avrebbe consentito di bloccare sul nascere ogni tentativo dei samurai di Harima di organizzare una spedizione punitiva ad Edo.
Va tenuto conto inoltre della difficoltà di ottenere a distanza informazioni corrette, considerando l'immeediata esecuzione della sentenza contro Asano ed il rigoroso segreto mantenuto sull'effettivo svolgimento dei fatti. Infine, e forse questo dovrebbe essere l'argomento decisivo, gli inviati dello shogun organizzarono l'immediato scioglimento del feudo e la dispersione dei dipendenti civili e dei samurai del seguito, annullando di fatto ogni possibilità di reazione.
La scelta di Oishi Kuranosuke fu quindi obbligata: lasciar trascorrere del tempo per allentare la vigilanza, e preparare nell'ombra, in gran segreto, la vendetta. Il gruppo dei samurai ai suoi ordini si disperse: chi si diede alla vita randagia del ronin, chi abbandonò le due spade per dedicarsi a piccole attività di commercio od artigianato per guadagnarsi da vivere.
Oishi divorziò senza apparente motivo dalla fedele moglie. Si trasferì poi a Kyoto - la capitale dell'ovest ove risiedeva l'imperatore, quindi a notevole distanza da Edo.
E' universalmente noto a chi ama la pittura giapponese che lungo la tormentata via del Tokaido, la via del mare che univa Edo e Tokyo, si susseguivano 53 stazioni di sosta, immortalate dai dipinti di Hokusai o Hiroshige tra gli altri.
La via alternativa delle montagne, Nakasendo (69 stazioni), era inoltre impraticabile per la neve gran parte dell'anno. Se un trasferimento furtivo di un gruppo di armati da Harima ad Edo era teoricamente possibile, attraverso le più sorvegliate vie di comunicazione del paese, che facevano parte del Gokaido, il sistema di 5 vie principali progettato proprio dalla dinastia Tokugawa, era altamente improbabile se non impossibile.
Oishi si diede a Kyoto ad una vita sregolata, frequentando giorno e notte i quartieri di piacere. Il suo tenore di vita era talmente dissoluto che i pochi samurai rimastigli a fianco si tassarono per acquistargli il contratto di una geisha nella speranza che questo contribuisse a calmarlo.
Apparentemente non ci fu alcun effetto positivo. Un giorno, mentre si trascinava ubriaco per le vie di Kyoto, venne affrontato da un samurai rimasto ignoto del feudo di Satsuma, che gli rinfacciò pesantemente la sua codardia prendendolo prima a male parole e poi mettendogli le mani addosso. Nessuna reazione da parte di Oishi, che rimase inerte e malconcio nella polvere della strada mentre l'ignoto gli sputava addosso: un comportamento codardo inconcepibile in un uomo d'armi..
La stampa che raffigura l'episodio proviene da Tales of Ancient Japan di Lord Redesdale, apparso nel 1871. L'autore spiega di avere affidato le illustrazioni ad un certo Odake, commissionando l'incisione delle matrici ad un famoso artigiano di Edo. L'esame delle matrici da parte di alcuni esperti rivelò che erano state lavorate curando di seguire la venatura del legno, una tecnica che in Occidente era stata utilizzata da Albrecht Durer ma all'epoca era caduta in disuso per la sua complessità.
Questo episodio fece sensazione: Oishi Kuranosuke, e con lui tutto il gruppo dei fedeli di Asano, doveva avere definitivamente rinunciato ad ogni proposito di vendetta, e non essere più comunque in grado di rendersi pericoloso. In effetti non era più nemmeno un samurai, essendosi pubblicamente disonorato. Una ulteriore prova che Kira non correva più rischi
Non era così. Lo si sarebbe scoperto la notte del 14. giorno del 12. mese del 15. anno Genroku. Corrisponde nel nostro calendario al 30 gennaio 1703