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Kenji Mizoguchi: 1944 - Miyamoto Musashi - Il duello
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Shinobu non può fare altro che rintracciare Musashi per riferigli la tregedia; lo trova intento a scolpire una nuova statua, ma non avrà il coraggio di interrompere il suo lavoro, a rischio di turbarne la concentrazione.
Si addormenterà alfine esausta, e Musashi si accorgerà di lei solamente al mattino, dopo una intera nottata trascorsa al lavoro. Nonostante abbia ripetutamente ammonito di non cercare vendetta, ora deciderà di agire.
Inutile tentare di evitare il confronto, inutile rimandarlo.
Kojiro intende affrontare Musashi per stabilire chi sia tra loro due il miglior uomo di spada, e ha dimostrato di essere capace di ogni delitto per raggiungere il suo scopo.
Tuttavia, quando Musashi si reca al suo dojo per affrontarlo, scopre che è chiuso. Kokiro non è più lì.
Musashi non può agire immediatamente, si separa da Shinobu e inizia una lunga ricerca.
Lo troviamo l'anno seguente in Buzen, dove chiede udienza al signore Nagaoka, vassallo degli Hosokawa.
Il suo avversario è infatti ora dipendente come maestro d'armi dalla casata Hosokawa, e si deve chiedere formale autorizzazione al daimyo per poter avanzare una sfida.
Musashi l'otterrà: Nagaoka è stato allievo di suo padre Munisai.
Ma solo dopo aver assicurato che non è mossso da ragioni di odio o di vendetta, ma solo dal desiderio di misurarsi con un uomo considerato ai vertici dell'arte della spada.
Il duello, come ogni cultore delle arti marziali nipponiche sa, avrà luogo in una piccola isola situata nello stretto che divide Honshu da Kyushu, le due isole maggiori. Verrà in seguito chiamata Ganryujima, in onore di Kojiro.
Una figura che è rimasta enigmatica e in gran parte sconosciuta, ma cui non si attribuiscono generalmente i tratti negativi che qui constatiamo.
L'accesso è interdetto a tutti, ufficiali della casata vigileranno che ogni imbarcazione si tenga al largo dall'isola.
Musashi come suo solito, adotta una delle sue tattiche preferite per innervosire l'avversario di turno: arriverà con grande ritardo.
In ogni narrazione delle sue gesta si riporta che abbia combattuto in questa occasione con un bokuto in legno ricavato da un remo di scorta del guscio di noce su cui lentamente si stava recando sul lugo del duello.
Tuttavia quando un suo discepolo anni dopo gli chiese una replica esatta lavorò un bokuto dalle forme slanciate ed elegante, ancora conservato, difforme dalle rappresentazioni odierne, e difficilmente ricavabile con attrezzi di fortuna durante una traversata in barca.
I due fieri avversari sono finalmente l'uno di fronte all'altro.
Rimangono a lungo in posizione di guardia, pronti all'attacco, pronti a rispondere a un attacco.
Finalmente il momento decisivo.
La lama di Kojiro taglia la benda che cinge la fronte di Musashi, che cade solo alcuni secondi dopo.
E' uno dei momenti topici di ogni rappresentazione, non si rinuncia mai a mostrarlo.
Il legno di Musashi si abbatte sulla fronte di Kojiro, che cade al suolo rantolante.
Musashi gli rivolte un rimprovero, si direbbe benevolo, quasi un rimpianto per aver notato una imperfezione che non si attendeva. Kojiro ha avuto un attimo di esitazione.
Per quello la sorte gli è stata avversa.
Salutati formalmente i vassalli della casata Hosokawa che fungevano da arbitri e osservatori, senza proferire parola Musashi si imbarca di nuovo per abbandonare l'isola.
Lo attende Shinobu.
A lei, solo a lei, Musashi confessa di avere avuto anche lui un momento di esitazione: la sua arte non è ancora al culmine, il suo percorso non è ancora completo.
Dovrà continuare a percorrere la via della spada, rinunciando a ogni altra cosa, compreso l'amore.
Shinobu dichiara che sarà all'altezza degli intenti di Musahi, ritirandosi in convento.
Musashi l'assicura che lei sarà per sempre la sua sposa spirituale.
Si allontana.
Shinobu rimane a fissarlo mentre con passo sicuro riprende la sua strada.
L'ultima inquadratura è per lei. Sola.
A noi rimane il dovere di fare alcune considerazioni: due grandi maestri hanno dovuto abbandonare per cause contingenti le loro abitudini e raccontare la storia che avevano scelto in una situazione di grave scarsità di messi, e concentrando ogni cosa in meno di un'ora.
Se dovessimo giudicare potremmo dire che il tentativo di Kurosawa (Tora no ofumu otokotachi) riesce a trasmettere qualcosa di più. Ma è forse la trama, la leggenda di Yoshitsune, che gliene offre maggiormante il verso.
Potremmo anche considerare che Mizoguchi era già un regista affermato, mentre Kurosawa era alle sue prime prove.
Ma è senzaltro preferibile astenersi da ogni giudizio, e inchinarsi di fronte a entrambi i maestri.