Jidai
Yoji Yamada: 2004 - The hidden blade
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The hidden blade è la seconda opera della trilogia del samurai di Yoji Yamada, che non ha avuto però la stessa risonanza di Tasogare Seibei, per quanto il successo di critica sia stato indiscusso, e ha conosciuto scarsa diffusione come Love and honour (Samurai ichibun) che chiude il trittico. Il titolo originale è Kakushi ken: Oni no tsume (La spada nascosta: l'artiglio del demone).
Ambientato come spesso avviene nella tormentata epoca del trapasso dall'epoca Edo a quella Meiji, la vicenda si apre con il commiato del giovane samurai Yaichiro Hazawa (Yukiyoshi Ozawa) dai suoi amici Samon Shimada (Hidetaka Yoshioka) e Munezo Katagiri (Masatoshi Nagase) . Si reca alla lontana capitale Edo per assumervi un incarico di responsabilità.
Le aspettative di Hazawa sono alte.
Saluta dalla barca che si allontana, seguendo la corrente, la giovane moglie e i suoi amici.
Sono evidenti in lui sia un fondo di tristezza, sia anche il piacere di affrontare una avventura per cui si sente pronto.
L'esistenza di Munezo non è facile. Il padre, accusato di appropriazione nella gestione dei lavori di restauro di un ponte, ha commesso seppuku,
Immediatamente Munezo, divenuto capofamiglia, ha dovuto abbandonare la dimora per trasferirsi in un'altra molto più modesta, con mansioni inferiori e un salario ridotto.
Vive con la madre, la sorella promessa sposa a Shimada, e la domestica Kie di cui è segretamente innamorato. Un amore senza speranza, un samurai non verrà mai autorizzato a unirsi in matrimonio con una donna appartenente a una casta inferiore.
La scomparsa della madre costringe Munezo a riorganizzare la sua vita familiare.
La sorella sposerà finalmente Shimada, mentre Kie (Takako Matsu) non potrà rimanere nella sua casa senza la sorveglianza di una padrona di casa. La morale pubblica non lo consente.
Kie verrà sistemata combinando il suo matrimonio con un facoltoso mercante.
Munezo fortunatamente ha un incarico conforme alla sua formazione, dovendo occuparsi della istruzione dei samurai di rango inferiore.
Il progresso però sconvolgerà anche queste sue certezze.
Un ispettore inviato da Edo istruirà i samurai del feudo, nonostante la loro ostinata resistenza, al combattimento con le moderne armi da fuoco e all'inquadramento in reparto, ove i mezzi tecnologici e l'organizzazione fanno premio sul valore individuale.
Due avvenimenti non prevedibili costringeranno Munezo alcuni anni dopo ad uscire dal torpore esistenziale in cui sta cadendo.
La prima è la notizia di una grave malattia di Kie.
In realtà è solo sfinita per i continui maltrattamenti e il duro lavoro cui viene sottoposta dal marito e dalla suocera.
Sfidando le malelingue Munezo la riporta nella sua casa.
La seconda è il ritorno nel feudo di Hazawa, per la stessa via d'acqua che aveva seguito per andare a Edo, ma imprigionato dentro una gabbia e sorvegliato a vista.
Unitosi a una ribellione, vera o presunta, contro lo shogun, gli è stato vietato il privilegio di uccidersi ed è destinato a rimanere imprigionato per sempre nella sua terra d'origine.
Automaticamente sospettato di essere coinvolto per la sua amicizia con Hazawa, Munezo per dimostrare la sua fedeltà dovrebbe dare informazioni sui suoi commilitoni, indicando quelli che potrebbero aver aderito o anche solo avere avuto simpatie per i ribelli.
Il suo rifiuto aggrave ulteriormente la sua posizione nei confronti di chi detiene il potere.
In più le crescenti voci di un rapporto illecito lo convincono a ordinare a Kie, con la morte nel cuore, di tornare al suo villaggio.
Un'altra notizia raggiunge Munezo: Hazama, fuggito dalla prigione, è rifugiato in una capanna tenendo in ostaggio gli occupanti, minacciando di morte chi si avvicini. Non stiamo a ripetere per l'ennesima volta come in questo genere artistico le situazioni siano spesso le stesse, come i drammi seguano le stesse logiche e le stesse procedure.
Viene convocato: è noto che fu l'unico a reggere il confronto in duello con Hazama: assieme hanno frequentato la scuola d'armi del maestro Toda, ma solo a Munezo furono trasmessi i documenti della scuola quando Toda sensei si ritirò a vita privata.
L'ordine non è ricusabile. Munezo deve accettare, fa presente però che le sue vittorie nei confronti all'interno del dojo non hanno valenza: in un duello mortale Hazawa prevarrebbe.
Munezo torna dal maestro Toda. Lo trova intento a coltivare il suo modesto campo, apparentemente molto distante dal guerriero che fu.
Acconsente a riprendere in mano un improvvisato bokuto di allenamento per scambiare alcuni colpi, ma anche alcune impressioni, col suo antico allievo.
E' evidente che Munezo è troppo teso per combattere serenamente.
Toda sensei gli ricorda che nessun nemico o avversario può esser sconfitto se non si è in pace con sé stesso.
E gli dimostra la tecnica della spada nascosta, che tende ad attirare l'avversario mostrando un atteggiamento rinunciatario o addirittura volgendo le spalle, colpendo nel momento in cui l'attenzione della controparte si attenua per eccesso di fiducia.
La notte della vigilia, che Munezo trascorre da solo nella sua casa vuota, gli si presenta una visita.
E' la moglie di Hazawa, che gli chiede di risparmiarlo.
Munezo non ha modo di sottrarsi all'ordine ricevuto, solamente il feudatario potrebbe prescrivergli di usare clemenza. La donna, ridotta alla disperazione, offre sé stessa.
Munezo ricusa. Lei lo lascia: andrà, per quanto sconsigliata dal farlo, a chiedere al feudatario stesso di dare l'ordine di prendere vivo Hazawa.
Questi non ha più nulla dell'orgoglioso guerriero che era partito per Edo pochi anni prima. Le percosse e le umiliazioni subite durante la prigionia hanno fiaccato e degradato il suo fisico e il suo morale.
Trascura gli ostaggi, lasciandoli liberi di fuggire.
Ha bisogno di parlare.
Invita Munezo nella capanna.
Ancora una volta un ultimo colloquio tra due uomini che vorrebbero stimarsi ed essere amici e sono invece costretti a uccidersi l'uno con l'altro.
Il colloquio non ha esito, non è possibile che ne abbia.
Munezo incita l'antico amico ad arrendersi.
Questi lo invita piuttosto a combattere per poi assalirlo con violenza.
Qualcosa spinge Munezo a tentare comunque di risparmiare Hazawa, ma in un ambiente ristretto non sarebbe possibile evitarne a lungo i colpi limitandosi a una difesa passiva.
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Per quanto suo malgrado Munezo, dopo essere corso all'aperto ove Hazawa lo segue immediatamente, è costretto comunque a snudare la spada.
Tenta ancora di risparmiare l'avversario, che non ha e non può avere i suoi scrupoli, e le sue esitazioni.
Ne viene ferito.
Ricorre allora finalmente alla tecnica della spada nascosta, assumendo un atteggiamento rinunciatario e privo di guardia. E' nel momento del prevedibile attacco che Munezo si sottrae e colpisce a sua volta.
Forse il colpo non sarebbe mortale.
Hazawa quando accenna a tentare una debole reazione viene però abbattuto senza pietà dai fucilieri che erano appostati nei dintorni.
Viene così privato ancora del diritto di morire onorevolmente, da samurai, lottando da pari a pari con un'arma in pugno.
Sulla via del ritorno Munezo incontra di nuovo la donna.
E' sconvolta.
Era convinta che dopo il suo intervento fosse stato impartito l'ordine di risparmiare la vita di Hazawa: è stata rassicurata in merito dal feudatario in persona.
Munezo però non ha ricevuto alcuna disposizione, né direttamente né a mezzo di messaggeri, di tentare di prendere vivo il ribelle.
Quando per riconoscimento del suo operato gli viene concessa udienza presso il feudatario ha l'ardire di chiedergli se egli abbia effettivamente ricevuto la moglie di Hazawa.
Non nega neppure: ammette, con un ghigno osceno, di averla ricevuta e di avere approfittato di lei senza avere alcuna intenzione di acconsentire alla sua richiesta.
Lo dobbiamo dire per l'ultima volta: è di nuovo una situazione tipica, una di quelle che ritroviamo costantemente in questo genere di rappresentazioni artistiche, comprese le altre opere di Yamada.
In seguito all'oltraggio e alla umiliazione che ha dovuto subire, la compagna di Hazawa si uccide.
E' chiaro che Munezo non ha più alcuna intenzione di continuare ad essere un ingranaggio funzionale ai questo sistema.
Gli rimane solo da decidere se prendersi la sua vendetta prima di andare via per sempre.
Per rispetto nei confronti del futuro spettatore non sciogliamo questo dilemma.
Abbandonerà la sua terra natale, recandosi a Ezo (l'attuale Hokkaido), isola all'estremo nord all'epoca ancora scarsamente popolata se non addirittura desertica, ove ricostruirsi una vita abbandonando la casta samurai.
Prima di affrontare il lungo viaggio per mare si reca però in campagna, per incontrare Kye.
Le chiederà di condividere il suo destino.
Essa, scherzando, risponderà chiedendo se si tratta dell'ordine di un samurai.
In tal caso, non le rimarrà che obbedire.