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Takashi Koizumi: 1999 - Ame agaru - Il vero Misawa

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Il sole ha continuato a fare la sua apparizione ogni giorno, le acque del fiume si abbassano e sono tornati gli aironi per cercarvi cibo.

Il cortile d'armi del maniero è pronto per il confronto tra Misawa e i campioni del feudo.

Nel tokonoma, ove ovviamente Shigeaki occupa il posto d'onore, sono schierati i dignitari, mentre i vassalli di rango intermedio e gli altri posti siedono al livello del dojo ai lati ovest ed est.

Tutto è pronto, ma i campioni dei dojo della città non arrivano ancora.

Shigeaki, ancora più impaziente del solito, sospetta una loro defezione ed ordina di cominciare senzaltro con i due samurai prescelti a rappresentare la casata.

Il primo campione, Tahei Nabeyama, si presenta al suo avversario.

Misawa risponde gentilmente presentandosi a sua volta.

Ma la sua bonomia scompare di colpo non appena la parola passa alle armi.

Rimane impassibile di fronte alla guardia jodan di Nabeyama, che intenderebbe assalirlo e non dargli tregua ma non trova alcuna breccia nel  muro invalicabile quanto insondabile della mente di Misawa.

 

 

 

Nabeyama si rende conto di avere l'obbligo morale di vincere questa prima sfida, ed attacca nonostante tutto.

Misawa non risponde ad alcun colpo, si limita ad evitarli mandandoli a vuoto, con calma glaciale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo colpo di Misawa, dopo una lunga serie di colpi a vuoto di Nabeyama evitati con la massima flemma, è anche l'ultimo.

Con un colpo rovescio colpisce il mune (dorso) del bokuto di Nabeyama facendogli saltare la lama dalle mani.

Al suo avversario non rimane che esclamare maitta! e ritirarsi, dopo aver reso il saluto a Shigeaki e rassicurato il premuroso Misawa che non si è fatto male.

 

 

 

 

Il secondo avversario, dall'aspetto molto marziale, si presenta come Handayu Inuyama.

Di fronte a lui Misawa è - come sempre durante questi preliminari - sorridente e cordiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nemmeno Inuyama potrebbe penetrare nella invisibile barriera difensiva di Misawa.

Non appena carica il bokuto per l'attacco, l'arma di Misawa, tenuta in posizione gedan puntata verso il suolo, in modo che sembrerebbe provocatorio se non fosse per la usuale flemma di Misawa, si sposta impercettibilmente diventando di colpo minacciosa ed inavvicinabile.

Tuttavia Misawa sa che deve concedere una possibiltà di attacco al suo avversario e allo stesso tempo una possibilità al feudatario e ai dignitari di apprezzare la sua tecnica.

Si apre quindi agli attacchi di Inuyama.

 

 

Il risultato non cambia rispetto al primo incontro: nessuno dei colpi di Inuyama va a segno, e per quanto abbiano mancato il bersaglio di pochissimo l'impressione è che non abbiano alcuna possibilità di coglierlo mai.

Al termine di una serie di irruenti attacchi, cui Misawa si sottrae non più solamente con rotazioni sul tronco ma anche con spostamenti imprevedibili, l'epilogo: per due volte Misawa entra sul tempo nel tentativo di attacco di Inuyama, puntandogli alla gola il manico del suo bokuto, che in quella zona è micidiale quanto la lama.

Inuyama tenta di sottrarsi indietreggiando ma la sensibilità di Misawa è tale da seguirlo automaticamente, non lasciando che si allenti la minaccia

 

Quando propone tacitamente la conclusione, indietreggiando, Inuyama al contrario attacca di nuovo.

Trova solo il vuoto, in quanto Misawa già ha invertito le posizioni e si trova alle sue spalle.

Inuyama si gira solamente per ricevere un colpo che lo disarma e trovarsi di nuovo sotto la minaccia di un jodantsuki alla gola, ma questa volta con il kissaki (punta) del bokuto e non più con la tsuka (manico).

Risuona anche il suo maitta!

 

 

 

Per continuare bisognerebbe attendere i tre campioni dei dojo della città, che ancora non sono arrivati né hanno dato loro notizie.

Shigeaki aveva perso la pazienza già all'inizio, figuriamoci adesso.

Chiede che qualcun altro si offra volontario, ma nessuno si fa avanti, ordina a Gonnojo di scendere lui in campo, ma il ragazzo confessa di non essere all'altezza di un simile avversario.

Tanto peggio: Shigeaki stesso affronterà Misawa.

La costernazione dei presenti non servirà a nulla, la sua decisione è presa.

 

 

Shigeaki è ben conosciuto come temibile combattente con lo yari, la lancia.

Ne fa prendere una dalla rastrelliera all'interno della veranda.

Ma esige che sia una lancia da combattimento, munita di una micidiale lama di acciaio.

Ha forse Misawa qualcosa in contrario?

Misawa non solo non ha alcuna obiezione, ma sembra felice della proposta, come un bambino cui viene proposto il suo gioco preferito.

Del resto anche Shigeaki ha lanciato l'idea con tono divertito, senza ombra di aggressività.

 

 

Questo non vuol dire che sia un cliente facile.

Quando combatte Shigeaki lo fa sul serio, ed è il primo a creare qualche problema a Misawa, anche perché la sproporzione tra la lunghezza delle due armi lo avvantaggia.

Misawa è costretto a non limitarsi alle schivate, deve più volte parare i colpi o deviarli, e recuperare la distanza per portarsi fuori portata della affilatissima lama.

 

 

 

 

 

Infine accetta l'entrata di Shigeaki, si porta alla corta distanza e col braccio sinistro blocca la lancia contro il suo fianco, mentre sollleva minaccioso la spada col destro.

Ora le parti si sono invertite, è Shigeaki a dover accettare il confronto ad una distanza in cui la sua arma è inutile, e retrocede preciipitosamente sotto l'incalzare di Misawa che non gli da tregua per non permettergli di ritrovare il suo maai (giusta distanza).

Ma nella foga i due non si rendono conto che stanno oltrepassando i limiti del terreno, sfondano la siepe e Shigeaki cade rovinosamente nello stagno sottostante.

 

Per fortuna non succede nulla di grave, Shigeaki risale immediatamente con le sue gambe e non ha riportato nella caduta alcun danno.

Obiettivamente però le condizioni in cui risale, inzuppato fradicio, imbrattato di alghe e furente, ne compromettono non poco la dignità.

Il solito premuroso Misawa gli chiede se sia tutto a posto, ma la risposta che riceve è tuttaltro che diplomatica.

Se l'umore di Shigeaki era già tempestoso, sentirsi compatito da chi lo ha appena sconfitto non lo ha certamente migliorato.

 

 

Gonnojo scorta Misawa fuori della porta del maniero. Sta prendendo congedo senza che gli sia stata comunicato alcuna decisione a suo riguardo.

Il giovane consigliere cerca di portargli sollievo: il signore Shigeaki è facile a prendere fuoco, ma altrettanto facilmente torna la calma. Ed ha sempre mostrato di saper valutare correttamente le persone.

Lo sfortunato episodio sembra però ad entrambi troppo importante per poter passare senza lasciare conseguenze.

Aldilà delle formalità di circostanza Gonnojo sembra dispiaciuto quanto Misawa. Anche lui ha apprezzato le qualità interiori del sorridente umile ronin, forse ancor più di quelle marziali, pur indiscutibili.

Ma il bel sogno sembra svanito, il momento magico passato senza essere afferrato.

 

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