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Hayao Miyazaki: 1997 - La principessa Mononoke - Eboshi Gozen

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Per quanto la posizione di Tatara ba sia suggestiva la vita non vi è facile, e la località non è stata scelta per il suo pur splendido panorama.

Le pendici del lago su cui sorge sono ricche di minerale ferroso, l'acqua è un elemento indispensabile per la separazione del materiale, e le foreste dei dintorni forniscono l'indispensabile materiale.

Per questo gli abitanti della città le contendono agli stessi dei.

 

 

 

 

La città e tutte le attività ad essa legata fanno capo alla donna che le ha create dal nulla.

L'abbiamo già vista fronteggiare spavaldamente l'attacco degli inugami: Eboshi Gozen.

E' qui attorniata da un nugolo di giovani donne e di popolani, accorsi per accogliere i due redivivi ed il loro sconosciuto salvatore.

Secondo molti le donne sarebbero prostitute strappate da Eboshi ad una vita di stenti, ma il loro abbigliamento ed il loro comportamento fa piuttosto pensare ad adolescenti di campagna, che non era insolito fossero vendute dai genitori ai bordelli delle città più vicine, acquistate da Eboshi per sottrarle a questo destino. D'altra parte, dato che il pubblico di elezione delle opere di animazione è in massima parte costituito da bambini, Miyazaki non poteva essere troppo esplicito su questo tema. Tra di loro è Toki, compagna di Koroko, l'uomo salvato da Ashitaka.

Questi apprende molte cose durante la permanenza in Tatara ba. 

Anche gli uomini trascinavano una magra esistenza, e non hanno perso tempo ad accettare l'occasione offerta loro da Eboshi.

La vita nella città non è facile, il lavoro di estrazione è estenuante, ma finalmente si sentono liberi e padroni del loro destino.

Debbono però combattere quotidianamente contro gli uomini, i soldati del feudatario Asano che vede malvolentieri il loro insediamento, e contro gli spiriti della foresta che si oppongono al taglio degli alberi cui sono costretti per sopravvivere, ricavandone il carbone che alimenta i tatara, le fornaci in cui viene lavorato il minerale ferroso, e le forge che poi lo trasformeranno in acciaio.

E' per questo che l'inugami Nago si scatenava contro gli abitanti della città, che tentavano di reagire ma erano tuttavia impotenti a combattere contro uno spirito.

Le furiose cariche di Nago si ripetevano quasi ogni notte ed erano inarrestabili e distruttive, nonostante i nugoli di frecce incendiarie che gli venivano scagliati contro dagli uomini.

 

 

 

 

 

 

Eboshi si stava però preparando a combattere con altre armi.

Non appena le tecniche di estrazione e raffinazione del materiale e quelle di lavorazione dell'acciaio lo avevano consentito, aveva iniziato la fabbricazione di un grande numero di hishibiya, armi da fuoco di grosso calibro simili agli archibugi europei.

Dopo avere a lungo addestrato i suoi uomini all'uso di queste armi, aveva finalmente concluso di poter affrontare Nago con la certezza di averne ragione se non di ucciderlo, non potendo gli esseri umani salvo in casi eccezionali uccidere degli spiriti.

 

 

Non appena lei scese in campo per la resa dei conti finale Nago, ferito da una pallottola esplosagli contro da Eboshi, fu costretto alla fuga.

La foresta stessa andò in fiamme, ma di questo Eboshi non si curava più di tanto: era destinata in ogni caso ad essere gradatamente rasa al suolo per fornire carbone alle sue insaziabili fornaci.

 

 

 

 

 

 

 

Rappresentando Eboshi, solitaria anche quando scortata dai suoi seguaci, che contempla impassibile la distruzione che ha seminato, Miyazaki si ispira visibilmente - chissà, magari inconsciamente - alle angosciose quanto grandiose battaglie che il maestro Kurosawa mise in scena sia in Kagemusha che in Ran, sue opere tardive e canto del cigno della sua epopea jidai.

 

 

 

 

 

 

 

Akira Kurosawa: Kagemusha (1980).

Katsuyori Takeda contempla il castello di Takatenjin dopo averlo espugnato e dato alle fiamme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ashitaka decide di chiedere conto immediatamente alla signora Eboshi di quanto gli sta più a cuore.

Riconosce quella pallottola metallica? E' stata ritrovata nel cadavere dell'inugami che folle di rabbia ha devastato le terre degli Emishi.

Ed è quella che ha causato prima la sua follia e poi la maledizione che ha colpito Ashitaka.

Sotto lo sguardo sospettoso della guardia del corpo Gonza mostra anche la sua piaga, quella che è destinata a farlo morire.

Eboshi non gli risponde subito, gli chiede piuttosto perché voglia penetrare quei segreti. La risposta di Ashitaka, semplicemente per poter sapere, la diverte. Decide di mostrargli veramente i suoi segreti.

Ashitaka viene guidato all'interno di Tatara ba dove nessun estraneo era mai penetrato.

Passa per gigantesche officine, per le fornaci dove viene colato il metallo, liquefatto dal fuoco che enormi mantici azionati a mano alimentano,

Ma non è ancora quello il segreto. Dopo essere passati nel giardino privato di Eboshi arrivano in un'altra officina, relativamente piccola, ove vive una comunità di lebbrosi.

Sono loro che materialmente fabbricano le armi da fuoco, che Eboshi in parte trattiene per i suoi scopi, in parte vende a caro prezzo integrando i guadagni che arrivano dalla vendita del metallo.

 

 

Ha attirato in questo modo l'invidia e la cupidigia del feudo di Asano, che non perde occasione per aggredirla.

Sta ora terminando la sperimentazione di un nuovo tipo di archibugio, più efficiente di quelli rudimentali di ispirazione cinese fabbricati fino ad allora, e più leggero: potrà essere utilizzato anche dalle donne.

Diventeranno così temibili combattenti ai suoi ordini, permettendole di spezzare il continuo assedio cui la costringono spiriti ed esseri umani.

 

 

 

Eboshi ammette di essere stata lei ad esplodere il colpo che ha ferito Nago. Questi avrebbe dovuto prendersela solamente con lei.

Ashitaka sta per perdere il controllo di se, si sente quasi travolto da una ondata di odio nei confronti di Eboshi.

Il braccio maledetto, che gli causa atroci fitte, si muove da solo per afferrare la spada, a mala pena trattenuto dall'altro braccio e dalla forza di volontà di Ashitaka.

 

 

 

 

La tensione viene rotta da Osa, uno degli uomini colpiti dalla lebbra ed in condizioni talmente penose che non può nemmeno muoversi dal suo giaciglio.

Raccomanda ad Eboshi di non sottovalutare la forza di questo giovane uomo. Ed in quanto ad Ashitaka, gli dichiara di poter comprendere i suoi sentimenti, essendo stato anche lui colpito da una maledizione.

Ma lo scongiura di non fare del male ad Eboshi, l'unico essere umano che si sia comportato umanamente con i reietti.

Ha lavato le loro piaghe e cambiato le loro bende...

Ed in verità vivere è duro, ma nonostante questo, ognuno si attacca alla vita e non vuole rinunciare ad essa.

 


Secondo la testimonianza dello stesso Miyazaki la figura di Eboshi è ispirata a quella di una shirabyoshi.  Il termine designa delle cortigiane apprezzate per le loro qualità artistiche  - usavano danzare con abbigliamento maschile - durante l'epoca Heian ed in quelle successive.

Indubbiamente la più celebre di tutte le shirabyoshi fu Shizuka Gozen (Madonna Shizuka), amante del celeberrimo guerriero Minamoto no Yoshitsune, che qui vediamo raffigurata in una stampa di Kunisada II (1823–1880).

Calza sul capo il tipico alto cappello di corte, che si chiama appunto eboshi.

L'artista l'ha rappresentata mentre danza davanti al principe Yoshitsune, vestita di un sontuoso manto e di una hakama simile a quella che indossa sovente Eboshi.

 


 

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