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Akira Kurosawa: 1952 - Vivere - Vivere, finalmente?

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Ormai indifferente a quello che i colleghi possano pensare di lui, Watanabe si assenta dall'ufficio e ritira la sua liquidazione, su cui il figlio aveva già messo l'occhio ma che dovrà servire invece a lui per trovare un senso agli ultimi mesi di permanenza su questa terra.

Ma non trova sollievo in quello che sembra attirare invece la gran parte delle persone. Assiste ad una partita di baseball, ma non riesce ad appassionarsi come vede fare alle decine di migliaia di persone in mezzo alle quali si è confuso.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una conoscenza occasionale fatta in una taverna gli offre diversi spunti. Si tratta di uno scrittore bohemien (Yunosuke Ito), che si offre di introdurre Watanabe ai segreti dela vita vissuta intensamente.

La sua disponibilità non è del tutto disinteressata, il controllo della ben fornita borsa di Watanabe fa gola anche a lui.

Però non basta il denaro per vivere nel vero senso della parola: le prime visite ai locali da gioco lasciano Watanabe tutto sommato indifferente.

Che vinca o che perda, cosa può cambiare per lui?

 

 

 

 

 

 

 

Certo, il denaro permette pur sempre di levarsi qualche piccola soddisfazione.

Ed è così che Watanabe viene in possesso di un cappello nuovo, che ben lungi dal dargli felicità sarà una continua causa di preoccupazione, per paura di perderlo o rovinarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giro dei locali notturni trasporta Watanabe in un mondo che non sapeva nemmeno che esistesse.

Dopo aver passato una "vita" ordinata e monotona, ecco d' improvviso spalancarsi di fronte a lui i presunti paradisi della trasgressione.

Ma resta vana  l'impossibile pretesa di trovarci una ragione di vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'alba trova i due amiconi stravolti dall'alcol e dai "vizi" e con l'impressione per Watanabe di avere sprecato ancora una volta il suo  tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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