Nihon!...
Dall'Italia con passione
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Scritto da Michelangelo Stillante
L'arrivo nel Paese del Sol Levante era incominciato sotto meravigliosi auspici visto che mi son ritrovato, non so perché, a fare il viaggio d'andata in classe business e sono arrivato con mezz'ora d'anticipo sull'orario previsto....
I pensieri gioiosi e l'emozione si sono attenuati quando arrivando nei pressi dell'ostello dove ho alloggiato a Tokyo e mi son visto la targa di un'azienda chiamata Fukushima...
Per una settimana circa, poi, ho fatto la conoscenza di un tifone in arrivo dal Pacifico che portava acqua "a garganella" e non sembrava che la vacanza di una vita cambiasse andamento.
Potete vedere qui anche un breve video che riassume la mia magica esperienza.
Ma, anche se inizialmente sotto la pioggia, mi son preso le mie soddisfazioni turistiche; in seguito, grazie all'intervento di Marisha-Ten [dea della guerra e della vittoria] che ha invitato al riposo Kura-Okami [dio della pioggia e della neve, rappresentato come un drago], il tempo è cambiato e la ho iniziato a gustare in pieno la mia permanenza nipponica.
Naturalmente non sei stato veramente in Giappone se non hai vissuto almeno l'esperienza di un terremoto in terra nipponica e io non mi son fatto mancare neanche quello. Sabato 13 Aprile una scossa di magnitudo 6 della scala Richter al largo del porto di Kobe è stata avvertita anche a Kyoto, dove mi trovavo.
Dato che erano le 5.30 del mattina e che ho pensato che mi trovavo in Giappone (ci sono abituati), mi son girato dall'altra parte e ho continuato irresponsabilmente a dormire.
Giappone ha sempre significato principalmente, per me, arti marziali e samurai, il tutto ambientato in quella fantastica esotica terra del Sol Levante, con le sue tradizioni e i suoi miti e i suoi paesaggi.
La passione per le arti marziali è stata soddisfatta negli anni principalmente con la pratica del judo, e di altre discipline poi: il primo appuntamento quindi riservato in questa mia gita fuori porta è stato per il Kodokan Institute.
L'Hombu Dojo ossia Scuola Centrale, in termini pratici la Casa Madre, del judo.
Al fondatore, Jigoro Kano, è dedicata una statua all'ingresso del museo a lui e al Judo dedicata.
Il Maestro Jigoro Kano nacque a Mikage, il 28 ottobre 1860.
Scomparve a bordo della nave Hikawa Maru, il 4 Maggio 1938, durante il ritorno da un lungo viaggio in occidente che aveva lo scopo di far conoscere al mondo il judo e le sue idee portanti.
Nel 1882, a soli 22 anni, aveva aperto il suo primo dojo, di soli 12 tatami, in una saletta del Tempio di Eisho nel quartiere Shimoya di Tokyo, creando così il Kodokan Judo. Il Judo diventò sport olimpico nel 1964 in concomitanza con le Olimpiadi di Tokyo.
La sala principale del Kodokan misura invece al giorno d'oggi circa 1000 tatami (2000 mq).
La sacra sepoltura di Jigoro Kano sensei si trova nel cimitero di Matsudo, nei pressi di Tokyo.
Le origini del Kodokan e la storia di uno dei suoi più valorosi rappresentanti, Shiro Saigo, vennero rappresentati nell'opera prima - Sugata Sanshiro - di un altro grande rappresentante della cultura nipponica: Akira Kurosawa.
Principale sport marziale giapponese, la Via della Cedevolezza (ju-dō 柔 道) è ottemperata curando ogni aspetto proprio dell'onore marziale.
Si inizia molto precocemente ad insegnare il mutuo rispetto.
Lo scopo del judo è raggiungere Ji-ta-kyo-ei cioè "amicizia e reciproca prosperità", attraverso la ripetizione dele tecniche decine e decine di volte.
Questo permette il superamento del processo volitivo e di affermazione del proprio io per tendere piuttosto alla perfetta esecuzione del gesto, che a questo punto supera i limiti propri del gesto atletico puro e semplice..
Lo sguardo attento degli istruttori verifica che le tecniche vengano eseguite attraverso "il miglior impiego dell'energia": Sei-ryoku-zen'yo.
Con un occhio sempre attento alla tradizione.
E uno all'imitazione dei grandi miti di casa Kodokan che hanno permesso a questa disciplina di essere presente in oltre 100 paesi nel mondo.
Personaggi e campioni leggendari, come Toshihiko Koga - famoso per la perfezione della sua tecnica e per l'efficacia soprattutto del suo ippon seoi nage, e Yasuhiro Yamashita.
Yamashita fu co-protagonista di uno dei più toccanti episodi di applicazione dei principi del judo.
Durante i giochi olimpici del 1984 rimase infortunato alla gamba destra, ma nonostante tutto riuscì ad arrivare al combattimento finale.
Il suo avversario, l'egiziano Mohamed Ali Rashwan, dichiarò che si sarebbe astenuto dal portare attacchi alla gamba infortunata di Yamashita, e mantenne la parola.
Fu Yamashita che riportò infine la vittoria.
Le successive tappe riservate alle gioie marziali si sono indirizzate verso la sede centrale del Karate Kyokushin-kaikan (foto 6).
Questa scuola venne fondata da Masutatsu Oyama, nato come Choi Yeong-eui a Gimje - in Corea - nel 1923.
Venne poi naturalizzato giapponese, scomparve a Tokyo nel 1994.
E' una scuola nota per la particolare attenzione che vi viene riservata alla efficacia delle tecniche.
Ed infine presso l'Hombu Dojo dell'aikido.
Questa disciplina venne fondata dal grande maestro (o sensei) Morihei Ueshiba, nato a Tanabe nel 1883 e scomparso a Tokyo nel 1969.
Poco tempo prima l'Hombu Dojo originale, una costruzione in legno di tipo tradizionale, era stato sostituito da una nuova struttura in cemento armato a più piani, quella utilizzata ancora oggi.
L'aikido è la più moderna delle discipline giapponesi di derivazione marziale: venne ufficialmente fondata nel 1942.
Ma l'elaborazione dei suoi principi di base da parte del fondatore era iniziata già nel 1926.
Tuttavia le applicazioni pratiche dei pochi principi, solamente cinque, sono innumerevoli.
Probabilmente, dopo la scomparsa del fondatore, nessuno al mondo può sostenere di conoscerle e padroneggiarle tutte.
Non propriamente arte marziale, ma sport nazionale, sport da combattimento e considerato anticamente lo sport degli dei, il Sumo si è sviluppato in Giappone a partire dal VI secolo.
I due lottatori, sumotori che diventano poi rikishi quando passano professionisti, si confrontano in uno spazio circolare detto dohyo (per alcune ulteriori informazioni vedi anche la recensione delle memorie del sumotori Kirishima).
La loro caratteristica acconciatura, i capelli sono raccolti in una particolare ciocca detta oi-cho-mage, li renderebbe immediatamente riconoscibili anche se non lo fossero per la impressionante mole.
Kirishima, che arrivò a pesare circa 120kg, era infatti considerato un lottatore leggero, essendo la taglia media sui 150/160kg.
Oggigiorno non sono rari i sumotori che superano i 200 kg.
Li contraddistingue anche il fatto che si allenano e combattono coperti solo da un particolare e caratteristico perizoma detto mawashi (廻し).
Il termine non va confuso a prima lettura con il calcio del karate detto mawashi-geri (回し蹴り) o con il pugno mawashi-tsuki ((回し突き).
La casta dei samurai, ormai abolita da oltre un secolo ma ancora molto conosciuta e celebrata anche fuori dai confini nazionali, ha avuto il suo maggior sviluppo sotto la dinastia dei Tokugawa.
Il primo shōgun della casata fu Tokugawa Ieyasu (1543–1616) shōgun dal 1603.
Fu Ieyasu a decidere che la nuova capitale sarebbe stata Edo (Tokyo) dando origine a quella che è ancora conosciuta appunto come civiltà di Edo.
Tokugawa Yoshinobu (1837-1913) fu ultimo shōgun: la sua abdicazione risale al 1868.
La storia samurai è profondamente legata ai Tokugawa e non se ne potrebbe parlare né studiarne la storia senza studiare e conoscere la storia di questi ultimi.
L'impronta della presenza del clan Tokugawa (nella foto il loro kamon, emblema di famiglia) è ovunque nel paese e perfettamente integrata nella modernità.
In un mausoleo situato in pieno centro di Tokyo, sono sepolti 6 dei 15 Tokugawa.
Il mausoleo si trova presso il tempio Zojo-ji, centro principale della setta buddista Jodo-shu,
Qui ho anche visitato un simpatico cimitero-giardino per i bambini non nati.
Tornando al fondatore della dinastia Tokugawa, Ieyasu, è sepolto invece presso il mausoleo di Nikko Tosho-gu, santuario shintoista a lui dedicato, nell'omonima cittadina a nord di Tokyo, diventato patrimonio dell'UNESCO.
Qui ogni anno, il 18 Maggio, avviene la famosa "Processione dei mille guerrieri", un migliaio di persone vestite da samurai che sfilano in onore del primo Shogun Tokugawa.
Il Santuario è molto bello e vale sicuramente una visita, tra le altre cose per la ricchezza delle sue decorazioni,
Celeberrimo il bassorilievo raffigurante le tre scimmiette sagge: sanbiki no saru.
Ognuna di esse ha un nome particolare:
Mizaru (non vedere il male),
Kikazaru (non ascoltare il male),
Iwazaru (non parlare del male).
E' famoso anche il ponte Shinkyo (Ponte Sacro).
Quello attuale fu ricostruito nel 1902 sul modello di quello del 1636/8, ma sul luogo ve ne era un altro dalle non chiare origini già da molto tempo prima, che veniva chiamato Yamasuge-no-Jabashi , letteralmente "Ponte dei Serpenti".
La leggenda narra infatti che il monaco Shodo Shonin con i suoi discepoli, attorno all'anno 766, non riuscissero ad attraversare il fiume per via delle correnti; si misero allora a pregare, finché non apparve un dio: Jinja Daio. Lanciò due serpenti, uno blu e uno rosso, che si disposero sopra il fiume formando un ponte e permettendo loro di attraversarlo, per poi scomparire.
A dir la verità, e sarebbe ingiusto non menzionarlo, anche prima del periodo Tokugawa i samurai hanno avuto i loro grandi rappresentanti, come ad esempio Kusunoki Masashige (1294 – 4 Luglio, 1336).
Viene ricordato come ideale di lealtà per la sua difesa della causa dell'imperatore Go Daigo contro lo strapotere degli shogun Kamakura, e per questa ragione dopo la restaurazione del potere imperiale dell'epoca Meiji gli venne eretta nel 1880 davanti al Palazzo Imperiale questa statua.
Anche il Palazzo Imperiale di Tokyo è naturalmente uno dei monumenti da non mancare.
Non ricerca la grandiosità tipica delle grandi regge europee, tuttavia ha un suo grande fascino.
Parlando di lealtà, un posto di rilievo va sicuramente riservato ai 47 Ronin, di cui qui vediamo le tombe.
Un gruppo di samurai rimasti senza padrone e quindi chiamati ronin (浪人 = uomini onda) che vendicarono il loro padrone, Asano Takumi no Kami Naganori (1667-1701) costretto a fare seppuku per aver ferito leggermente Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), un maestro del protocollo di comportamento del Bakufu (governo dello shogun), che l'aveva messo in imbarazzo per delle questioni di etichetta.
Inizialmente dispregiativa, l'etichetta di ronin grazie a questi uomini fu rivisitata e furono chiamati anche "i 47 gishi" o uomini retti.
Anora guidati da Oishi Kuranosuke, che già era stato il loro comandante durante il sanguinoso assalto al rifugio del nemico giurato Kira, nel 1703 acettarono la condanna e compirono seppuku presso il tempio di Sengaku-ji.
Nel tempio, luogo ancora oggi esistente, furono sepolti.
Erano stati separati durante la detenzione, per ragioni di sicurezza.
Un gruppo di 10 ronin fece seppuku presso il luogo che oggi ospita l'ambasciata italiana a Tokyo, ove una lapide nel giardino ricorda l'episodio.
Ma furono sepolti assieme altri compagni.
L'immaginario collettivo identifica il samurai con un guerriero addestrato solo all'uso di katana e wakizashi (spada lunga e daga da lato, più corta).
Sebbene girassero in abiti civili armati solo delle prime due, a cavallo erano abilissimi nell'uso anche di arco e frecce e all'occorrenza erano in grado di usare le armi da fuoco come pistole, fucili (teppo) ma anche cannoncini.
Utilizzarono anche piccole bombe da lanciare a mano, da quando queste furono introdotte in Giappone a metà del 1500.
Il loro addestramento nel corpo a corpo e le loro abilità di strateghi furono messi al servizio dei signori di appartenenza anche per difendere i vari castelli che ancora oggi si possono ammirare in giro per il paese.
Possiamo ammirare ancora diversi castelli, conservati tuttora intatti nella loro costruzione originale.
Il Castello di Matsumoto, detto anche Castello del Corvo.
Il Castello di Himeji, detto anche Castello dell'Airone Bianco.
Himeji è oggi oggetto di intenso restauro, che terminerà nel febbraio 2015.
Tra gli altri castelli sono degni di nota e famosissimi quello di Nagoya (nella foto), e poi quelli di Osaka, di Hikone o di Kumamoto.
Non sono più nelle condizioni originali essendo stati ricostruiti - a volte anche interamente - nel tempo.
Occorre menzionare anche il castello di Kyoto, Ni-jo.
Quest'ultimo non è famoso forse per la magnificenza dei suoi edifici quanto per la tecnica usata nella costruzione del pavimento, detta "all'usignolo", di alcuni locali interni.
Viene detto così perché il cigolìo che viene provocato calpestandolo sembra ricordi il canto di un usignolo. Non c'è modo di evitare questo cigolìo e la ragione di tanta ingegneria fu la prevenzione di possibili attentati destinati allo shogun; l'edificio principale è anche dotato di pareti a scomparsa, di piccole nicchie dove risiedevano le guardie del corpo dello shogun e venivano depositate le armi di riserva, nonché di vie di fuga nascoste.
Costruito a partire dal 1601 per ordine di Tokugawa Ieyasu, Kyoyo no Ni-jo fu completato nel 1626 da Tokugawa Iemitsu e fu residenza imperiale degli Shogun a Kyoto.
Ma chi fosse tentato di pensare ai samurai o ai loro signori unicamente come macchine da guerra perfettamente addestrate è pregato di rettificare subito il proprio pensiero.
Perché questi grandi guerrieri questi si dedicarono anche alle arti calligrafiche o alla composizione di poesie o Haiku.
O ancora a commissionare magnifici giardini zen, come quello presente in Ginkaku-ji o Tempio del Padiglione d'Argento.
Toyotomi Hideyoshi (1536 - 1598) fu un famoso samurai e daimyo a cui si deve la riunificazione del Giappone, che pochi anni dopo la sua morte venne perfezionata dai Tokugawa. Ma non solo per questo è ricordato ancora oggi.
Abolì infatti la schiavitù, completò il castello di Osaka, si dedicò alla cerimonia del te, sia pure con un rapporto che sembra sia stato di amore/odio con il maestro Senno Rikyu. Ricostruisce questo scontro di titani il maestro del cinema Kei Kumai, nella sua opera Morte di un maestro del te (1989).
Fu lui che ordinò la costruzione del Senjokaku (Padiglione dai Mille Tatami – foto 49) dedicato alla lettura dei sutra, sull'isola di Miyajima, al largo di Hiroshima.
Questo padiglione è il più grande dell'isola, è rimasto però incompiuto dopo la morte di Hideyoshi e ricopre in realtà una superficie di 857 tatami.
Sulla stessa isola si possono ammirare inoltre il santuario di Itsukushima con la sua famosa porta Ootorii ed il tempio di Daishoin.
Daishoin-ji è stato edificato ai piedi del monte Misen, ove visse e predicò il leggendario monaco Kobo Daishi, fondatore della setta buddista Shingon.
Sulla scalinata di ingresso sono collocati dei grandi cilindri girevoli, su cui sono incisi dei sutra.
La leggenda vuole che far girare un cilindro equivalga alla lettura integrale del sutra.
Dalle cime del Misen si gode un incantevole panorama.
Un interessante legame con la tradizione.
Oggi le antiche arti utilizzate nei secoli passati per forgiare le letali spade dei samurai sono utilizzate per forgiare i coltelli che vengono largamente usati per il taglio del pesce.
Sia esso appena pescato e venduto presso il più grande e famoso mercato del pesce del mondo.
Quello di Tsukiji a Tokyo...
.... che merita una visita anche da parte del visitatore più distratto, per quanto si tratti di uno spettacolo per palati forti.
Sia esso preparato e servito presso gli innumerevoli ristoranti di sushi e sashimi.
Antiche e magnifiche lame vengono esposte e dettagliatamente illustrate presso il Museo della Spada di Tokyo (Tōken hakubutsukan).
Oltre che naturalmente, vista l'importanza che riveste il nihontô nella cultura tradizionale giapponese, in quasi ogni museo o castello, ovunque essi siano collocati sul territorio nazionale.
E sicuramente saranno prese in considerazione quando, tra qualche centinaio d'anni, saranno più comuni i samurai del futuro.
Come l'invincibile samurai d'acciaio che ha già 34 anni: GUNDAM !
Una presenza ricorrente quanto incombente.
In cui si imbatterà prima o poi ogni persona che si rechi in visita in Giappone..
Testo e foto di Michelangelo Stillante
Integrazioni tecniche di Paolo Bottoni