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2020: Una occasione perduta. Ma forse semplicemente rinviata. - Andando oltre
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Alcuni punti di dissenso rispetto a questo allestimento, più filosofici che materiali vanno però evidenziati. Sicuramente meno tangibili, probabilmente più importanti. Manca qualsiasi riferimento alle ragioni per le quali il sumo è importante nella società giapponese e le modalità attraverso le quali si esprime questa pervadenza.
Alcuni esempi: non viene in alcun modo menzionata la organizzazione tradizionale dei tornei di sumo: i campioni dell'Est si confrontano con i campioni dell'Ovest. Una allusione al mitico scontro tra gli dei primigeni Takemikazuchi e Takeminakata.
Ma anche (la tradizione giapponese sovente allude, ma non esplicita) una aperta allusione, una sublimazione, dei cruenti scontri delle due armate che si sono a lungo contese il dominio del Giappone nell'epoca definita appunto Sengoku jidai (epoca dei regni combattenti).
I tornei principali si tenevano nelle quattro stagioni.
Come nella Roma imperiale le quattro fazioni (Prasina in alto a sinistra, poi Russata, Veneta e Albata in senso orario) rappresentavano secondo Tertulliano primavera, estate, autunno e inverno.
E' solamente dal 1958 che sono divenuti sei.
C'è certamente un richiamo alla sacralità in questi accostamenti, comuni a varie civiltà tradizionali, ma è una sacralità collegata alla natura, al vivere quotidiano, e che rinuncia ad approfondimenti sul mistero dell'immanenza, accettandolo senza riserve.
Come si esprimono oggi nella società giapponese attenzione e rispetto verso il sumo?
La stazione della metro di Tokyo accanto al Kokugikan, il palazzo ove si tengono i confronti di sumo, è interamente dedicata al sumo: sono esposti ritratti dei grandi campioni, e le impronte delle loro mani ne ricoprono le pareti.
Come venivano espressi e diffusi in passato questi segni di ammirazione?
Attraverso le stampe ukiyo-e, ossia quelle esposte alla mostra. Un importante corrente artistica nata sul finire del XVIII secolo grazie al sumo, di cui abbiamo memoria e testimonianza grazie al sumo.
Le impronte delle mani dei campioni decorano (assieme alle loro immagini) interi corridoi della stazione. Ma, come in passato, le impronte vengono diffuse anche attraverso stampe e soprattutto impresse su oggetti di uso quotidiano come ventagli o piatti
Al giorno d'oggi due ali di folla reverente attendono i sumotori alla uscita dai loro allenamenti quotidiani al Kokugikan.
(Aki honbasho, Tokyo, settembre 2019).
Da sottolineare che era il giorno in cui i danni di un violento tifone notturno avevano praticamente bloccato ogni mezzo di trasporto per gran parte della giornata,
Eppure gli ammiratori avevano ugualmente affrontato il lungo e faticoso viaggio nella immensa metropoli paralizzata.
I maestosi giganti attraversano impassibili la folla, che si tiene tuttavia a rispettosa distanza,.
Alcuni di loro si dirigono poi proprio alla stazione della metro e attendono tranquillamente sul binario il loro treno, avvolti nei loro yukata ma con l'immancabile smartphone in mano.
In passato era necessario far conoscere i personaggi di questo mondo attraverso altri mezzi di trasmissione, nacque pertanto quella corrente ukiyo-e dedicata a rappresentazioni del sumo, così come era nata quella principale dedicata al fluttuante mondo del piacere e poi nacquero altre dedicate al teatro alla bellezza muliebre o al paesaggio.
Espressioni artistiche che è difficile immaginare al giorno d'oggi: la facile disponibilità del sumo su youtube uccide le possibilità di rappresentazioni artistiche.
Ma segnaliamo piuttosto che è assente nella mostra, ed è una ulteriore occasione perduta, ogni accenno alla trasfusione culturale di cui si sta facendo tramite il sumo, sempre più seguito anche nel mondo occidentale. Nei video tramessi a ciclo continuo tra le vetrine della mostra appaiono due personaggi su cui sarebbe stato opportuno spendere un approfondimento.
Uno è Hakuho, yokozuna: ossia campione assoluto, ma il termine designa anche altro nella cultura giapponese, a solo titolo di esempio il migliore esemplare di lama visibile durante una esposizione. Accanto a lui, ha vinto l'incontro precedente e quindi lo deve assistere nei preparativi rituali che precedono l'ingresso sul dohyō e porgergli da bere il chikara-mizu (acqua della forza), l'altro sumotori Tochinoshin, ex ozeki e attualmente maegashira a causa di infortuni.
Nessuno dei due è giapponese.Tochinoshin (Levan Gorgadze) è originario della Georgia, Hakuho (Davaajargal Mönkhbat) della Mongolia.
Entrambi sono divenuti cittadini giapponesi, parlano fluentemente la lingua, ne incarnano un importante patrimonio culturale. E non sono nemmeno i giganteschi gaijin (stranieri) privi di tecnica ma ricchi di peso e forza muscolare che avevano mietuto grandi successi materiali in passato ma non erano mai stati apprezzati dagli intenditori: il loro stile e le loro tecniche meritano attenzione e rispetto
Entrambi, e ancora altri sumotori stranieri, si sono perfettamente integrati in una cultura da cui erano distanti.
Per mezzo del sumo, attraverso il sumo. Il mancato risalto dato a questa funzione di trasmissione della cultura che sta dando e continuerà a dare il sumo, definito con eccessiva approssimazione uno sport sacro, va evidenziato.
E' palese che abbiamo già oltrepassato la portata dell'evento, ma non è male riflettere ulteriormente sulle modalità migliori per accostarsi alla cultura giapponese. Sarebbe stato interessante infine segnalare il disinvolto e pacifico connubio tra le usanze ataviche e il mondo moderno, tra quanto naturalmente sacro e quanto – e non sappiamo quanto naturalmente - profano.
La processione (kensho) di personaggi in abiti tradizionale che percorre il perimetro del dohyō, inalberando misteriosi cartelli, non è nientaltro che la presentazione degli sponsor dell'incontro e dei premi da loro promessi al vincitore; non necessariamente denaro, può essere anche la fornitura di fagioli di miso o di sake per un anno, ma il valore sarà sempre lo stesso, fissato in precedenza. Il direttore di gara porgerà ritualmente la busta con l'elenco dei premi, ponendola sul suo ventaglio (per rispetto...), al rikishi vittorioso.
Che la accetterà (vedi foto precedente) solo dopo aver richiamato con un gesto che ricorda singolarmente il nostro segno della croce i tre dei protettori della guerra.
Ma ora... Sdrammatizziamo.
Questa didascalia è (anzi, speriamo era) esposta al National Museum di Tokyo.
E' stata fatta notare dallo scrivente a un funzionario che dirigeva un workshop nella sala accanto: è sbiancato, e alcuni hanno ironicamente ipotizzato un brusco incremento notturno nelle statistiche dei seppuku (suicidi d'onore). Lasciamo al lettore il piacere di identificare l'errore.
Diciamo soltanto che nessuno ne è esente, vi cadono anche le istituzioni più prestigiose. Ma identificarlo e riconoscerlo non è un disonore: è il primo indispensabile passo verso le verità che si sta tentando di diffondere al mondo.