Jidai
Ozaki Mitsunobu: 2003 - Musashi (serie televisiva)
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Musashi (2003) è una serie televisiva della NHK. I cosiddetti serial, ossia racconti a puntate trasmessi in televisione, sono sempre stati un punto di forza di questo mezzo di diffusione. Inclusa l'Italia dove fin dai primi anni di trasmissioni alcuni pezzi forti erano quelli che si chiamavano allora sceneggiati televisivi. Erano prevalentemente ambientati nel 1800, forse per riutilizzare più volte costumi e scenografie, articolati di solito in 4 o 5 puntate, seguiti e apprezzati da milioni di spettatori.
Col passare del tempo quelli che stavano ormai diventando serial iniziarono ad assomigliare sempre di più ai loro antenati della carta stampata, ossia i feuilleton o romanzi di appendice che apparivano a puntate sia sulle edizioni domenicali dei quotidiani (in appendice appunto) che su altri periodici. Essendo lo spazio a disposizione limitato, il numero di puntate era elevato ma questo attirava maggiormente il pubblico.
Così come stanno crescendo vistosamente ora le puntate dei serial per sfruttarne l'eventuale successo. Tra i più noti romanzi di appendice occidentali ne contiamo numerosi che pubblicati in volume godettero di vita autonoma, primo fra tutti I tre moschettieri di Alexandre Dumas.
In Giappone il fenomeno esplose più tardi, a causa del ritardato contatto col mondo occidentale. Il più celebre romanzo di appendice è senza dubbio Musashi, di Eiji Yoshikawa, pubblicato a puntate dal 1935 al 1939 sullo Asahi Shinbun e poi in volume. E' disponibile in due differenti edizioni italiane, una ridotta pubblicata da Rizzoli e una integrale ben più corposa, arriva a 1300 pagine, pubblicata da Luni.
Narra le vicende di Miyamoto Musashi, indubbiamente il più celebre guerriero della millenaria storia marziale del Giappone.
Dal romanzo derivano numerose versioni su schermo, tra cui va citata almeno la trilogia dedicatagli da Hiroshi Inagaki dal 1954 al 1956, a sua volta citata e ripresa nei suoi fondamentali da un folto gruppo di versioni successive. Ne venne ricavato nel 2003 un serial, anzi utilizzando il termine giapponese, un saiga.
Sui saiga dovremo spendere alcune parole. A differenza dei serial occidentali che vengono ormai divisi in stagioni e trasmessi per diversi anni di fila - almeno quando raggiungono lo sperato successo - e non hanno durata e numero di puntate prestabilito, i saiga seguono uno schema abbastanza preciso. Cinquanta puntate, trasmesse nel corso di un anno. La durata di ogni singolo episodio è inferiore a un'ora, e spesso al termine di ogni puntata un breve documentario approfondisce lo scenario storico in cui si muovono i protagonisti e illustra le località in cui si svolge l'azione. Sono quindi interessanti per chi voglia accostarsi alla cultura e ai costumi tradizionali del Giappone, essendo di norma ambientati in epoca jidai.
Il saiga Musashi del 2003, prodotto dalla tv NHK, è diretto da Ozaki Mitsunobu e interpretato da Ishikawa Ebizō XI, celebre attore del teatro kabuki.
Va oltre i limiti temporali del romanzo, che si arresta al momento del fatale e mortale duello con Sasaki Kojirō seguendo invece Musashi fino alla morte.
Come di consueto, e come già troviamo in Yoshikawa, finzione e realtà storica si alternano, e il protagonista ha improbabili incontri e vicende con molti personaggi storici dell'epoca. Ma entriamo nel vivo.
Nato intorno al 1582 e precocemente avviatosi sulla via del guerriero, nella sua autobiografia narra di aver avuto il primo duello a 13 anni, Musashi partecipò probabilmente alla grande battaglia di Sekigahara, nell'ottobre del 1600, nella armata dell'ovest sconfitta dall'armata dell'est guidata da Yeyasu Tokugawa.
Questo gli precluse probabilmente molte vie e divenne ronin, samurai errante votato unicamente alla via della spada. Sostenne oltre sessanta duelli senza conoscere sconfitta, pagando però un duro prezzo: rinunciò all'amore, all'agio di possedere una casa e un lavoro, rinunciò soprattutto a rendersi comprensibile e accettabile dagli altri esseri umani.
Terminata questa dura fase della sua vita divenne tuttavia un rinomato artista e uomo di pensiero, lasciando immortale testimonianza della sua dottrina nel Libro dei cinque anelli.
E' senza dubbio arduo rendere conto della vita di un personaggio di tale caratura, e non è possibile dire se questo saiga vi sia riuscito.
Certamente è ben fatto, coinvolgente, e plausibile. La colonna sonora, suggestiva, è di Ennio Morricone.
La trama è difficilmente riassumibile se si tenta di seguire il filo degli avvenimenti, sorprendentemente succinta ove se ne estragga il senso: cercando spasmodicamente di divenire invincibile Musashi si scontra con la intrinseca fragilità di chi cerca il successo a ogni costo. Dovrà diventare umano per rendersi non invincibile ma superiore ai meri concetti di vittoria e sconfitta.
Per evidenziare tale tormentato percorso nel susseguirsi degli episodi vedremo più volte Musashi soccombere, prescindendo così dalla trama originale e da quella che dovrebbe essere la verità storica.
Nei titoli di testa troveremo citato come protagonista Ichikawa Shinnosuke: non aveva ancora assunto il titolo di erede della secolare dinastia di teatranti cui appartiene, divenendo così Ichikawa Ebizō XI. L'amico di una vita, Matahachi, è interpretato da Tsutsumi Shinichi, il suo amore della vita Otsū da Ryonekura Yoko. Il suo mortale nemico e alter ego, Sasaki Kojirō, è interpretato da Masahiro Matsuoka.
Shinmen Musashi, nato con il nome di Takezō, presto separato dal padre che ha divorziato e lasciato il villaggio di Harima, cresce senza una guida. Suoi amici di infanzia sono Matahachi e Otsū, che ancora bambina sembra destinata a diventare moglie di Matahachi. Tacendo dei suoi primi duelli la vicenda inizia dopo che Takezō ha abbandonato il villaggio assieme a Matahachi per partecipare alla battaglia di Sekigahara, che deciderà le sorti del Giappone. Non hanno alcuna idea delle ragioni del conflitto, la loro scelta di campo è casuale, Harima si trova infatti nel territorio dominato dalla coalizione dell'ovest. Hanno soltanto desiderio di gloria, comunque sia.
Questo invece l'incipit del romanzo, dalla edizione Luni: «Takezō giaceva in mezzo ai cadaveri. Intorno a lui se ne contavano a migliaia. “Il mondo è impazzito”, pensò turbato. “L'uomo è come una foglia secca in balia della brezza d'autunno”.»
La disastrosa sconfitta li lascia preda dei vincitori, e si rifugeranno in una capanna isolata dove Okō e sua figlia Akemi secondo la trama di Yoshikawa sopravvivono depredando i cadaveri dei soldati abbandonati ovunque per venderne le armi. Qui invece, riprendendo una delle scene più famose del celeberrimo I sette samurai di Kurosawa, ne assoldano per combattere una banda di predoni, e li mettono alla prova assalendoli a tradimento mentre entrano nella capanna.
Sfuggirà senza difficoltà alla trappola il carismatico samurai Uchiyama Hanbei (Nishida Toshiyuki), che assumerà la guida del gruppetto; fin troppo facile ricordare al lettore l'assonanza del nome con quello dell'omologo capitano di Kurosawa: Shimada Kanbei.
L'arrivo dei predoni si risolverà tragicamente: solo Matahachi e Takezō sopravvivono, assieme alle due donne. Ma Takezō, uccidendo col solo bastone il capo dei briganti ha provato l'inesauribile orgoglio del vincitore. Sarà per lui una droga che ne condizionerà a lungo la vita. Rimarrà tuttavia impresso per sempre in lui anche l'insegnamento di Hanbei: la prima cosa cui deve mirare il guerriero è sopravvivere; non uccidere.
Otsū e Musashi sono indissolubilmente legati da un amore profondo, che lui tuttavia rifiuta: ogni cosa che possa distorglierlo dal suo cammino di guerriero crede debba necessariamente essere abbandonata. Solo dopo molti anni e dopo molte battaglie apparentemente vinte si renderà conto che la vittoria non rende l'uomo migliore né la sconfitta lo rende più debole. Anzi, conoscere e accettare la propria natura accresce la propria energia vitale, non la limita.
L'assenza materiale di Otsū, che non tralascerà mai di ricercarlo, non cesserà mai di pensarlo e di amarlo, aumenta la sua presenza nella mente di Musashi. Nulla sappiamo in realtà dei legami sentimentali di Musashi, se non vaghe supposizioni, ma questo personaggio immaginario ha nella vicenda un ruolo fondamentale, insostituibile.
Kojirō è legato invece a un tragico destino, che lo porta a trascinare nella tragedia ogni donna cui si vuole legare e lo obbliga a battaglie che non lo interessano e non ritiene giuste.
Mentre viene continuamente dilazionata l'unica che sente di volere e dovere affrontare, quella con Musashi.
Che si renderà conto al termine del suo percorso iniziatico di avere ucciso con lui non solo l'unica persona che poteva comprenderlo ma anche sé stesso.
Matahachi, amico di infanzia di Musashi, avverte verso di lui sia attrazione e amore – che alla fine inevitabilmente vinceranno – che astio, dovendolo riconoscere migliore.
Rappresenta inoltre una importante figura del periodo Edo: il commerciante dal felice intuito, che rinuncia alla nobile arte del guerriero per dedicarsi al successo materiale, ripagando con l'esibizione delle sue ricchezze il disprezzo malcelato di cui è circondato e che forse condivide in cuor suo..
Takuan Sōhō (Watase Tsunehiko) è contemporaneo e quasi coetaneo di Musashi ma non esiste alcuna prova che i due personaggi si siano mai incontrati.
E' una figura fondamentale sia del pensiero zen che del pensiero samurai, che ha eternato nei suoi scritti.
La leggenda vuole che sia stato lui a rendere consapevole Musashi della sua fragilità interiore, non fornendogli soluzioni ma obbligandolo al lungo percorso di ricerca che solo a distanza di molti anni lo porterà alla consapevolezza.
Yagyū Munenori, (1571 – 1646) capostipite della scuola di spada Yagyū shinkage ryū, ufficialmente adottata dalla dinastia Tokugawa è interpretato da Nakai Kiichi.
Appare per gran parte della saiga come un personaggio quasi demoniaco destinato a essere implacabile nemico di Musashi, che ha invece grande stima del padre Sekishūsai.
Anche qui il tempo rivela la verità; è un guerriero che ha compreso come stiano cambiando i tempi, e ritiene suo dovere accettare di essere parte in gioco, pilotando quando necessario gli avvenimenti in modo da sacrificare l'interesse del singolo in favore dell'interesse collettivo.
L'ambiente, i luoghi, i ricordi. Al termine di ogni puntata, il lettore già lo sa, un breve documentario rivela alcuni dettagli dei personaggi storici che vi hanno avuto un ruolo, dei luoghi ove la vicenda si è svolta, delle testimonianze storiche e delle reliquie che è possibile ancora oggi ritrovare.
Costituisce una parte importante della filosofia saiga, non è una trovata estemporanea che appartenga solo a questa serie, e ne va apprezzata incondizionatamente la presenza.
Nella immagine a fianco il tempio Sanjūsangendō di Kyoto, dove ebbe luogo uno dei più celebrati duelli di Musashi.
Come già detto non è possibile riassumere la trama di una vicenda che si articola su cinquanta puntate, e non sarebbe nemmeno giusto nei confronti del futuro spettatore, che ha il diritto inalienabile di affrontare la visione senza alcuna idea preconcetta riguardo agli avvenimenti, che sceneggiatura e regia hanno deciso di rendere imprevedibili.
Abbiamo per questo voluto delineare solamente alcune delle figure principali di questa saga (e non abbiamo detto saiga) senza approfondirne la trama.
Come è possibile prenderne visione? Esistono diverse sorgenti in rete, inutile indicarle qui poiché su internet molto sembra caduco, destinato a scomparire o perlomeno a spostarsi senza preavviso.
Ma gli strumenti per nuove ricerche non mancano. La versione su cui viene condotta la recensione, che venne pubblicata da GoodDrama.net, ha sottotitoli in inglese ma la qualità delle immagini è scadente. Una versione migliore ha sottotitoli in cinese che non aiutano molto lo spettatore medio.
Buona ricerca.