Jidai
Kon Ichikawa: 1994 - 47 ronin
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Kon Ichikaw: 47 Ronin (Shijusichinin shikaku)
1994
Ken Takakura, Kiichi Nakai, Ko Nishimura,
La saga dei 47 ronin ha avuto numerose versioni su pellicola - forse solo quella occidentale dei tre moschettieri ne ha avute altrettante - che si innestano su una tradizione secolare: la prima rappresentazione della storia avvenne già nel 1706 ma la più celebre versione venn eseguita in un teatro di marionette (joruri) ad Osaka nel 1748 col titolo di Kanadehon Chūshingura o più brevemente Chushingura: "Il tesoro dei fedeli". Narra della implacabile vendetta del clan di Ako condotto dal samurai Oishi contro Kira, dignitario di corte che aveva provocato la morte di Asano signore di Ako e o scioglimento del feudo, i cui vassalli divennero ronin - uomini onda - ossia samurai erranti senza più un signore ed un ideale da servire. Le rappresentazioni di avvenimenti recenti erano probiti dalla censura, quindi le molteplici versioni dell'opera, che fu seguita ben presto da molteplici adattamenti per il teatro kabuki, mascheravano i fatti facendoli risalire ad epoche lontane ed attribuendo ai protagonisti nomi di fantasia.
Ci limitiamo ad un breve riepilogo sulla trama, rimandando per un approfondimento alla scheda dedicata alla vera storia dei 47 ronin. Nel 1701 il signore di Ako, Asano, si trova nel castello di Edo per il suo turno di servizio a corte, e viene incaricato dellla ricezione dei rappresentanti dell'imperatore, che anche loro, provenienti dalla capitale occidentale Kyoto sede dell'imperatore, si recano periodicamente alla capitale orientale Edo ove risiede lo shogun. Asano deve prendere istruzioni dal cerimoniere Kira, ma tra i due non corre buon sangue e durante un alterco Asano estrae la spada e ferisce al volto Kira. Le rigide regole dell'epoca impongono la morte per seppuku a chi impugna le armi nel palazzo di Edo, e la sentenza viene immediatamente fatta eseguire.
Il feudo viene sciolto ed i samurai dipendenti dispersi, ma un gruppo di 47 irriducibili guidati dal sovrintendente capo Oishi attende pazientemente il momento della vendetta per quasi due anni, dissipando i sospetti con una vita sregolata. Finalmente assaltano nottetempo la dimora fortificata dove Kira si è rifugiato, lo catturano e lo giustiziano, recando poi la sua testa recisa sulla tomba di Asano che si trova nel tempio di Sengakuji. Si consegnano poi alla giustizia ed attendono la sentenza: sarà il seppuku anche per loro.
Era improbabile aspettarsi che una personalità artistica di rilievo - Kon Ichikawa - si contentasse di una ripetizione di maniera di una vicenda fin troppe volte narrata. La sua opera si stacca quindi dagli schemi consueti. Da secoli nell'intero Giappone ma anche in occidente, la storia fu tramandata già ad inizio del XIX secolo dall'olandese Titsingh ma divenne popolare solo alcuni decenni dopo ad opera dell'inglese Mitford, in opere dove i 47 ronin venivano additati ad esempio e definiti come abbiamo detto "i fedeli vassalli". Ichikawa non intacca la loro fama, ma si mantiene molto più equilibrato nel giudicare l'episodio che ha originato la tragedia.
La tradizione assegna tutte le colpe a Kira, colpevole di un fallito tentativo di estorsione ai danni di Asano, di avergli per ripicca fornito istruzioni errate rendendolo ridicolo ed infine insultandolo in publico. Ichikawa mantiene invece un alone di mistero sulle ragioni dell'aggressione, che nessuno dei due protagonisti vuole spiegare, Asano nemmeno in punto di morte e Kira solo per chiedere tregua di fronte alla spada di Oishi, che invece gli tronca la parola e la vita.
Il regista astenendosi dal giudizio si tiene in equilibrio tra la versione ufficiale che esce dai rapporti di polizia - ove la colpa viene attribuita ad Asano descritto come una persona superficiale e poco attenta ai suoi doveri - e quella della voce popolare che la fa ricadere completamente su Kira.
Concede però a Kira l'innocenza dalle accuse più infamanti, che sarebbero frutto di una abile propaganda orchestrata da Oishi per giustificare il suo attacco e per contrastare suscitando indignazione le mosse di Irobe che gli crea il vuoto attorno facendo defezionare molti uomini del clan.