Jidai
Kenji Mizoguchi: 1945 - La spada Bijomaru - p. 2
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Sakurai forgia una nuova magnifica spada per il suo protettore, Kozaemon Onoda, della cui figlia Sasae è visibilmente innamorato. Amore destinato a non avere un seguito, essendo improbo colmare la differenza di rango esistente tra i due.
Sfortunatamente durante il servizio di scorta al suo signore Onoda deve fronteggiare un agguato: siamo al termine del periodo Edo, all'epoca della sanguinosa guerra civile tra i partigiani dello shogunato Tokugawa e i seguaci dell'imperatore che avrebbe dovuto riprendere il potere temporale. Ma nel pieno della lotta la spada si spezza, e solo l' intervento degli altri samurai salva il signore dalla morte sicura.
Onoda per quanto incolpevole viene rimosso e confinato agli arresti domiciliari. Gli viene offerta dal consigliere Daito una possibilità di uscita, ma l'intercessione di Daito è condizionata: chiede in cambio la mano di Sasae. Onoda rifiuta di considerare sua figlia merce di scambio. Accecato dall'ira Daito lo assale a tradimento e lo uccide.
Ogni speranza o progetto di vita degli eroi della vicenda sembra crollare. Sasae si rifugia in un convento, meditando la vendetta. Il maestro Kiyohide si uccide, sopraffatto dalla vergogna di avere fabbricato spade prive di anima, poste al servizio di cause indegne.
Chiede in punto di morte ai due allievi di continuare la sua opera, ma di forgiare solamente spade che siano al servizio dell'imperatore. I due non si sentono all'altezza del compito: è possibile dare un'anima ad un oggetto, quando si è privi di un ideale e di uno scopo nella vita?
Ma lo scopo lo fornirà Sasae: chiede di forgiare una spada destinata ad uccidere Daito, servendo la causa della sua vendetta e quella dell'imperatore: Daito era diventato uno dei primi partigiani dello shogun.