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Hiroshi Inagaki, 1958: L'uomo del ricsciò - La fine del sogno

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Toshio sta ancora crescendo, mentre le persone cui è più legato stanno declinando. E' la legge della natura.

Quando torna per le vacanze è quasi un uomo maturo, ed è accompagnato da uno dei suoi professori, che intende partecipare alla festa di Kokura, avendo sempre avuto desiderio di ascoltare il famoso suono del tamburo Gion Daiko.

Matsugoro lo avverte, non sarà possibile: nessuno è più capace di eseguire quel ritmo, dovrà contentarsi del tamburo Kaeru.

 

 

 

 

Se, come abbiamo detto, Inagaki utilizza spesso le feste come una sorta di sipario che scandisce l'intervallo tra una scena e l'altra ed allo stesso tempo come un fondale teatrale in cui si svolge l'azione vera e propria, dobbiamo anche ammettere che lo fa con mano particolarmente felice.

I cultori e gli appassionati della cultura giapponese non possono che essergliene grati.

Riesce a mostrare la peculiarità delle feste giapponesi, pur mostrando gesti e situazioni che potremmo tranquillamente immaginare in qualunque sagra di paese nostrana.

 

 

 

Sappiamo già che Matsugoro adora le feste e ama lasciarsene coinvolgere.

Sappiamo anche che ha molti talenti nascosti, e quello di suonatore di tamburo (taiko) è tra i più apprezzabili.

Chiede ai cerimonieri di poter fare la sua prova, e la proposta viene accettata con allegria, nello spirito della festa.

Sorprendentemente per tutti però Matsugoro si rivela un autentico maestro nell'eseguire il Kaeru.

 

 

 

 

Ma è solo l'inizio.

Di fronte alla folla strabocchevole ma ammutolita prima ed entusiasta poi esegue il Gion Daiku, che aveva spiegato al professore significare Tamburo furioso.

Si tratta in realtà a quanto sembra di due parti ben distinte, il tamburo furioso ed il tamburo selvaggio.

E naturalmente nessuno potrebbe essere all'altezza di Matsu il selvaggio nella sua esecuzione.

 

 

 

 

Inagaki fa intervenire un personaggio di contorno per rendere esplicito al pubblico quanto è avvenuto.

L'anziano signore, che ha tutta l'aria di essere un fine intenditore, sostiene a viva voce di essere incredulo.

Di non avere mai creduto possibile che qualcuno potesse eseguire quel pezzo in epoca moderna, e che un tale talento potesse nascondersi nella festa di quartiere di Kokura.

 

 

 

 

 

E' questo il canto del cigno di Matsugoro il selvaggio.

Toshio è ripartito.

Yoshiko è tornata sola nella casa, troppo grande per lei e troppo piccola per chiunque altro.

Vi è ancora presente infatti il ricordo di Kotaro, cui lei intende mantenersi fedele.

 

 

 

 

 

 

Un ricordo che incombe anche su Matsu.

In un ultimo colloquio con Yoshiko, avverte la tentazione quasi irresistibile di dichiararle il suo amore.

Ma se ne vergogna, non può fare a meno di confessarlo come un 'pensiero impuro', di cui dovrà chiedere perdono allo spirito della persona cui ha solennemente promesso il suo impegno disinteressato.

Yoshiko, intimorita dall'accenno di rivelazione, ma forse più per timore dei propri sentimenti che per quelli di Matsugoro, non sa cosa rispondere.

I due non si rivedranno mai più.

 

 

Nonostante la sua spavalderia e la sua innegabile forza interiore, che gli hanno permesso di superare indenne molte difficili prove, questa sarà fatale per Matsu il selvaggio.

Riprenderà a bere, incapace ormai di trovare un senso alla sua vita.

Le ruote del suo jinrikisha continuano a scorrere come sempre lungo percorsi decisi da altri.

Ora, mentre si rende conto che malgrado ogni sforzo anche la vita scorre indipendentemente dalla sua volontà, la sua forza d'animo gli viene meno.

 

 

 

 

In una fredda serata d'inverno si trascinerà lungo le strade deserte, stringendo la sua bottiglia, unica compagna.

La morte lo coglierà là.

La mattina sarà uno dei bambini che giocano innocentemente per strada, uno di quei bambini che lui tanto adorava, a scoprire il suo corpo gridando 'Guardate: Matsu dorme!'

 

 

 

 

 

 

Sì, Matsu il selvaggio si è addormentato, sognando.

L'ultima visione che gli è apparsa, mentre tornava per sempre bambino, è stata quella di una moltitudine di palloni colorati che salivano verso il cielo, in occasione della ennesima splendida festa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la sua morte  Shigezo Yuki, il mediatore, si recherà da Yoshiko per farle conoscere le ultime volontà dell'uomo del ricsciö.

Ha scrupolosamente messo da parte tutto il denaro che prima Kotaro e poi Yoshiko gli hanno dato per le sue prestazioni, una somma considerevole, e vuole che venga utilizzato per assicurare una serena esistenza a Toshio.

Ha agito solamente per amore.

Nella sua casa ormai vuota penetra il freddo dell'inverno.

Alla parete è ancora appesa la stampa raffigurante una giovane donna, che gli era stata regalata per incitarlo a prendere moglie, e che lui celiando amaramente definiva la propria consorte.

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