Romanzi
Due recensioni al prezzo di una
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La prima sensazione, già dalle prime pagine di I miei giorni alla libreria Morisaki era di un déjà vu. Ma dove visto, dove e quando letto? Ci è voluto un po' di tempo eppure la soluzione era a portata di mano.
O per meglio dire, era lì accanto: a poca distanza; nello stesso scaffale della libreria.
Ma non inizieremo in media res né dalla fine, il libro sopra citato: meglio dall'inizio.
Dal secondo libro riemerso dallo scaffale e dai ricordi: Il ristorante dell'amore ritrovato.
Ito Ogawa
Il ristorante dell'amore ritrovato
Neri Pozza, 2010
Ito Ogawa, nata nel 1973, esordì nel 2008 con questo romanzo dal titolo originale di Shokudô Katatsumuri, che in seguito a uno spericolato tentativo di consultazione di un vocabolario giapponese osiamo proporre come Lumaca lumache. Caveat lector....
Ottenne un vasto successo e nel 2010 come abbiamo visto l'opera venne tradotta e pubblicata in Italia, mentre veniva portata sullo schermo in Giappone. La Ogawa, tuttavia specializzata nella letteratura per bambini, esprimeva la sua passione per l'arte culinaria in un sito personale, che tuttavia non sembra essere più on line.
Il suo romanzo è come spesso avviene il racconto di un momento di passaggio, un traumatico passaggio: la protagonista, Ringo, torna a casa con l'idea di preparare una buona cena al suo ragazzo, ma appena entrata si ritrova in una casa assolutamente vuota: non è scomparso solamente lui, è scomparsa ogni cosa: l'arredamento, gli oggetti, gli effetti personali, compresi i suoi ricordi più cari.
Decide di ritornare al suo paese di origine, che aveva lasciato adolescente, non come scelta di vita ma come unico rimedio a una situazione che la lascia priva di ogni risorsa, di ogni prospettiva, di ogni energia vitale.
Lentamente riesce a superare il trauma, e una idea solo apparentemente stravagante le spalancherà un nuovo percorso di vita. Aprirà un ristorante, il Lumachino, che non cercherà il successo, l'afflusso del pubblico: cucinerà solamente per una persona alla volta, o per delle coppie, costruendo il percorso culinario di giornata sulla loro esatta misura, con la lentezza, la pazienza, la determinazione di continuare il proprio cammino, proprie della lumaca.
Non sarebbe giusto nei confronti del futuro lettore dire nulla di più sullo svolgimento della trama e sui personaggi che la animano. Ci limitiamo a riportare il paragrafo di chiusure dell'opera, in cui Ringo si trova ancora una volta in un momento di passaggio. Ma stavolta ben consapevole della sue necessità e delle sue imperdibili opportunità.
«Non potrò mai rinunciare a cucinare, pensai convinta. Devo ricominciare, subito, senza perdere altro tempo. Devo cucinare e rendere felici le persone che mi sono vicine. Voglio preparare dei piatti che rendano buoni e gentili coloro che li gustano. Sì, non smetterò mai di cucinare pietanze che possano regalare anche un solo pizzico di felicità alle persone. E voglio farlo qui, per sempre, nella cucina del mio ristorante.»