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Kamiizumi Isenokami Nobutsuna (1508-1577?). Guerriero e maestro

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Chi segue l'insegnamento del maestro Hiroshi Tada è abituato a trovare sul lato shomen del grande tatami di La Spezia ove si tengono da molti anni i seminari estivi dell'Aikikai d'Italia dei testi che hanno lo scopo di aiutare i praticanti a comprendere nel migliore dei modi la dottrina trasmessa dal maestro ma anche, spesso, di fornire validi, forti e stabili punti di riferimento lungo il percorso marziale. Erano esposti nel luglio 2012 alcuni concetti chiave alla base dell'insegnamento di Kamiizumi Ise no kami, indicato come maestro di spada del XVI secolo.

 

 

 

Non intendiamo analizzare questi brevi scritti, vanno meditati semplicemente e va ricercata la chiave per poterli "estrarre" dalla carta e trasportarli nella propria vita e nella propria pratica.

Vogliamo profittarne invece per proporre ai praticanti di aikido e agli studiosi delle arti marziali e delle discipline che ne sono derivate alcuni cenni biografici sulla figura del maestro Kamiizumi Isenokami Nobutsuna. Riveste infatti una grande importanza nell'universo marziale del Giappone, sia a livello storico che a livello dottrinario, ma anche nell'immaginario collettivo essendo la sua figura spesso portante in diverse ricostruzioni immaginarie, manga o film ad esempio, di quell'epoca tanto lontana da noi quanto incredibilmente affascinante.

Le sue opere non risultano tradotte finora in occidente, e molti particolari della sua vita sono tuttora oscuri. Sono ancora ben pochi i praticanti italiani che conoscono l'esistenza stessa di questo grande personaggio. Eppure è talmente permeante nella cultura giapponese che malgrado tutto qualcosa del suo insegnamento è stato trasmesso, sia pure per vie traverse.

Iniziamo quindi la nostra esposizione con un racconto che molti riconosceranno immediatamente. Dopo il riconoscimento sarà inevitabile che si chiedano cosa c'entri il racconto con quanto appena detto. Ma la spiegazione arriverà immediatamente dopo.

Accadde un giorno, in una epoca ormai lontana, che un samurai errante si fermasse presso uno sperduto villaggio di montagna dove era capitato lungo il percorso, per rifocillarsi prima di riprendere il cammino. Questi pellegrinaggi alla ricerca di se stessi, ma in cui era previsto e necessario passare per il confronto con gli altri esseri umani, erano praticati sia dai religiosi, che li definivano angya, semplicemente viaggiare a piedi, che dai guerrieri che li chiamavano invece musha shugyo: allenamento alla via marziale.

Trovò però che l'intero villaggio era in subbuglio: un brigante braccato dalla legge si era rifugiato dentro una capanna, dopo averne cacciato gli occupanti ed aveva preso in ostaggio un bambino, che minacciava di uccidere all'istante se solo qualcuno si fosse avvicinato.

Il samurai notò tra la folla un monaco, itinerante come lui, e gli si avvicinò chiedendogli di prendere in prestito la sua tonaca e gli altri indumenti ed accessori che lo qualificavano come un religioso. Chiese poi a qualcuno degli astanti che gli venisse completamente rasato il capo, in modo da essere credibile come monaco.

Così travestito si incamminò lentamente verso la capanna, completamente disarmato e con due bento, recipienti per il trasporto di un pranzo di fortuna, nelle mani. Avvicinandosi, mentre tutti gli altri si tenevano a debita distanza, annunciò al bandito di essere un prete venuto a portare, a nome dei genitori del piccolo, del cibo per poterlo sfamare. Dopo aver gettato il recipiente all'interno della capanna disse di averne preso un secondo di sua iniziativa, pensando che anche il bandito dovesse aver fame e che fosse comunque suo dovere soccorrere qualunque persona in stato di bisogno. Il bandito allungò la mano per prendere in consegna il cibo, venne invece afferrato e messo fuori combattimento dal guerriero.

Chi si interessa di cultura giapponese, e tra i nostri lettori non mancano, avrà riconosciuto immediatamente un celeberrimo episodio del film I sette samurai, del grande Akira Kurosawa. E' la scena in cui facciamo conoscenza col carismatico Benkei (Takashi Shimura), che radunerà un pugno di samurai senza padrone per difendere dai predoni un villaggio ridotto in condizioni tali da non poter nemmeno pagare per questo servigio. 

Il nostro breve riassunto non è tratto però dal capolavoro di Kurosawa. Proviene da Daisetz. T. Sukuzi, The zen and the Japanese culture, p. 128 (1970) ed illustra un episodio della vita di Kamiizumi Nobutsuna. Anche senza saperlo quindi molti di noi sono già stati a contatto con l'insegnamento del maestro Kamiizumi, che sia con l'intermediazione dell'arte di Kurosawa o in altri modi. Noi cercheremo nel seguito di questo articolo di comprenderlo meglio ed in modo meno casuale.

Iniziamo con una succinta scheda biografica: Kamiizumi Hidetsuna nacque nel 1508 nel feudo di Kamiizumi, nel Kozuke, che dominava la pianura del Kanto e di cui aveva preso possesso il suo antenato Ogo Yoshihide, appartenente ad un ramo della famiglia shogunale degli Ashikaga. Negli anni successivi il Kanto divenne uno dei terreni preferiti di battaglia dei grandi feudatari che si contendevano il dominio del Giappone.

Hidetsuna fu agli ordini del grande condottiero Uesugi Kenshin, e resistette valorosamente per lungo tempo agli assalti incessanti del grande rivale di Uesugi: Takeda Shingen. Anche chi non si interessa di storia lo conosce come il protagonista dell'opera che segnò il ritorno ai grandi affreschi storici e alle grandi battaglie del maestro Kurosawa: Kagemusha.

Costretto alla resa venne tuttavia risparmiato, avvenimento raro nei feroci scontri di quella che venne chiamata Epoca dei regni combattenti (Sengoku jidai), anzi ricevette addirittura la proposta di entrare al servizio di Takeda Shingen. Declinò la proposta, dichiarando di non poter tradire la memoria di chi aveva seguito in battaglia, e chiese di potersi ritirare dalla guerra dedicandosi allo studio dell'arte della spada.

Il nome precedente di Takeda Shingen era Nobuharu (晴信), che invertendo gli ideogrammi diventa Harunobu (信晴) ma si può anche leggere Shingen, il nome che assunse dopo aver preso i voti da monaco. Si dice che in questa occasione abbia concesso ad Hidetsuna l'onore di utilizzare l'ideogramma nobu (信), che veniva tramandato di generazione in generazione nella famiglia Takeda. Fu così che divenne Kamiizumi Nobutsuna (上泉 信綱).

Aveva padroneggiato la scuola di spada Kage ryu (scuola dell'ombra) che aveva poi adattato alle sue esigenze dando vita allo Shinkage ryu (nuova scuola dell'ombra). Seguito da due fedeli discepoli trascorse il resto della sua vita nel musha shugyo. Fu figura importante nella nascita ed evoluzione della scuola Yagyu ryu, che divenne più tardi la scuola ufficiale dello shogunato Tokugawa. Ma Yeyasu Tokugawa era  ancora a quei tempi un giovane e ambizioso feudatario al servizio del condottiero Oda Nobunaga, solo alcuni decenni dopo doveva riportare la vittoria finale dopo la scomparsa dei grandi antagonisti Takeda e Uesugi, dello stesso Nobunaga e del suo successore Hideyoshi.

Kamiizumi Nobutsuna scomparve tuttavia prima, in epoca non meglo precisabile intorno al 1577, e gli venne attribuito il titolo postumo di Ise no kami (signore di Ise). Non si conosce ove riposano i resti di Kamiizumi Isenokami Fujiwara no Nobutsuna, e il suo lignaggio si estinse con la morte in battaglia dei due figli. Il suo insegnamento rimane immortale.

Nella cartina seguente ci si può rendere conto delle dinamiche del conflitto in cui venne coinvolto Kamiizumi Nobutsuna, di natura epocale e destinato a cambiare le sorti del Giappone nei secoli successivi. Partendo dal dominio del Kai, privo di accesso al mare, Takeda Shingen intende espandersi sia verso la costa del nord che quella del sud, tagliando in due il Giappone e divenendo padrone assoluto delle vie di comunicazioni (rese evidenti dai diversi colori della cartina).

Il suo avversario naturale è Uesugi Kenshin, signore di Echigo, che gli chiude l'accesso al mare del nord e che ha mire espansionistiche non compatibili con le sue. Dal sud-ovest, dal feudo di Owari, il condottiero Oda Nobunaga si vede sbarrata la strada da Takeda e lo attacca a sua volta. Lo spalleggia dal sud il suo feudatario Tokugawa Yeyasu di Mikawa. Sarà questi, scomparsi prima Takeda e Uesugi e alcuni anni dopo, al culmine del potere, Oda Nobunaga, a stabilire un dominio duraturo sul Giappone, che assicurerà il potere alla sua dinastia per circa 260 anni.

Kamiizumi si trova in una zona destinata ad essere teatro di conflitto, ricca di piazzeforti e dominante l'accesso alla ricca pianura del Kanto ed alla città di Edo (Tokyo), che diverrà al termine dei conflitti la nuova capitale shogunale e all'inizio dell'era Meiji la capitale assoluta, quando vi si trasferirà l'imperatore abbandonando la residenza di Kyoto.

 

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