Tecnica/Cultura
L'arte della pace - Come raggiungere il fine
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Come raggiunge il suo fine?
L'idea di fare dell'Aikidō un'Arte della Pace non discende da una interpretazione ingenua della realtà. Il Maestro Ueshiba ha ben chiara la natura delle cose. Sa che lo spirito di discordia pervade di sé tutto l'universo difatti scrive che: “La combattività genera la bellezza naturale. La combattività non è nient'altro che la vitalità che sostiene la vita”.
Per noi occidentali 2500 anni fa circa Eraclito aveva pronunciato queste parole: “Polemos [la guerra] è padre di tutte le cose (I Presocratici, Testimonianze e frammenti, Ed. Laterza, 1986, B 53) ed anche: “tutto accade secondo contesa ( Ibidem, B 80) ed ancora: “e dai discordi bellissima armonia” (ibidem, B 8).
Per quel che poi riguarda il fronte di guerra, per così dire interno ai nostri animi, per il Maestro: “Vincere significa sconfiggere la mente conflittuale che si annida dentro di noi”. A queste parole dall'Occidente fanno eco queste altre:“La lotta più dura è quella che si ingaggia con sé stessi. In questo appunto dovremmo concentrare il nostro sforzo: vincere noi stessi, elevarci ogni giorno al di sopra di noi stessi e progredire un po' nel bene”. (L'Imitazione di Cristo, traduzione dal latino di Ambrogio Recalcati, Ed. San Paolo, 2013, p. 14); e queste altre: “Dall'intimo, dal cuore dell'uomo escono i pensieri cattivi che portano al male”. (Marco 7, 14-23 e Matteo 15, 10-20)
Due sono i fronti di guerra: fronte esterno e fronte interno. L'Arte della Pace ingaggia una duplice battaglia; una lotta senza quartiere contro tutto ciò che lacera l'unità e la pace in noi e fuori di noi. Ovunque occorra portare la pace, ne rivolge le armi. Ma se la Pace è una forma di ospitalità, com'è possibile passare dall'ostilità alla ospitalità? Bisogna partire dalla considerazione che tutti gli esseri viventi, in quanto abitano uno stesso universo, condividono uno stesso destino. “L'Arte della Pace è una sfera uniforme e infinita che include tutte le cose”. Come viene affrontato e superato il conflitto dall'Arte della Pace? Quali strumenti conosce e mette in atto? Il problema infatti non è dato soltanto dal fatto che esiste qualcosa che chiamiamo discordia, ma anche dal suo mancato superamento.
D'altra parte deve esserci un mezzo per superare la contesa, poiché là dove c'è contesa non può non esserci intesa e viceversa. L'unico strumento che l'Arte della Pace conosce ed il solo che insegna è la tecnica . Ogni volta che ci alleniamo, facciamo esperienza del modo in cui è possibile pacificare il mondo intero. Tutte le tecniche sono una continua esperienza di come sia possibile portare il cielo sulla terra. Nella ripetuta e ripetuta e più volte ripetuta esecuzione delle tecniche, ogni praticante impara a conoscere e ad affinare le armi della pace.
Se la vita è bellissima armonia di contrari, tori ed uke allora, nei loro due reciproci ruoli opposti, la rappresentano e la reinterpretano. Armonizzazione degli opposti: accade questo ed è questo che impariamo quando eseguiamo una tecnica. L'armonia non sarebbe possibile se uke non fosse uke e tori non fosse tori, se ciascuno di essi non fosse quel che deve essere: uno il contrario dell'altro, quasi icone viventi dei contrari.
Se uke non attacca con sincerità, tori non può rispondere con sincerità, allora la tecnica, per duplice mancanza di sincerità, non riesce, non c'è affatto la tecnica, non una tecnica perfetta, ma la tecnica pura e semplice, la tecnica e basta: che uke faccia l'uke e che tori faccia il tori, sono le uniche premesse del darsi di una tecnica, diversamente non si dà in nessun modo una tecnica. Questo nostro insistere sulla tecnica non vuol essere un appello ad uno sterile tecnicismo, tutt'altro, è un richiamare l'attenzione sulla natura della vita, le cui contraddizioni o ciò che è lo stesso, i cui contrari vanno presi sul serio, poiché è proprio qui che ha origine l'Aikidō, nella ricerca dell'armonia dei contrari. Tecnica è un altro nome per armonia ed armonia significa: neutralizzare l'aggressione, lasciando integro l'aggressore. Questo è il genere di armonia che la tecnica realizza dall'incontro-scontro di uke e tori. In questo incontrarsi e scontrarsi di uke e tori, tori rimane tori, uke rimane uke, la lotta tra di loro rimane lotta, ma tutto è risolto, assorbito e pacificato per mezzo della tecnica.
Questo modo di procedere ci fa venire in mente il modo proprio del procedere della dialettica hegeliana di tesi, antitesi e sintesi in cui uke e tori sono, uno la tesi e l'altro l'antitesi, mentre la tecnica è la loro sintesi e, così come appena sopra abbiamo visto accadere nella tecnica, anche nella dialettica hegeliana, la verità di uke, la verità di tori, la verità della loro contrapposizione, non vengono annullate bensì conservate seppure ad un livello di superiore sintesi. Superiore sintesi vuol significare efficienza della tecnica e a sua volta, l'efficienza della tecnica, è l'efficacia di “AI”. Là dove c'è “AI” c'è anche una tecnica efficace. Ed “AI” è la circonferenza e la sfera. L'analisi appena svolta, fa piazza pulita una volta per tutte, di tutte le discussioni che riguardano l'efficacia delle tecniche dell'Aikidō. La tecnica, ma Il termine greco τεχνική, da cui deriva il termine italiano tecnica, è traducibile anche ed ancor meglio con la parola arte e, perciò la tecnica ovvero l'Arte dell'Aikidō ovvero ancora l'Arte della Pace, ci ricorda continuamente che la vita è contrarietà e che pur nell'impossibilità di eliminare i contrari vi è la necessità per la vita stessa di cercare e trovare e realizzare una loro armonia.