Marco Porcio Catone nacque a Tusculum nel III secolo a.C.. Scrisse in tarda età le Origines, partendo dal mitico sbarco di Enea nel Lazio per poi descrivere paulatim (sommariamente) gli avvenimenti della storia romana fino ai suoi giorni. Condotto a Roma già adulto da uno sponsor che lo sottrasse a una quieta vita di agricoltore, divenne strenuo difensore delle tradizioni di quella cultura, per lui non nativa. Guerriero, politico, uomo di stato e di governo, instancabile fustigatore della decadenza della morale, al punto di passare alla storia come Catone il censore e di ottenere fama non sempre benevola, lo testimonia l'epigramma di un anonimo contemporaneo: «Rosso. Mordace. Occhi cerulei. Neanche morto Persefone accoglie Porcio nell'Ade». Costante il suo richiamo - anche fra le righe - a non disperdere l'incommensurabile patrimonio dei fondatori ma nemmeno tramandarlo come mera curiosità storica: assumerlo a stile di vita. Piuttosto ritornarvi che parlarne. Le Origines andarono perdute, ci rimangono per conoscere sia lo stile letterario di Catone che la sua filosofia di vita il De agricultura e soprattutto la cronistoria del suo incessante impegno sociale protrattosi fino alle soglie della morte in tardissima erà. E scarsi frammenti delle Origines tra cui: «Non interessa scrivere quanto sia nella tavola del pontefice massimo, quante volte siano rincarati i viveri, quante volte il sole o la luna siano stati oscurati da una caligine o da qualcos'altro». Le Origines intendevano trasmettere ai successori più che il racconto degli episodi lo spirito dei padri fondatori di quella cultura cui i romani avrebbero dovuto ispirarsi e attenersi nella vita quotidiana.
Nella immagine a lato (Museo Lavinium): la laguna costiera ove approdò Enea al termine della sua ricerca di vita, negli stessi luoghi ove si concluse con la morte in battaglia. Lì sono le origines di Roma. E' attualmente una oscena distesa di cemento.