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Tamura Nobuyoshi sensei: l'ultimo saluto di uno degli ultimi grandi maestri - Senza data

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Buon anno. Mi piacerebbe parlarvi delle feste dell'anno nuovo in Giappone, che sono quasi divenute per me una vecchia storia. Durante la mia infanzia le feste più divertenti erano Capodanno e Onnisanti.

Quando si avvicinava l'anno nuovo tutto il vicinato si lanciava in una gigantesca pulizia, asciugando i tatami al sole, battendo la polvere, sbarazzandosi degli oggetti inutili accumulati nel corso dell'anno, riparando le chiusure delle pareti di carta, e tutta la famiglia mangiava in fretta per pulire la casa fino a sera. Il giorno dopo si preparavano i mochi, il riso.

La vigilia il riso appiccicoso era messo a bagno prima di venire cotto a vapore.

Lo si metteva allora in un grande mortaio, e gli uomini pestavano mentre le donne giravano l'impasto.

Dovevano dunque uniformare la loro respirazione perché il mochi prendesse forma.

 

 

 

Bisognava lavorare finché diventasse morbido per prepararne i differenti elementi della festa, e con i resti si si faceva una specie di dolce da distribuire ai bambini che attorniavano i cucinieri.

Questo prendeva secondo l'importanza della famiglia tra una mezza giornata ed una giornata intera.

Ogni famiglia era fiera di adornare l'ingresso con una decorazione di pini, bambu e prugni, simboli di fortuna. La gente di campagna li andava a cogliere nelle montagne, la gente di città li acquistava, e le case più ricche si ornavano di vere foreste di oltre due metri di altezza, mentre quelle più modeste si accontentavano di mazzi di piccole dimensioni. Seguendo le credenza Shinto, gli dei scendevano dal cielo per rendere in quei giorni visita agli esseri umani, occorreva dunque attirarli con le decorazioni più visibili e attraenti.

La padrona di casa preparava i pasti per tre giorni per onorare gli ospiti, la famiglia e gli amici. L'altare domestico era guarnito di kagami mochi, sake, riso, sale e dei "prodotti dei tre mondi" (terra, aria e mare), Queste offerte erano destinate a ringraziare gli dei della loro buona grazia.

L'ultimo giorno dell'anno, quando la festa era al culmine, le famiglie riunite attendevano che suonasssero a mezzanotte le campane di tutti i templi buddisti del Giappone. Suonavano 108 volte per cacciare le influenze maligne dell'anno passato e salutare l'anno nuovo nel momento in cui tutti si scambiavano auguri di buon anno.

Un pasto tradizionale di toshikoshisoba (tagliatelle di grano saraceno) veniva servito in questa occasione. Prima che sorgesse il giorno si prelevava dal pozzo "l'acqua nuova" che rigenerava colui che ne beveva.

C'era anche una cerimonia di celebrazione del primo sole dell'anno. Alcuni scalavano le colline e le montagne ed anche il monte Fuji, per salutarlo ancor prima.

Tutti rivestivano poi i loro migliori kimono per recarsi al tempio Shinto più vicino.

Rientravano infine a casa dove li attendeva una zuppa fumante di legumi, di pollo e di mochi, lo zoni che seguiva un pasto festivo annaffiato dall'otoso, un sake profumato d'erbe medicinali che si riteneva tenesse lontane le malattie per tutto l'anno. I bambini ricevevano delle strenne otoshi-dama (l'anima dell'anno). Sono delle monete dentro dei sacchetti, che hanno rimpiazzato le offerte di kagami mochi di una volta.

I visitatori che venivano a portare i loro saluti avevano l'abitudine di offrire delle strenne ai bambini, che attendevano con impazienza quel giorno. I bambini della famiglia e del vicinato si riunivano per dei giochi appassionati con le biglie, e battaglie a carte, con la palla, con i dadi.

I sogni della sera dell'anno nuovo erano interpretati con serietà perché erano presagi dell'anno nuovo, ed il migliore augurio era il monte Fuji.

Ognuno faceva piani sull'anno a venire, l'anno novello era il momento più propizio per dedicarsi a questa attività ed era su questi bei pensieri che si addormentavano i bambini.

Il secondo giorno dell'anno era consacrato alle visite al vicinato, alla famiglia e alle relazioni di lavoro. Il terzo giorno gli adulti riprendevano il lavoro ma i bambini restavano in vacanza ancora qualche giorno.

Il 7 si preparava il nanakusagayu, la zuppa di riso con le 7 erbe della primavera che aveva la virtù di purgare gli organismi affaticati dagli eccessi delle feste.

L'11 si rompevano i kagami mochi che ornavano l'altare, nel corso della cerimonia del kagami biraki, il 15 si festeggiava il dondoyaki, cerimonia nel corso della quale si bruciavano gli ornamenti festivi, il fumo servendo da veicolo agli dei per riguadagnare i loro domini.

Si dice che gli dei che ci rendevano visita in occasione di queste feste fossero gli spiriti dei nostri antenati. Essi vivono, si diceva, nelle montagne, nei cieli, negli alberi che ci circondano. E' grazie al loro aiuto che i loro discendenti possono conoscere pace e prosperità. Ed è per mantenere questo legame che i loro discendenti devono accoglierli al meglio durante le feste, per ringraziarli e pregarli di vegliare sui viventi.

L'universo si sviluppa giorno dopo giorno. Il fatto di progredire giorno dopo giorno è la caratteristica degli esseri viventi. La vita è quello che abbiamo ricevuto dagli dei o piuttosto la vita è la manifestazione della divinità stessa.

E' dunque importante sapere che noi abbiamo la forza di combattere ed eliminare sfortune, malattie, incidenti. Crisi, guerre, catastrofi naturali non sono punizioni ma segnali che dobbiamo interrpretare e ringraziare. In questo senso dobbiamo ritrovare il corso naturale delle cose, il più rapidamente possibile, per raddrizzare il Mondo. Solamente consacrandovici sinceramente gli dei ci aiuteranno

Quest'anno vorrei poter vivere in pace rimettendomi al cielo. E voi?....

I migliori auguri di pace e di buona salute.

N. Tamura

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