Testi

Nagayama K., Il manuale della spada giapponese

Kokan Nagayama

Il manuale della spada giapponese

Costa Editore, 2011

Traduzione di Emiliano Lorenzi

 

Nel mondo dei conoscitori del nihonto, la spada giapponese, quando si parla del "Nagayama" tutti sanno di cosa si tratta. E' il testo fondamentale per affrontare la vastissima quanto affascinante materia. Disponibile dal 1997 nella edizione inglese curata da Kenji Nishina, discepolo dell'autore Nakayama sensei (1920-2010) che fu il più autorevole togishi (politore) del XX secolo, The connoisseur book of the japanese sword è stato recentemente tradotto in italiano basandosi su questa inglese e pubblicato a cura della INTK.

Diciamo immediatamente che si tratta di una operazione culturale indispensabile ed occorre darne merito alla Associazione Italiana della Spada Giapponese (INTK) che ha saputo portarla a compimento superando non pochi ostacoli.

Questo non vuol dire tuttavia che l'opera sia necessariamente indenne da ogni appunto, ed abbiamo il dovere di rendere conto di alcune critiche - naturalmente costruttive - tra cui anche quelle sollevate da noti esperti.

Innanzitutto il voluminoso formato di stampa, fedele alla versione in inglese ma non a quella originale giapponese, lo rende di fatto inadatto ad essere quello che avrebbe dovuto essere: un manuale da campo, di dimensioni e peso ridotti, che potesse essere agevolmente portato con se per consultarlo in viaggio, durante un kantei kai o anche quando si avesse occasionalmente modo di visionare dei nihonto col desiderio di consultare un testo di riferimento. 

Dobbiamo però osservare che la realizzazione dell'opera in edizione "da combattimento" ne avrebbe portato il costo a livelli irrealistici, ben al di sopra dei 75€ dell'attuale prezzo di copertina, che rappresenta una cifra non contenuta in assoluto ma assolutamente adeguata all'impegno editoriale nonché un buon investimento destinato a fruttare a lungo.

Abbiamo già avuto modo di accennare a questo problema nella recensione dei Racconti dell'antico Giappone di Algernon Mitford.

Nella immagine vediamo una edizione del testo di Mitford stampata nel 1928 a Londra. E' un formato piccolo e leggero, reso possibile dall'utilizzo della cosidetta carta di Oxford:, leggerissima e molto fine. Nonostante le dimensioni ridotte è molto robusto, ha infatti resistito onorevolmente alle numerose avventure che deve avere affrontato in tanti anni, 84 fino a questo momento.

Al di sotto l'edizione dello stesso libro pubblicata in Italia da Luni nel 2006: la differenza è autoesplicativa.

Purtroppo la proposta di realizzare una edizione dei racconti simile a quella inglese fu giudicata da alcune case editrici economicamente non sostenibile.

Vediamo ora nell'altra immagine l'edizione italiana del testo in esame, sopra, confrontata con quella inglese curata come detto da Kenji Mishina. Il volume italiano come si può notare ha dimensioni leggermente minori in altezza e larghezza (cm 23,5 x 17,5) ma è più spesso (cm 4,5 contro 3).

Dobbiamo assolvere questa edizione, e con formula piena, nemmeno una potenza editoriale come Kodansha ha osato nella edizione inglese - pur stampata in Giappone - riprendere formato e rilegatura di quella originale.

Certamente oltre alla manegevolezza e robustezza il volume ne avrebbe guadagnato anche in termini di piacere tattile ed estetico nel maneggiarlo. Ma dobbiamo riconoscere che non sarebbe stato realistico affrontare l'impegno.

Dobbiamo essere più severi con i numerosi refusi (oggeto, conoscienza, tarmite, ancora conoscienza, Murumachi...) che danno il benvenuto al lettore italiano già nella prefazione all'allarmante ritmo di almeno uno per pagina. E' probabile che la prima edizione vada ben presto esaurita,  lo meritano e lo esigono l'interesse del  testo e l'attesa che ha suscitato. In occasione delle prossime edizioni è augurabile che si colga l'occasione per una ripulitura.

Akcuni altri appunti sono stati rimarcati dagli esperti: il timore reverenziale con cui si affronta una opera fondamentale ha impedito di operare certi aggiustamenti o forse più probabilmente addirittura di pensarli. Eppure non si può escludere che avrebbero incontrato il favore dello stesso Nagayama sensei. Venne nominato nel 1998 Tesoro Nazionale Vivente del Giappone e fu incontestabimente la massima autorità nel difficile suo campo: ma fu anche il primo a riconoscere che la sua opera era frutto di incessanti revisioni e correzioni e che avrebbe continuato a sentire il bisogno di apportarne in continuazione fin quando gli fosse stato possibile.

Forniamo due esempi tra quelli che ci sono stati segnalati.

Le utili illustrazioni che riportano i sugata delle lame tipiche delle varie epoche inspiegabilmente non mostrano i nakago (codoli),  che pure avrebbero fornito utilissimi informazioni.

L'alternativa che è stata suggerita, l'utilizzo non di disegni ma di foto di spade rappresentative delle varie epoche e dei vari stili, avrebbe tuttavia richiesto non solo un notevole impegno in termini di ricerche di archivio ma anche l'acquisizione dei diritti di pubblicazione di ogni singola immagine e un lungo lavoro di omogeneizzazione tipografica delle foto per ridurre tutte le lame alla stessa scala.

Una modifica tout court dei disegni con l'aggiunta dei nakago tipici avrebbe reso necessario invece l'assenso di Kodansha, detentrice dei diritti della edizione originale, o dello stesso Mishina sensei. Peccato comunque.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una seconda segnalazione riguarda la cartina che riporta le province feudali del Giappone.

Il testo evidenzia giustamente l'importanza del sistema di suddivisione detto Goki  - Shikido. Ossia la distinzione tra i 5 feudi costituenti il distretto della capitale (Kinai o Go Kinai) e le regioni percorse dalle 7 principali vie di comunicazione (Shichidô) con i relativi feudi (han), amministrativamente separati ma affiancati su uno stesso percorso.

E' una suddivisione che è stata abbandonata nel 1871 con la soppressione dei feudi, sostituiti da prefetture (ken) sottoposte al potere centrale e con limiti territoriali non sempre coincidenti con quelli feudali.

Di conseguenza, per conoscere le vie di comunicazione e comprendere le dinamiche degli scambi culturali e commerciali tra differenti aree del Giappone antico occorre ancora fare riferimento al sistema Goki Shichidô.

 

Però  la cartina pubblicata nella pagina successiva del "nagayama", forse per i limiti dovuti alla riproduzione tipografica in bianca e nero,  non evidenzia il Goki Shichidô tantevvero che ci è stato suggerito di prepararne una alternativa che trovate su questo stesso sito.

Una seconda versione di questa carta, presente nello stesso articolo, associa ad ogni han i relativi ideogrammi giapponesi, utili per riconoscere in un mei, un kantei o in un testo la firma di un maestro o la regione di appartenenza.

 

 

 

 

 

Tornando alla recensione del testo in esame, diciamo subito che non si presta a riassunti o a spiegazioni semplicistiche. Contiene, in maniera stringata ma completa, praticamente tutte le informazioni necessarie ad un testo con l'ambizione, raggiunta, di essere il maggior punto di riferimento per i cultori del nihonto. Il problema è che la mole di informazioni è impressionante, ma questo non è addebitabile all'autore e le difficoltà per un approccio approfondito costituiscono d'altra parte una ulteriore attrattiva, una sfida che attrae sempre più irresistibilmente appassionati e studiosi.

L'opera si compone nella edizione italiana di circa 480 pagine, guadagnandone 120 sulla edizione inglese a causa del formato leggermente minore e di una scelta di caratteri di dimensioni di poco superiori che permettono una maggiore leggibilità.

I disegni (oshigata) che evidenziano le particolarità (hataraki, alla lettera attività) di ogni tipologia di lama provengono dalla mano stessa di Nagayama sensei. Gli oshigata permettono una precisione di dettaglio ed una abbondanza di particolari preclusi a qualunque fotografia, e consentono l'intervento diretto dell'esperto senza la mediazione di un artificio meccanico utilizzato da persone non necessariamente esperte nell'arte. Sono resi fedelmente anche nella edizione italiana, anzi forse sono maggiormente leggibili in quanto meno tipograficamente contrastati.

Vengono messe a confronto in questa pagina le linee di tempera (hamon) della tradizione di Yamato e di quella di Bizen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il testo inizia con un excursus storico sulla nascita e l'evoluzione del nihonto, che originariamente derivato da modelli di importazione coreana o cinese assume caratteristiche autoctone a partire dal secolo VIII, fino a raggiungere e superare nel giro di alcune generazioni i modelli continentali.

Il periodo classico del nihonto si può considerare concluso con la proclamazione dell'Haitorei nel 1876, e da lì inizia l'epoca della spada contemporanea, Gendaito.

Si tratta di conseguenza di una produzione artistica che si è protratta per circa 11 secoli, di immaginabile complessità e impermeabile ad ogni approccio superficiale.

Questa tabella, tratta dalla pagina 23 del testo, mette a raffonto con le epoche storiche Muromachi (1392-1573), Azuchi Momoyama (1573-1600), Edo (1600-1867) e Meiji (1868-1912) i periodi di produzione del nihonto, riportati nella colonna a destra.

In epoca Muromachi siamo nella fase finale della produzione Koto (antica spada, manca tuttavia in questa colonna la relativa indicazione. La produzione Koto si considera convenzionalmente conclusa grossomodo in coincidenza con l'inizio dell'epoca Edo. A partire da quel momento si parla di produzione Shinto (nuova spada) che prosegue fino al 1781 circa quando il genio di Suishinshi Masahide dà inizio al rinascimento Shinshinto (nuovissima spada).

 

 

 

 

 

La sezione dedicata alle caratteristiche delle lame elenca e mostra nel dettaglio le varie tipologie relative ad ogni singolo elemento della lama.

Qui vediamo la classificazione del kissaki (punta).

Le caratteristiche che Nagayama sensei considera rappresentative della tipologia di una lama sono:

  • tsukurikomi (struttura generale)
  • sori (curvatura)
  • kissaki (punta)
  • mune (dorso)
  • shinogi (zona di raccordo tra mune e fianco)
  • sugata (profilo)
  • nakago (codolo)
  • nakagojiri (terminale del codolo)
  • yasurime (lavorazione a lima del codolo)
  • mei (firma)
  • hi (scanalatura della lama)
  • horimono (incisione decorativa o propiziatoria)
  • hada (venatura della lama)
  • hamon (linea di tempera)
  • boshi (linea di tempera della punta)

Come si vede si tratta già di un numero elevato di pecularietà che è necessario prendere in considerazione, dobbiamo inoltre pensare che molte di queste particolarità richiedono pagine e pagine di spiegazioni e possono a loro volta essere divise in differenti sotto tipologie.

Dopo un breve esame dei possibili difetti della lama, Nagayama passa a dettagliare le caratteristiche costruttive dei manufatti delle maggiori scuole e dei maggiori artefici, seguendoli nell'arco dei 3 periodi principali di produzione (come ormai sappiamo Koto, Shinto e Shinshinto).

Questa sezione da sola occupa circa 250 pagine ed è talmente densa di informazioni da essere quella più refrattaria ad ogni tentativo di riassunto.

Segue una breve sezione dedicata ai criteri di valutazione di una lama. Può apparentemente sembrare troppo breve essendo in realtà l'argomento più ricercato da chi si avvicina al nihonto. In realtà quasi tutti gli elementi necessari per una valutazione corretta sono contenuti nella corposa sezione precedente: senza il pieno assorbimento di quelle nozioni non è possibile alcuna valutazione, una volta maturato il gisto grado di conoscenza teorica occorre visionare di persona un numero considerevole di lame di pregio.

Solamente quando terminato questo lungo ed intenso periodo di apprendistato diventa possibile ragionare in astratto e "vedere" la lama sulla base di una semplice descrizione scritta ovvero farla vedere ad altri esperti descrivendone con precisione ogni carattteristica.

Rimarrebbero da considerare i metodi di valutazione delle condizioni della lama, ma qui probabilmente solo l'esperienza sul campo può permettere di apprezzare se il lavoro dei togishi succedutisi nei secoli ha permesso di mantenerla in condizioni adeguate al suo valore ed alla sua storia.

Più importante la sezione dedicata ai criteri cui improntarsi nei kantei kai, nelle riunioni in cui vengono messe alla prova le capacità di valutazione degli aspiranti periti. Nella procedura chiamata Nuysatsu kantei ai partecipanti vengono proposte in visione 5 lame, celandone il nakago ove potrebbe apparire la firma dell'autore. Il loro compito è di identificare correttamente, sulla base del solo esame visivo, l'epoca di fabbricazione, la tradizione di appartenenza e il nome dell'artefice, compilando la scheda che vediamo.

Un nutrito glossario completa l'opera.

Inutile pretendere di esprimere giudizi sopra un testo che è molto al di sopra del livello di apprezzamento della persona comune (categoria in cui ci riconosciamo). Non a caso il titolo che viene assegnato ai grandi maestri immediatamente prima di quello di Tesoro Nazionale Vivente è Mukansha: al di sopra di ogni giudizio.

Reiteriamo l'invito a non far mancare questa opera nella propria biblioteca, se si è veramente interessati ad approfondire la propria conoscenza del nihonto. Il manuale della spada giapponese non è certamente un testo facile, ma accompagna il lettore lungo un necessario percorso di crescita.

 

 

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