Testi

Kapp - Yoshihara, The craft ot the Japanese Sword

The Craft of the Japanese Sword

Leon and Hiroko Kapp, Yoshindo Yoshihara

Kodansha, 1987

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da quando questo testo è stato pubblicato molte cose si sono mosse nel mondo dei cultori del nihonto. Il maestro Yoshindo Yoshihara, che ha collaborato con gli autori del testo prestandosi ad essere ripreso durante il processo di fabbricazione delle lame e naturalmente illustrando i vari passaggi, è ora uno dei massimi artisti viventi ed ha raggiunto il livello di mukansha, letteralmente senza giudizio ma nel senso di al di sopra di ogni giudizio mentre si parla frequentemente di lui come di un probabile prossimo tesoro nazionale vivente.

In Italia è nata la INTK, Associazione Italiana per la Spada Giapponese, che da alcuni anni mantiene stretti rapporti con Yoshihara sensei e periodicamente organizza manifestazioni, conferenze e dimostrazioni dal vivo. Su questo sito potete leggere il resoconto della dimostrazione di yakiire, tempra della lama, tenuta a Firenze nel 2006 da Yoshindo Yoshihara mentre Leon Kapp forniva spiegazioni sui metodi di pulitura e rettifica.

Il testo in esame rimane comunque, pur a distanza di non poco tempo, il migliore disponibile e forse l'unico per apprendere dettagliatamente come viene prodotta una lama tradizionale giapponese. Fornisce inoltre altre utili informazioni, ad esempio sulla sua corretta manutenzione o sui metodi di base per apprezzarne grossolanamente il valore e lo stato di conservazione.

Rimane natualmente inteso che solamente dopo lunghi anni di studio si può arrivare a valutare correttamente una lama, identificando epoca, scuola e produttore anche sulla base della sola descrizione.

Ma gli studi occorre pure cominciarli da qualche parte, e il Kapp-Yoshihara si presta egregiamente allo scopo, con un approfondimento degno di nota per quanto riguarda il processo di fabbricazione vero e proprio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il materiale primo per la fabbricazione delle lame viene ricavato mediante forni tradizionali denominati tatara di cui si era perduta l'usanza, anche perché venivano costruiti ogni volta da capo per essere utilizzati una volta solamente e poi distrutti, mentre le tecnologie importate dall'occidente permettevano di ottenere acciaio di buona qualità con procedure meno complesse e dispendiose, che però non consentivano di fabbricare acciaio ai livelli qualitativi dei tatara.

Il governo giapponese ha incentivato il ritorno alle tecnologie ancestrali ed ha allo stesso tempo fissato rigidi protocolli per la fabbricazione del nihonto, scoraggiando disinvolte operazioni commerciali mediante la riduzione del numero di lame consentite ad ogni artista, che viene ammesso alla produzione solamente dopo aver superato un concorso.

Nella produzione di una lama vengono coinvolti non meno di 4 artigiani: il kaji che produrrà la lama vera e propria, il togishi che la rettificherà e luciderà e altri due esperti che la prepareranno per la consegna.

Il primo è incaricato di preparare l'habaki, un collare pentagonale di metallo tenero, normalmente rame ma anche argento od oro, che abbraccia la lama nella parte iniziale. E' necessario per ingaggiare la lama nel fodero senza che venga a contatto col legno, che la macchierebbe in breve tempo irrimediabilmente contenendo tannino o la danneggerebbe per lo sfregamento.

L'ultimo intervento è necessario per la fabbricazione della shirasaya, un fodero temporaneo in legno di ho (magnolia) destinato all'alloggiamento della lama finché l'acquirente non decida con quale fodero da combattimento (koshirae) e quali accessori completarla.

Va detto che molto spesso le lame di pregio vengono mantenute permanentemente nella shirasaya, essendo venute meno da secoli le necessità e le opportunità per indossarle od utilizzarle.

 

 

 

Particolarmente importante è il capitolo dedicato al lavoro del togishi, perché è ricorrente periodicamente nella lunga vita di una lama di pregio.

Fa uso di pietre abrasive ad acqua di grana decrescente classificabileiin ciinque tipologie, di cui ognuna rimuove i segni lasciati dalla precedente, utilizzandole con diverse angolature per poter distinguere tra gli effetti dell'una e dell'altra

arato serve per sgrezzare lame appena forgiate

binsui fissa la geometria della lama

kaisei inizia la fase della lucidatura vera e propria

nagura seconda fase della lucidatura

uchigumori terza ed ultima fase

Una ulteriore rettifica fine si esegue utilizzando le pietre-unghia, denominate yazuya e jizuya a seconda dei due gradi di durezza standard ma in realtà esistenti in innumerevoli varianti.

Vengono ricavate dalla limatura della uchigumori e utilizzate tenendole tra il pollice e l'indice per sfregarle sulla lama, mentre le pietre ad acqua vengono utilizzate come nella foto fissandole su un supporto tenuto fermo dal piede e facendovi scorrere sopra la lama.

Il lavoro del togishi non si limita a lucidare la lama ma ne deve esaltare le caratteristiche mettendo in condizioni di apprezzarne ad occhio nudo la grana dell'acciaio (iihada), il colore e tessitura (jitetsu) nonché lungo il tagliente la linea della tempera (hamon).

Il lento ma naturale processo di ossidazione dell'acciaio e gli immaginabili traumi cui può venire sottoposta una lama destinata al combattimento richiedono ad intervalli, normalmente di alcune decine di anni, nuovi interventi di un togishi che la riporti in condizioni ottimali.

Purtroppo la rettifica richiede l'asportazione di un sia pur minimo strato di materiale ed il ripetersi delle puliture assottiglia sempre di più la lama e ne fa affiorare i difetti interni.

Una lama che conti diversi secoli (la maggioranza delle lame giapponesi risale al periodo koto, ossia precedente al 1600) ha di conseguenza un aspetto generalmente più snello rispetto a quello di una lama forgiata recentemente, come abbiamo visto nella prima immagine.

Il testo è chiaro e corredate di numero illustrazioni e fotografie, che aiutano anche chi non si destreggia al meglio con la lingua inglese a comprendere il senso del testo.

Non possiamo limitarci a raccomandare il libro, saremmo tentati di considerarne la lettura obbligatoria per ogni appassionato o studioso del nihonto.

 

 

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