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Tamura Nobuyoshi: Aikido

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Aikido

Méthode nationale

Nobuyoshi Tamura:

Prefazione di Kisshomaru Ueshiba

1977, Univerpress, 262 pagine

Fuori catalogo

Reperibile sul mercato dell'usato tra i 150 e i 250€ a seconda delle condizioni e dell'edizione (quella in brossura ha immagini di qualità inferiore a quella rilegata)

 

 

 

Il maestro Nobuyoshi Tamura è nato ad Osaka il 2 marzo 1933 ed è scomparso il 9 luglio 2010, al termine di una malattia breve quanto impietosa, che ha voluto affrontare a viso aperto e con lo sguardo rivolto lontano, senza alcun timore e senza cedere minimamente nell'applicazione dei principi che ha praticato personalmente per tutta la vita e trasmesso a decine di migliaia di praticanti ed insegnanti. In Francia, in Italia e in tutto il mondo.

Scriveva di lui il secondo doshu Kisshomaru Ueshiba, nella prefazione di questa opera:

In occasione della diffusione di quest'opera, ci tengo a ricordare che il maestro Tamura era il discepolo favorito del compianto maestro Ueshiba e che, fino alla fine della sua vita, il Venerato Fondatore dell'aikido l'ha considerato come un figlio.

...

 

Sono certo che questo nuovo libro sarà ormai la guida insostituibile per tutti i nostri amici occidentali desiderosi di praticare correttamente l'aikido.

 

Indirizzo all'autore le mie più sincere felicitazioni augurando dal profondo del cuore che l'aikido si sviluppi in occidente, conformemente alla volontà del suo Venerato Fondatore.

A diversi decenni dalla sua prima apparizione il testo, pubblicato sia in una edizione di lusso con rilegatura rigida che in edizione economica rilegata in brossura e con percebile inferiore qualità delle illustrazioni (entrambe comunque ormai rarissime e rivendute a prezzi da amatore), non ha perso nulla della sua attualità.

La prima impressione - ingannevole - potrebbe essere quella di un'opera che si limita a mettere in ordine, elencandole ed illustrandole seguendo la falsariga del programma di esame ufficiale dell'Hombu Dojo, le principali tecniche di aikido.

In realtà l'opera quando fu pubblicata aveva in se qualcosa di rivoluzionario: se possiamo trovare elencate nei programmi di esame coevi (la prima edizione di quello dell'Aikikai d'Italia è del 1972) praticamente le stesse tecniche, per la prima volta esse venivano illustrate fotograficamente da un maestro di indiscussa levatura, che sapeva catturarne non solamente la forma ma anche i principi in esse racchiusi.

Al lettore che non abbia vissuto quei tempi è necessario parlare dei tempi programmati per la progressione didattica: ancora in tempi pionieristici solamente 20 ore di pratica - o 2 mesi di calendario - prima di presentarsi all'esame da mukyu a sesto kyu (a quei tempi ancora presente nel programma di Tamura sensei, abolito alcuni anni dopo per iniziare il cursus honorum dal quinto kyu). Più tardi l'Aikikai d'Italia aveva aumentato  i tempi di attesa, ritenendo difficle che un candidato potesse presentarsi con un livello di preparazione dignitosa dopo un programma di studi così breve. E' ora tornato all'antico, ma considerandoli tempi limite e non medi.

In quei tempi invece si praticava in occidente un aikido forse ancora grezzo rispetto a quanto siamo abituati a vedere ai giorni nostri, ma aleggiava su ogni tatami uno spirito di avventura, uno slancio ed un entusiasmo verso il cammino dell'arte, che sembrano difficili da ritrovare oggigiorno.

Dobbiamo quindi immaginarsi il praticante medio di quei tempi supplire con l'entusiasmo ai limiti tecnici. Ora si chiede di più.

Che i metodi di insegnamento e la progressione didattica debbano tenere conto dell'evoluzione dei tempi non è d'altra parte un mistero, sarebbe anzi una ammissione di sconfitta la constatazione che nessun cambiamento si sia riscontrato, nel livello medio dei praticanti, in oltre trenta anni.

 

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