L'histoire de Morihei Ueshiba
Yuji Ota - Hiroshi Wada
Versione francese di Danielle Bertholet
Association Francophone de Aikido
Alcuni anni fa gli amici dell'AFA, la sezione francofona dell'Aikikai del Belgio (la seconda è la VAV, attiva nelle regioni fiamminghe) hanno avuto una iniziativa molto bella: hanno tradotto in francese l'opuscolo Ehon Ueshiba Morihei Monogatari, che significa grossomodo Racconto illustrato della storia (o leggenda) di Ueshiba Morihei e ne hanno curato la pubblicazione.
Si tratta di un album di nemmeno 30 pagine ma ben curato, con il testo originale giapponese a fronte, e che riveste grande valore storico. Forse anche sentimentale: attraverso questo libretto divulgativo molti ragazzi giapponesi sono venuti a conoscenza dell'Aikido e della gesta di O Sensei.
Proprio uno di quei ragazzi che appresero attraverso questa sorta di fumetto dell'esistenza di un'arte chiamata aikido e di un maestro chiamato Ueshiba, divenuto poi all'inizio degli anni 60 uchideshi presso l'Hombu Dojo di Tokyo sotto la guida diretta del fondatore, continuò a partire dal 1974 la sua avventura in Italia, dove per tanti anni ha continuato a disseminare l'arte tramandatagli: Hideki Hosokawa sensei.
L'edizione curata dall'AFA rispetta l'impaginatura originale e mantiene al di sotto dei disegni di Yuji Ota il testo originale curato da Hiroshi Wada. Al di sotto, la traduzione in francese di Danielle Bertholet.
Il pubblico cui è destinato l'album naturalmente non sarebbe interessato alle complicate chiavi di lettura di tanti episodi che siamo abituati a sentirci proporre nelle innumervoli biografie in circolazione.
Si tratta piuttosto di una storia semplice fitta di episodi positivi, che hanno lo scopo di incoraggiare i giovanissimi lettori.
Sappiamo così, episodio ignorato quasi sempre altrove, che assieme allo studio degli scritti di Confucio sotto la guida di un religioso locale, il fondatore dell'aikido intraprese alla scuola primaria la pratica del nuoto e del sumo. Quando il suo istruttore raccontò ai bambini la storia del celebre sumotori Sendaga, anche lui nativo di Tanabe, qualcosa scattò nella mente di Morihei Ueshiba: se fino ad allora era stato un bambino gracile, decise in quel momento che sarebbe diventato forte e coraggioso.
L'occidentale è portato a pensare al sumo come ad uno sport professionistico riservato ad autentici giganti, in realtà viene praticato nelle scuole primarie e secondarie: le regole sono semplici, si può praticare quasi ovunque e si tratta in definitiva di una lotta giocosa che non ha nulla di aggressivo.
Tra gli insegnanti di aikido attivi in Italia hanno avuto lunghe esperienze nel sumo Masatomi Ikeda sensei, che divenne anche campione nazionale e Hideki Hosokawa sensei che poco dopo il suo arrivo in Italia lo introdusse anche nel corso bambini del Dojo Centrale, ove lo scrivente veniva regolarmente ed ignominiosamente da lui sconfitto nel rituale "incontro" con cui terminava ogni lezione, per il sommo divertimento dei bambini.
Il racconto continua: dopo aver continuato gli studi perfezionandosi nell'uso dell'abaco, uno strumento di calcolo manuale, Morihei Ueshiba divenne un provetto contabile ma in cerca del suo primo impiego si dovette trasferire a Tokyo ove tentò di avviare una cartoleria. RItornato a Tanabe, in seguito all'arrivo della convocazione per il servizio militare, vi sposò la sua amica d'infanzia Hatsu.
Servì poi onorevolmente nell'esercito divenendo in pochi anni sergente. Scoperta in questa occasione la sua natura di capo, la mise a frutto quando fu congedato. Accettò l'invito del governo giapponese a trasferirsi nella lontana, fredda ed inospitale isola di Hokkaido per renderla una terra fertile e produttiva.
Partirono con lui ed i suoi cari altre 54 famiglie. Fu là che incontrò il maestro Takeda Sokaku, che insegnava l'antica arte marziale del Daito-ryu jujutsu, senza avere un dojo regolare ma spostandosi ovunque ci fossero persone desiderose di ricevere il suo insegnamento.
Dopo 8 anni una lettera da Tanabe obbligò Ueshiba ad abbandonare tutto, lasciando la sua casa al maestro Takeda: suo padre era gravemente malato e desiderava vederlo.
Non riuscì a tornare in tempo per incontrare il padre un'ultima volta, ma lungo il tragitto fece la conoscenza del reverendo Denisaburo Deguchi della setta Oomoto kyo, una figura che ebbe su di lui una grande influenza.
Trasferitosi in seguito ad Ayabe, presso la comunità di Deguchi, vi aprì il suo proprio dojo. Insegnò all'inizio quanto appreso dal maestro Takeda, ma si rese conto ben presto che la sua strada doveva portarlo altrove.
Il nostro album accompagna poi i piccoli - o giovanissimi - lettori lungo tutto l'arco della vita di Morihei Ueshiba.
L'arte di derivazione marziale da lui creata, l'aikido, prende un posto di spicco nell'affollato panorama del budo giapponese.
Al suo fondatore non mancano i riconoscimenti ufficiali, per quanto non se ne sia mai mostrato particolarmente attratto.
Sicuramente avrà però molto apprezzato l'entusiasmo con cui migliaia di giovani hanno deciso di seguire la sua strada e di continuarla poi, in molti casi, per tutta la vita.
Se fosse ancora tra noi, e lo è ma in una forma che non siamo in grado di afferrare se non a tratti, apprezzerebbe sicuramente la diffusione avuta dall'aikido. In tutto il mondo ormai si sente qua e là il suono del tatami durante la pratica dell'aikido.
Oltre che divertire questa pubblicazione può anche essere un valido sussidio didattico per ogni dojo che abbia deciso di tenere un corso riservato ai bambini. Sarebbe piacevole poter disporre di una versione in italiano.