Origines
Dieci anni di aikido nella cultura italiana
Questo articolo venne scritto nel 1974 su Spirito del Giappone - in occasione della ricorrenza del decennale dell'arrivo di Tada sensei in Italia - da Giacomo Paudice. Si nascondeva tuttavia sotto il trasparente e autoironico pseudonimo di Gaio Costanzo Lentulo che a suo dire elencava - probabilmente in ordine decrescente di importanza - i tratti salienti del suo carattere. Va da sé che persone del suo calibro, nonostante i loro umani difetti, non si trovavano facilmente a quei tempi e sembrano praticamente scomparse al giorno d'oggi in cui tra l'altro nessuno sembra poter ammettere di avere dei limiti, vuoi di conoscenza vuoi di competenza. Ringrazio di cuore Giancarlo Paudice che ha autorizzato la pubblicazione di questo importante documento.
P.B.

1958 circa, lezione di Haru Onoda presso il Budo Club di Salerno
Prima di lui, in Italia, si era verificato uno sporadico passaggio del maestro Tadashi Abe e, per qualche anno, si era avuta la gradevole presenza, in Roma, della Signorina Haru Onoda, valente scultrice e appassionata di Aikido col grado, allora, di sho-dan {inizio della via).
Costoro avevano sperimentato, in una stretta cerchia di appassionati, la possibilità dell'introduzione, nella mentalità italiana, di una tanto singolare disciplina di ascesi; la seconda altresì confortata dalla presenza all'Is.M.E.O. (Istituto per il Medio ed Estremo Oriente) del compianto Prof. Salvatore Mergé, che ivi insegnava lingua e letteratura giapponese e che in passato, quando era addetto culturale dell'Ambasciata Italiana a Tokyo, aveva avuto la fortuna di poter fruire direttamente dell'insegnamento del fondatore dell'Aikido moderno, il grande maestro Morihei Ueshiba, e di essere stato il primo italiano a conseguire il grado iniziale di sho-dan.

1963 o 64: il corso di judo di Danilo Chierchini (al centro in prima fila). Cortesia di Mario Fraschetti (terzo da destra in prima fila)
Grandi invero furono le difficoltà iniziali, per la comprensibile incomprensione {ci si perdoni il bisticcio) dei più circa la natura, soprattutto culturale e spirituale, dell'Aikido, da molti sconosciuto o confuso con altre discipline giapponesi di natura prevalentemente sportiva o tale divenuta.

1967 circa, Dojo Centrale di Roma. All'estrema sinistra Tada sensei e Onoda al suo fianco, a destra in prima fila Sergio De Giorgio e Gianni Cesaratto
In questo suo travaglio fu aiutato qui in Roma dai suoi primi allievi, tra cui ricordiamo, oltre al già menzionato Chierchini (ora 2° dan), soprattutto Stefano Serpieri (ora 2° dan) e poi Sergio De Giorgio, Alfredo Ravieli (entrambi sho-dan), Gianni Cesaratto (ora valido 3° dan e studioso orientalista) e molti altri che ci perdoneranno di averli taciuti per l'esigenza di non trasformare questo modesto scritto in un elenco.
In altre parti d'Italia ebbe pure il maestro Tada un buon numero di appassionati e di valenti sostenitori. Ricordiamo in Piemonte, fra gli altri, il 2° dan Ladislao Immormino, i giovani Pipitone, Morello, Pisano (tutti 2° dan) ed altri ugualmente benemeriti; in Lombardia (particolarmente in Milano) ricordiamo soprattutto il 3° dan Claudio Bosello (ora vice-presidente del Consiglio di amministrazione), cultore di zen e di arti marziali, uomo di profonda cultura, e tutti gli altri che gli sono stati vicini nella sua fervida opera per l'affermazione dell'Aikido.

1967 circa, Mantova. Da sinistra in prima fila: De Compadri, Veneri, Tada, Lusvardi, Truzzi?
Tale raduno ha dato indiscusso prestigio a tutta l'Associazione: ad esso sono intervenuti i migliori maestri d'Europa e allievi di tutte le nazionalità; in esso si sono tenute conferenze, ad alto livello, in tema di arte e letteratura giapponese, sedute di zen e di angio-daza (meditazione ed esercizi psico-sensoriali) ed esibizioni di alta scuola di Aikido da tutti ammirate.
A Venezia e dintorni pure si sono avuti fautori e pronubi della disciplina, tra cui ricordiamo Giancarlo Verdica, giovane e scapigliato scrittore, studioso di cultura giapponese.

1974, Roma, Dojo centrale: decennale dell'arrivo di Tada sensei in Italia. Scusandoci per l'impossibilità di citare altri: B. Esposito, A. Pagano e in ultima fila N. Sabatino, allievi di Ikeda sensei a Napoli
In Sicilia, infine, non può tacersi l'opera svolta dallo sho-dan Giorgio Sapia, pur nelle obiettive difficoltà dovute all'isolamento geografico.
Anche in Sardegna il maestro Tada può annoverare numerosi simpatizzanti dell'Aikido e della Cultura Tradizionale Giapponese in genere, fra cui l'architetto Osvaldo Lilliu, vice sovrintendente alle Belle Arti in Cagliari.

La foto proviene dalla ed. 1970 di Da cintura bianca a cintura nera di T. Betti Berrutto. Risale tuttavia al primo seminario di Venezia (1968) e gli fu probabilmente fornita da Giovanni Granone

1972 circa. Tada sensei controlla l'organizzazione della segreteria. La foto è di Giovanni Granone, suo principale collaboratore poi avvicendato da Stefano Serpieri. Il sottoscrtto P.B. occupò poi - con un certo imbarazzo - quella stessa scrivania dal 1978 al 1988
Nacque così, secondo i dettami e nello spirito voluti dal maestro Tada, l'Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese (e la sua sezione «Aikikai d'Italia», Accademia Nazionale Italiana di Aikido).
Fu impostata una segreteria nazionale, con l'ausilio di volenterosi sin qui organizzata e tenuta e dalle cui impostazioni corrette e pure da quelle inevitabilmente errate, andiamo ora traendo, anche attraverso le delibere del Consiglio di amministrazione, le basi per un definitivo regolamento amministrativo.
Sono nate due riviste, l'una di carattere spiccatamente culturale, quale questo «Spirito del Giappone» e l'altra, grazie soprattutto all'appassionata opera dello sho-dan Giovanni Granone, che fin qui ne ha curata la pubblicazione, in tema specifico e con il titolo appunto di «Aikido»; entrambe sotto la direzione responsabile del noto giornalista e critico d'arte, barone Aurelio T. Prete, ed ora con l'apporto culturale del già menzionato Cesaratto e con l'impostazione sistematica del pur menzionato Serpieri che cura, in Roma, la pubblicazione di «Spirito del Giappone», in armonia con gli intenti del Consiglio redazionale.
La recente elezione, fra gli elementi più validi e fedeli, di un funzionante Consiglio di amministrazione, con possibilità della distribuzione dei vari incarichi secondo le personali attitudini e la prevista creazione di un corpo di insegnanti che si affianchino e collaborino con gli assistenti giapponesi più esperti, costituiscono la base amministrativa e didattica per la progressiva comprensione, da parte di tutti gli iscritti, della vera natura dell'Aikido, che ne fa sperare finalmente il totale inquadramento concettuale fra i valori della Cultura Tradizionale Giapponese, senza che sia più necessario affiancarlo glottologicamente ad essi, quasi un'appendice, un plus o un minus, a seconda dei punti di vista dai quali vogliasi intenderlo.

1982, Centro tecnico della FIGC di Coverciano (Fi). Tada sensei tori, Fujimoto sensei uke. Tenkan su attacco chudantsuki con tanto
E' superfluo sottolineare l'importanza dell'influsso che la penetrazione della cultura tradizionale giapponese ed in particolare dell'Aikido ha condotto e può condurre sul modo di pensare e di intendere della cultura italiana. Di quella cultura italiana, intendiamo, che, a tutti i livelli e salvo eccezioni, ha subito, seppur forse meno di altre, un progressivo processo di sclerotizzazione logico-intellettualistica dal portato massificante dei tempi. Processo cui non si sottrae neppure la cultura giapponese, la quale però conserva, proprio in quegli elementi che la nostra associazione vuole introdurre e preservare fra noi, l'antidoto contro il degenerare e l'estendersi della malattia.

1985 circa, Dojo Centrale, Roma. Sessione di zazen alle prime luci dell'alba
Lo zen invece si rivolge a tutto l'uomo: impegna non soltanto lo spirito, ma anche il corpo, per creare quell'unità armonica fra corpo e spirito, di cui l'uomo ha bisogno per compiere una azione pienamente umana. In questo campo dei metodi psicofisici crediamo che lo zen possa apportare un valido contributo integrativo alla cultura dell'occidente».
E chi conosce, anche soltanto un poco, l'Aikido, sa bene che alla sua base si ritrova lo zen, di cui quest'arte costituisce, per certi aspetti, un'applicazione (o non forse un superamento?).
GAIO COSTANZO LENTULO