Cronache

2014, novembre: Il Cinquantennale dell'Aikikai d'Italia. Roma

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RIassunto dalle Puntate precedenti: come una volta chiunque sapeva Il mondo è fatto a scale. C'è chi scende e c'è chi sale. Un problema del mondo moderno, forse il più importante, è però uno stato di perenne confusione, talvolta anche piacevole ma che rende arduo comprendere quando si stia salendo e quando discendendo. Per fortuna la riflessione ci porta, come sempre, su un terreno più sicuro. Avere trascurato per qualche tempo l'aggiornamento di questo sito per collaborare con le celebrazioni del Cinquantennale dell'Aikikai d'Italia, ci avrà fatto salire o scendere lungo quella scala? Ma un avvenimento tutto sommato riuscito bene, dopo tanto impegno, non può lasciare che sensazioni positive. Ed il tempo impiegato al servizio di una idea, e comunque a beneficio di altre persone, non è mai passato invano. Siamo saliti indiscutibilmente lungo i gradini di quella scala. Forse poco, ma siamo saliti. Non per questo ora scenderemo: tenteremo di salire su altre scale. A presto.
E ora, un tentativo di cronaca dell'evento. Un po' impressionistico (ma non aspettatevi Van Gogh)

 

 

 

 

 

Di solito la cronaca di un avvenimento importante comincia con i numeri: quanti erano i partecipanti, da quanti paesi venivano e quali, e così via.

Trovo che non sia del tutto congruo: come se nella recensione critica di un ristorante di classe l'autore si attardasse a spiegare la quantità in grammi della pasta utilizzata nella prima portata o i cc di quel tale condimento che accompagnava il secondo. Il buongustaio non si interessa necessariamente a queste cose, di solito le ignora addirittura. Accompagnatemi dunque in questo viaggio nell'ignoranza materiale, ove le sensazioni conteranno più delle cifre.

Certamente l'aspetto delle vivande conta, e dal vederle ci si rende immediatamente consci, per quanto per vie diverse, della loro capacità di saziare. Eccovi dunque una foto che vi renderà conto di quanto seminario c'era in tavola.

Il resto, devo probabilmente ancora scoprirlo io stesso. E forse lo scopriremo assieme. Il libro delle ricette lo consulteremo anchesso, certamente. A suo tempo.

 

Il protagonista assoluto di questo seminario è stato indubbiamente, e si sapeva da sempre che lo sarebbe stato, il maestro Hiroshi Tada, Hombu Dojo shihan, 9. dan, fondatore e Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia.

Inviato in Italia nell'ottobre del 1964 per diffondervi l'arte dell'aikido, ha perseguito tale scopo con ferma determinazione, programmandone le varie tappe e rispettando sempre la sua tabella di marcia, non vorrei dire nonostante le difficoltà, ma più correttamente non tenendo in alcun conto alcuna difficoltà. 

Che la sua strategia sia stata necessaria e vincente lo hanno dimostrato non tanto i numeri, che come già detto non certificano necessariamente la qualità del prodotto, ma l'atmosfera magicamente reale che Tada sensei infonde in ogni suo seminario.

Lo ha confermato al Cinquantennale la partecipazione entusiasta non solo dei praticanti convenuti ma anche di tutti gli insegnanti, giapponesi ed italiani, che hanno collaborato con lui in questo lungo percorso.

In quanto a lui, sono ormai esaurite da tempo le parole atte a descriverlo. E' un esempio da seguire con lo sguardo e l'azione, non con le parole.

Grazie ancora, sensei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'impegno della preparazione mi ha probabilmente impedito di riflettere in anticipo sui tanti significati di manifestazioni di questo genere.

Adesso, a giochi fatti, tento di ricostruire queste molteplici chiavi di lettura

Una è senzaltro la possibilità, non ripetibile a breve, di vedere all'opera da vicino il punto di riferimento di tutti i praticanti ed insegnanti di aikido: il doshu Moriteru Ueshiba.

Lo  vediamo qui intento a spiegare i principi dell'aikido e le conseguenti  impostazioni della sua didattica, all'inizio della sua prima lezione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per tutti c'è stata la possibilità di vedere, dal vivo, la personificazione dell'ideale dell'aikido.

L'aikido non si basa forse sulla continua addizione di nuove nozioni e di nuovi modi comportamentali, ma sulla rinuncia al superfluo, sull'essenzialità, sull'austerità potremmo dire.

Non per questo l'attenzione dei praticanti è venuta meno. E' stato bello vederlo, anche se non c'era da dubitarne.

Anche perché ogni tecnica di aikido non è disgiunta da innegabile eleganza.

 

 

 

 

 

 

Quindi, come di consueto, il doshu ha mostrato, dimostrato, essenzialmente tecniche di base.

Molto più semplice di quanto si potrebbe pensare,  e proprio per questo molto più difficile, citando uno dei paradossi preferiti di Hosokawa sensei, .

Che era naturalmente della festa.

Ma torneremo a parlare di chi c'era e di chi, purtroppo, era presente solo nel nostro ricordo.

 

 

 

 

 

 

 

Per tutti insomma partecipando alle lezioni diretti da Moriteru Ueshiba c'è stata la possibilità di toccare con mano tutto quanto abbiamo tentato di esprimere con un lungo giro di parole.

Per qualcuno anche di toccarlo con mano materiale, oltre quella che dovremmo avere dentro gli occhi per afferrare al volo e far nostro tutto quanto ci viene offerto da chi ha scelto la difficile strada del maestro.

E' infatti ben nota la disponibilità del doshu ad eseguire semplicemente le tecniche che va man mano spiegando su un notevole numero di praticanti.

 

 

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