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Difficile e forse impossibile ogni commento od apprezzamento sulle notie arrivate l'11 marzo dal nord del Giappone, dal dominio di Sendai che per primo nel XVII secolo inviò una ambasceria in Italia. Numerose organizzazioni hanno organizzato raccolte di fondi per alleviare le sofferenze delle persone colpite dal disastroso terremoto e dal tragico tsunami, e contribuire poi alla ricostruzione del Giappone. Siamo a disposizione di chiunque avesse bisogno di diffondere tali iniziative e iniziamo a diffondere le prime notizie.
Nel 1942 il creatore dell'aikido, Morihei Ueshiba, fondò lo Zaidan Hojin Aikikai, per diffondere la sua arte. Nel 1964 inviò in Italia per diffondervi l'aikido il maestro Hiroshi Tada, che nel 1970 fondò l'Aikikai d'Italia. Nel 1978 l'Aikikai d'Italia ottenne il riconoscimento della personalità giuridica dallo stato italiano con decreto del Presidente della Repubblica.
L'Aikikai d'Italia oggi:
L'Aikikai d'Italia, diretto ancora dal maestro Tada, conta circa 6.000 iscritti e 250 dojo affiliati, in tutta Italia. E' riconosciuto dallo Zaidan Hojin Aikikai e tutela la qualità dell'insegnamento dell'aikido, fissandone i requisiti per l'accesso e richiedendo agli insegnanti un continuo aggiornamento. Oltre ai corsi normali nei dojo, all'interno dell'Aikikai vengono organizzati numerosi raduni durante i fine settimana, nel corso dei quali i praticanti di diversi dojo e differenti città si allenano assieme sotto la guida di esperti insegnanti.
Cosa comporta l'iscrizione:
L'iscrizione all'Aikikai d'Italia costa 35€ ed ha validità per l'intero Anno Accademico che va dal 1. settembre al 31 agosto. Comprende l'assicurazione per gli infortuni, che copre anche la responsabilità civile, e l'abbonamento alla rivista Aikido che viene consegnata presso i dojo. E' necessario allegare alla domanda di iscrizione un certificato medico di sana e robusta oostituzione, che attesti la capacità di praticare sport non agonistico. Ulteriori informazioni sul sito www.aikikai.it
Le regole Aikikai:
Il praticante inizia come mukyu, ossia senza grado, e sostiene periodicamente esami per verificare il suo stato di avanzamento. Non sono previste cinture colorate per indicare il grado degli allievi, che devono superare 6 esami, dal 6. al 1. kyu, prima di essere considerati esperti. A quel momento sono ammessi all'esame di shodan, superato il quale indossano la cintura nera e l'hakama, e via via ai successivi esami dan.
I riconoscimenti Aikikai:
Al momento dell'iscrizione il praticante riceve un tesserino di colore verde in cui vengono registrati i gradi conseguiti e i raduni cui ha partecipato. Al raggiungimento del 4. kyu gli viene consegnato un libretto del tipo in uso presso le università, in cui vengono registrati i passi della sua carriera. Al conseguimento del grado shodan viene consegnata la Yudansha card, il "passaporto" del praticante di aikido, emessa dallo Zaidan Hojin Aikikai di Tokyo. Ogni esame superato comporta la consegna di un diploma, accompagnato per i gradi dan dal diploma dello Zaidan Hojin Aikikai.
Segnalare errori e orrori è un dovere, e qui li riuniamo tutti. La storia del collaboratore che se ne occupa, la leggete sotto, ce ne ricorda vagamente un'altra, che protervi professori tentarono invano di farci memorizzare quando ancora si studiava la mitologia, ingloriosamente respinti dalla granitica resistenza degli allievi tutti. Ma nonostante tutto qualcosa penetra sempre. Rimane.
Tantissimi anni fa il re Midaru no kami tornò dalla gara di canto tra gli dei con un vistoso eboshi sulla testa a celargli chioma e orecchie: era il dono divino per la sua competenza in giuria, non poteva levarlo per alcun motivo. Ma tempo dopo chiamò un barbiere, i capelli erano cresciuti a dismisura. Quel barbiere ero io.
Giurai di non rivelare nulla di quello che avrei visto, gli tolsi il berretto e mi trovai davanti uno spettacolare paio di orecchie d'asino: erano la ricompensa - e il voto - che gli dei avevano dato alla capacità di giudizio di Midaru.
Avevo giurato, tentai di resistere. Invano. Un giorno scavai una buca accanto a un ruscello, il Pattorokawa. Spifferai tutto nella buca, la ricoprii e me ne andai per i fatti miei tirando un gran respiro di sollievo. Ma dei bambu nacquero dalla buca, ed ancora oggi i passanti li sentono ad ogni refolo di vento sussurrare la storia delle orecchie d'asino del re Midaru. E nulla arriva lontano come i sussurri. Mentre gridare al vento è inelegante e inefficace.
Vivo ancora sotto mentite spoglie, temo di essere scoperto ed azzittato una volta per tutte. Però ci ho preso gusto. S¡, la verità va seppellita dentro una buca profonda, coperta accuratamente. Il resto, lo faranno un seme capitato per caso nella buca ed un refolo di vento. Da alora, ogni tanto, scavo una buchetta e ci infilo dentro qualche piccola o grande verità. Ed un seme...
Fikaromoto (Il barbiere di Sagami)
L'Arte Sublime ed Estrema dei Punti Vitali | Una discutibilissima operazione commerciale non svela inesistenti segreti |
Lo zen nell'arte del tirare di spada | Testo classico spacciato per l'ennesima fumisteria sullo pseudo-tema Lo zen e... |
Lo staff di Musubi si riserva il diritto ed il gusto di contrassegnare con questo bollino scritti, lavori artistici, scuole o persone che considera interessanti e meritevoli di essere segnalati.
La speranza è che si tratti in ogni caso di riferimenti "reali", così come siamo reali noi e voi, lasciando ai riferimenti virtuali la parte, interessante ma pur sempre limitata, che loro compete.
Le cose reali ci piacciono, e molto: speriamo di poter riempire questa sezione di libri, di conferenze, di raduni, di oggetti (una bella katana, un bel kimono...), di persone (maestri, kohai, senpai...) e di quanto altro ci capiti o vi capiti di incontrare nel cammino della cultura giapponese che colpisca favorevolmente.
Sentitevi liberi di segnalarci i vostri incontri più piacevoli; ovvio che li verificheremo prima di giudicare se meritino il nostro bollino blu, ma ogni volta che questo sarà possibile ne saremo felici; non siamo gelosi: vorremmo anzi che il mondo si riempisse di bollini blu, per noi e per voi.
Si troveranno sparsi qua e là nelle varie sezioni del sito, quindi abbiamo pensato di raccoglierli anche qui tutti assieme, in modo da offrire al lettore una panoramica completa di cosa ci sentiamo di approvare e consigliare, qualunque sia l'argomento.
Hiroshige: Cento famose vedute di Edo | La più famosa opera di Hiroshige in una edizione ben curata e non costosa |
Quando i bambini sono veramente bambini | Cozzi sensei: un corso di aikido per bambini da additare come esempio |
Le fonti della cultura | Esiste una scuola ove non esistono insegnanti? Crediamo di no. |
Madadayo: il lascito di Kurosawa | Il lascito spirituale di un grande maestro: Akira Kurosawa |
La trilogia del samurai | Yoji Yamada ci conduce con i suoi film nel passato feudale del Giappone |
I misteri su Miyamoto Musashi (宮本 武蔵) iniziano non appena cerchiamo di saperne qualcosa. Non sono infatti certi né la data di nascita, né il suo vero nome. Conosciamo la data della sua morte. Scrisse infatti nel Gorin no sho (Libro dei cinque anelli, il suo testamento spirituale): Sono Shinmen no Musashi no kami Fujiwara no genshin, nato come bushi nella provincia di Arima, giunto all'età di sessanta anni. E questo porterebbe appunto ad accettare come data di nascita il 1584, e gli utlimi capitoli del libro, scritti in punto di morte nella caverna Reigando dove si era ritirato a vivere, in mezzo alla montagne, portano la data del 1645. Alcuni testi precisano: terzo anno dell'era Shôhô, 30. giorno del quarto mese (corrisponderebbe al 13 giugno 1645). In realtà ben poco sappiamo anche della sua vita: per comprendere il significato del suo percorso di guerriero dovremo riflettere molto.
Normalmente si usa fare il consuntivo di una attività alla fine di un ciclo, preparando contemporaneamente un preventivo - di massima o dettagliato - per il ciclo successivo. La società moderna però ha cicli talmente rapidi, e parametri vitali talmente complessi e in evoluzione o trasformazione costante, che spesso si è nell'obbligo di fare analisi accurate della situazione ad intervalli di tempo molto ridotti. E' tempo di fare il consuntivo di musubi.it? Nel mondo della rete, uno di quelli in cui queste considerazioni sono particolarmente necessarie, le analisi debbono essere praticamente giornaliere. E' sempre tempo di consuntivi e preventivi.
Musubi significa nodo in giapponese, ed il nodo è l'elemento fondamentale per guardare sia verso il passato che verso il futuro mentre si percorre la propria strada nel presente.
Come esempi pratici e materiali di musubi ricordiamo il nodo della cintura che indossano i praticanti di arti marziali sopra il keikogi, l'abito dedicato alla pratica; quel nodo richiama costantemente al praticante, ogni volta che indossa la cintura, i legami cui ha volontariamente scelto di essere vincolato. Quelli con la propria arte, quelli con il proprio maestro, con i popri sempai e kohai, colleghi seniores e juniores, quelli con i propri allievi se e quando sarà venuto il momento di assolvere ad un dovere: quello di trasmettere agli altri quanto ricevuto.
Il nodo è anche elemento primario nella costruzione di sistemi più complessi: le reti. Anche questo sito vuole essere un nodo: un punto di raccolta per quanti amano, studiano e praticano la cultura tradizionale giapponese in tutte le sue forme di espressione. Ed un punto di partenza per tessere una rete di nuovi contatti e di reciproci ulteriori legami.
Come simbolo del nostro sito abbiamo scelto una tsuba, la guardia di una antica spada giapponese: nodo materiale tra l'acciaio della lama e la mano che l'impugna. Questa tsuba rappresenta tre cigni, uccelli tanto reali quanto presenti nella mitologia, sia in Giappone che altrove. Si "annodano" formando una composizione dal forte impatto estetico e che nasconde numerosi significati simbolici.
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Questo sito è, e sarà sempre, in trasformazione. Quindi potreste non ritrovare alcuni articoli od argomenti dove siete abituati a vederli.
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Ritorna l'anno del serpente... Si augurano in molti che sia migliore di quello appena passato, che ha lasciato spesso spiacevoli ricordi. Non rinunciamo per questo al consueto rendiconto di fine anno. Com'è andata per Musubi?
Quando si parla di arte giapponese immediatamente vengono alla mente di tutti, o quasi, alcuni nomi: Hiroshige, Kuniyoshi, Utamaro, Hokusai...
Furono tutti artisti che produssero prevalentemente stampe; sarebbe estremamente riduttivo dire o pensare che l'artista giapponese abbia preferito esprimersi nelle stampe, dobbiamo comunque riconoscere che è in questa espressione artistica che il Giappone ha manifestato una assoluta originalità e ha prodotto varie generazioni di artisti incomparabili.
A differenza dell'arte nostrana che si esalta nella rappresentazione di temi alti, basti pensare alla Cappella Sistina, al David o al Mose di Michelangelo, l'artista giapponese ama rappresentare la realtà; sia esaltandola ed idealizzandola, sia caricandola fino a farla diventare appunto caricatura, sia rappresentandola fedelmente, o andando a cercare in fenomeni apparentemente trascurabili come lo scorrere di un ruscello di montagna, le tracce dell'armonia dell'universo. Le stampe giapponesi avranno quindi una parte molto importante nel nostro sito.
Hokusai: Kanagawa-oki nami-ura (Sotto l'onda al largo di Kanagawa) dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, visibile in mezzo tra le onde. Quando si parla di stampe giapponesi quasi tutti materializzano nel loro immaginario questa celeberrima opera. Questo esemplare in particolare proviene dlla collezione di Claude Mone, grande pittore francese molto legato allo studio della cultura giapponese, e che ne trasse continua fonte di ispirazione.
La nostra ambizione è di allargarci man mano a macchia d'olio fino a ricoprire tutti i campi in cui l'artista giapponese ha scelto di esprimersi. E non sono certamente pochi: la fantasia dell'artista nipponico si esprime anche attraverso oggetti di uso quotidiano, ovviamente raggiungendo le vette più alte quando la committenza è di rango elevato. E' così che sono nati oggetti quotidiani di ogni tipo considerati tuttavia tesoro nazionale, come scatole di lacca, tazze da té, guardie ed accessori di spade.
Hiroshige: Sumidagawa Sujijin-no mori Massaki (Il quartiere Massaki e il santuario Sujiin-no mori sul Sumidagawa) dalla serie Cento vedute di Edo. Un albero di sakura, fiore simbolo del Giappone e del samuraii serve da quinta al paesaggio. I fiori, doppi, sono della varietà yaezakura e questo giustifica l'inserimento dell'opera nella sezione del libro dedicata alla Primavera (questo albero fiorisce tardivamente rispetto al sakura tradizionale). Il fiume Sumida domina maestosamente la scena, ed il santuario di Sujijin-no mori è seminascosto dal tronco dell'albero: l'arte giapponese non ama le ostentazioni, preferisce obbligare l'occhio e l'animo dell'osservatore ad una ricerca attenta.
I più anziani avranno vaghi ricordi di una storia molto simile, che protervi professori tentarono invano di far memorizzare in prima media, ai tempi che vi si studiava ancora la mitologia greca. Va da sé che furono ingloriosamente respinti - con gravi perdite - dalla granitica resistenza delle menti di noi allievi. Ma qualcosa nonostante tutto penetra, qualcosa rimane. La memoria ve la rinfreschiamo subito lasciando la parola al nostro collaboratore, che così si presenta:
Tanti, tantissimi anni fa, il re Midaru no kami tornò dalla gara di canto tra gli dei con un vistoso eboshi sulla testa che gli celava completamente la chioma: spiegò che si trattava del dono degli dei assegnatogli per la competenza mostrata nella giuria: non lo poteva quindi levare per nessun motivo. Tempo dopo dovette ricorrere però alle cure di un barbiere, essendogli i capelli cresciuti ormai a dismisura. Ero io.
Dopo aver giurato di non rivelare nulla di quello che avrei visto ad anima viva, gli tolsi il berretto e mi trovai al cospetto di uno spettacolare paio di orecchie d'asino: era quella la ricompensa, e allo stesso tempo il voto, che gli dei avevano attribuito alla capacità di giudizio del re Mida.
Avevo giurato, resistei finché fu possibile. Poi un giorno scavai una buca sulla riva di un ruscello, chiamato Pattoro (sì, lo so: sono un pignolo). Spifferai tutto dentro la buca, la ricoprii accuratamente e me ne andai per i fatti miei, tirando un grosso respiro di sollievo. Malauguratamente dei giunchi nacquero dalla buca, ed ancora oggi, chi passasse per quel ruscello, li sentirebbe ad ogni refolo di vento sussurrare la storia delle orecchie d'asino del re Midaru. E nulla arriva lontano come i sussurri, mentre gridare al vento non è elegante né efficace.
Sono passati come detto tanti, tantissimi anni, vivo sotto mentite spoglie nel timore di essere scoperto ed azzittato finalmente una volta per tutte. Ma ormai ci ho preso gusto. S¡, la verità occorre seppellirla dentro una buca profonda, e ricoprirla accuratamente. Il resto, lo faranno un seme capitato chissà come nella buca, ed un refolo di vento. E questo posto non è male per seppelliire ogni tanto qualche piccola verità... ogni tanto ci ripasserò.
Fikaromoto (Il barbiere di Sendai)