Tecnica e storia
Storie di spade - Come convivere con una spada
Article Index
Se vi siete seduti per sbaglio sulla vostra spada...
Non tutto è ancora perduto: quando uscirete dall’ospedale (temo di avere dimenticato di dirvelo, ma le lame giapponesi tagliano, e tagliano molto) troverete forse che la lama si è piegata.
Sulle lame giapponesi ne sentirete di tutti i colori, dagli innamorati che sostengono che non si piegano, non si spezzano e nemmeno perdono il filo (e non è vero) ai denigratori che non ci trovano niente di speciale (e non è vero). Ma la verità è che anche una lama giapponese si puó piegare.
Cosa fare allora? Prendiamola da lontano: molti anni fa mi è capitato di avere a che fare con “aggeggi” come quelli che vedete accanto.
Anzi, addirittura di costruirli sotto le istruzioni di un esperto, anche se piú spartani e ricavandoli da due manici di martello in legno di robinia. Quelli che vedete sono invece, come rivela la venatura del legno, in quercia bianca (shiro kaji) giapponese, la stessa essenza con cui vengono costruite normalmente le spade da allenamento.
Avete tutti indovinato di cosa si tratta e a cosa servono? La soluzione qualche riga piú sotto.
Se anche le spade giapponesi possono piegarsi, questi utensil, il cui nome non conosco,i servono proprio per raddrizzarle: come si puó intuire meglio che con ogni lunga spiegazione dalla seconda foto.
Le due fessure, una a 90 gradi e l’altra a 45), si utilizza l'una o l'altra a seconda dei casi, servono ad inserirvi la lama per raddrizzarla facendo leva sui manici dell’attrezzo.
Da non lasciar utilizzare in ogni caso a persone non addentro ai misteri iniziatici del nihonto.
Con un attrezzo che costa pochi euro - o magari autocostruito - si possono danneggiare irrimedibilmente in un istante lame dal grande valore storico e venale.
L'attrezzo successivo è stato invece clamorosamente autocostruito. Un po' per pigrizia, un po' per la difficoltà di reperirlo, un po' - una volta reperita finalmente la fonte - per il fastidio di pagare una cifra non indifferente, ulteriormente appesantita da trasporto e dogana, per un oggetto che è molto più divertente costruire da soli.
Si chiama nakago nugi (martello per codolo, niente di trascendentale) e serve per sfilare la lama dal manico quando non c'è verso di farlo con la procedura manuale.
Un altro martelletto, il mekugi nugi, viene utilizzato per estrarre il perno passante in bambu (mekugi) che vincola il manico (tsuka) al codolo (nakago). Si impugna poi la spada in verticale, con la mano sinistra, e con la destra si vibra un energico pugno a martello sul polso sinistro.
Il contraccolpo libera il nakago, che può essere facilmente estratto.
Se la manutenzione periodica non viene eseguita per molto tempo, succede però che il tannino contenuto nel legno del manico corroda il nakago, fino al punto che la ruggine forma un blocco inamovibile, e non c'è più verso di separare la lama dal manico in questo modo.
A questo punto viene in soccorso il nakago nugi: viene posizionato come si vede nella foto ed un secco colpo vibrato con un martello - di legno - nel punto indicato dalla freccia separa le due parti senza causare danni. Qui la spada non viene impugnata per non nascondere i particolari, ma è ovvio che debba essere tenuta stabilmente per non sfuggire quando riceve il colpo.
Il nakago nugi della foto è in legno africano di boubinga, sufficientemente robusto per resistere ai colpi. Per chi volesse cimentarsi nella costruzione suggerisco come alternativa il ciliegio nostrale.
Siete tanto fortunati da avere troppe spade, al punto di non sapere più dove metterle?
Ma procuratevi un tansu, perbacco! le vostre tasche non dovrebbero soffrirne piú di tanto se potete spenderne tanto da non sapere piú dove mettere le spade.
Un tansu destinato a custodire e se necessario trasportare spade e accessori è normalmente costruito in legno di kiri (pawlonia) robusto ma molto leggero.
Quello che vedete, d’epoca e del valore di diverse migliaia di euro, ha una chiusura indipendente per ogni cassetto, all’interno dei quali delle speciali rastrelliere sono pronte ad accogliere il vostro tesoro.
Le rastrelliere oltre ad aiutare a tenere un minimo d'ordine nel riporre le spade hanno anche lo scopo di evitare che si muovano, danneggiandosi, durante il trasporto.
In basso ci sono alcuni scompartimenti separati, destinati a raccogliere tutti gli accessori che avrete sicuramente raccolto mentre mettevate assieme la vostra collezione.
E concludiamo con un’altra curiosità: se il legno di kiri è molto utilizzato nella fabbricazione di mobili e scatole destinati a raccogliere la spada o la tsuba, il simbolo del kiri ricorre molto spesso nei koshirae cioè nelle montature delle spade giapponesi, essendo l'emblema delle forze di governo, in epoca Edo quindi dello Shogun (in epoca successiva delle forze armate).
Ecco due esempi; un kogai ed un kozuka, i piccoli coltelli di servizio talvolta inseriti nel fodero di una lama giapponese, eseguiti in lega di shakudo ed entrambi decorati col classico motivo delle tre foglie di kiri riportato in oro.
Se erano molte le famiglie che adottavano come mon la foglia di kiri, e se era un motivo ornamentale che ricorreva spesso, solo ai rappresentanti dell'autorità shogunale era consentito adottare il ltriplice kiri.
Manca la lama del kozuka, come spesso avviene: trattandosi di una lama di servizio dagli scopi utilitari viene sostituita quando troppo logora e non necessariamente è di elevata fattura.
Va semplicemente inserita all'interno del manico, che è cavo, e sfilata quando deve essere cambiata o quando il kozuka si deve riporre nel suo astuccio.
Come "supplemento di indagine" ecco infatti un kozuka adagiato sopra la sua custodia d'epoca, che in realtà non era nata per questo scopo. Si tratta infatti di una antica borsa da tabacco.
Ma era necessario fumare per potersi considerare uomini di spada? Non necessariamente, ma erano pochi i samurai che rinunciavano alla tentazione del kiseru, la piccola pipa giapponese.
Tantevvero che nei corredo irrinunciabile dele sale riservate alla cerimonia del the, non manca mai un completo da tabacco.
Ce lo conferma, tirando pensieroso una boccata dal suo kiseru mentre si rilassa prima dell'ennesima battaglia in cui saranno protagoniste le spade, un grande attore: Tatsuya Nakadai.
Protagonista sia di tanti classici chambara, opere disimpegnate che potremmo rendere col nostro "cappa e spada", che di alcuni indimenticabili capolavori del grande Kurosawa, come Kagemusha e Ran.
Ed è tutto. Per ora.