Randori
La via dell’Aikido? Una gita col proprio dojo.
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Sappiamo che il dojo non è una normale palestra dove chi frequenta si allena secondo finalità proprie, magari seguito da un personal trainer che gli fornisce un programma individualizzato. Il dojo è una “famiglia” guidata dal maestro che, proponendo l’Aikido secondo la sua personale visione, porta le persone verso un obiettivo comune che nella mente di ogni maestro dovrebbe essere molto chiaro e ben definito, sia per quanto concerne la meta finale che per quanto concerne il percorso tecnico e didattico da seguire. Ma l’aspetto tecnico non è l’unico. Altrettanto importante è l’aspetto umano. Il maestro dovrà costantemente vigilare e guidare il gruppo affinché si crei un corretto intreccio di rapporti umani fra lui e gli allievi e gli allievi fra di loro.
Prima parte
In questo aspetto del processo entrano in gioco diverse componenti fra cui: la formazione e l’esperienza del maestro, il suo carattere, la personalità dei diversi allievi, il contesto socio culturale, ecc.
Avendo ben chiari nel mio progetto sia gli obiettivi che il percorso per ottenerli, ed essendo consapevole che il praticare insieme sul tatami non è sufficiente per creare una atmosfera ideale, nel mio dojo già da tanti anni, oltre ai normali seminari tenuti da me o da maestri invitati e alle frequenti cene sul tatami, organizzo gite di piacere.
Queste uscite, anche se hanno sempre all’interno del loro programma allenamenti sul tatami o lezioni di armi all’aperto, servono ovviamente prima di tutto a creare aggregazione e spirito di appartenenza ma hanno anche lo scopo di aprire collaborazioni con altri dojo.
In genere, una volta che ho stabilito la meta “turistica”, mi metto alla ricerca di un dojo nelle vicinanze per chiedere ospitalità. Ad esempio se la gita è sabato e domenica cerco di trovare un dojo che abbia lezione al sabato e mi attivo per contattare il maestro locale, che magari talvolta nemmeno conosco. Proprio questo è successo l’ultima volta per la gita in Veneto dello scorso aprile 2024.
Questa particolare situazione ha reso la cosa ancora più stimolante e nella fattispecie è stato molto bello conoscere ed apprezzare l’ospitalità del Maestro Francesco Pane e del Dojo Shingetsu di Treviso. Ci siamo allenati nel loro dojo e poi siamo andati a cena insieme, continuando nell’ambiente informale della pizzeria l’approccio cordiale che da subito sul tatami ha visto i due gruppi di allievi mescolarsi e familiarizzare.
Il Maestro Pane molto gentilmente la domenica mattina ci è venuto a salutare omaggiandoci con bottiglie di vino locale che abbiamo promesso di consumare in dojo in una delle nostre cene. Dopo esserci congedati la mattinata è stata spesa facendo colazione nella pasticceria dove è stato inventato il “Tiramisù” e apprezzando le bellezze del centro storico di Treviso. La meta del sabato pomeriggio è stata la visita a Villa Barbarigo a Galzignano Terme (PD) o meglio al suo magnifico parco la cui architettura ripercorre il percorso dell’uomo nella sua evoluzione spirituale. La parte più interessante del parco è senza dubbio il labirinto che a prescindere dalla simbologia per il quale è stato creato è una esperienza davvero particolare e divertente.
Il programma comprendeva anche un allenamento di jo sui magnifici prati, morbidi come tappeti, che si allargano nell’area botanica, all’ ombra di alberi secolari. Ma anche in questa occasione la pratica ha preso maggiore significato per la presenza di allievi esterni al dojo. Ci hanno raggiunto infatti cinque allievi del Wa Go Dojo di Malo (VI) diretto dal Maestro Antonio Albanese. La presenza di allievi esterni al mio dojo anche in questo caso ha reso la pratica più stimolante sia per me che per i miei ragazzi i quali, in una atmosfera di amichevole collaborazione, hanno aiutato i nuovi amici nello svolgimento del programma tecnico del Niji Keiko, per loro completamente nuovo.
Anche in questo caso si è andati a cena insieme e anche loro, al momento del commiato, ci hanno regalato del vino veneto che, come nel precedente caso, abbiamo promesso di consumare in dojo alla prima occasione.
Il programma si è completato la domenica mattina visitando il parco e le sale del Castello del Catajo dove non siamo riusciti a trattenerci dal fare qualche scambio con il bokken.
Il venerdì della settimana seguente, per festeggiare la buona riuscita della gita ho organizzato subito una cena Veneto-Romagnola dove poter consumare degnamente il vino regalatoci. Il menù era costituito unicamente dai tipici cassoni che per l’occasione sono stati personalizzati con il logo del dojo.
Ora in conclusione, che senso ha questo articoletto così banale? La semplice cronaca di una gita di cui a nessuno frega assolutamente niente? Per chi avrà avuto la pazienza di arrivare in fondo potrà valere come suggerimento.
A quel che vedo sui social non sono tanti i dojo che organizzano cose del genere che invece all’Aikidomus sono da sempre la norma, al punto che solo quest’anno ne abbiamo fatte quattro. Posso quindi dire di essere esperto in questo aspetto di gestione del dojo e che cose di questo tipo sono molto utili a creare all’interno del gruppo una maggiore armonia.
La gita non è la trasferta per andare al seminario di un qualunque maestro, è una cosa diversa. In quelle occasioni difficilmente si esce dalla routine, il maestro resta il maestro e gli allievi finiscono con l’essere soltanto il suo seguito. Quando si è in gita invece le cose cambiano. Sparisce l’importanza della competenza tecnica, si azzera il grado e alla fine solo i valori di simpatia e allegria vengono esaltati e considerati.
Il mio consiglio quindi è che i maestri riescano ad uscire ogni tanto dal loro ruolo e scendendo dal pulpito si mettano alla pari dei loro allievi come semplici partecipanti ad una gita di piacere. Gli allievi apprezzeranno questa forma di umiltà e di riguardo e non perderanno ma anzi aumenteranno la stima nei confronti di chi, oltre a formarli tecnicamente, si premura di procurare loro esperienze semplicemente piacevoli.
L’aspetto di collaborazione con gli altri dojo è altrettanto importante. Specie se si riesce ad uscire dai limiti di amicizie già consolidate e affinità per formazione dei maestri coinvolti.
Occorre veramente aprire la mente, andare oltre l’orizzonte in modo concreto e non limitarsi a predicarlo spendendo belle parole piene solo di saccenza e suggestione. L’armonia se si vuole raggiungerla deve essere agita e ricercata in concreto. Concludo invitando chiunque legga queste parole a considerare aperta la porta del dojo Aikidomus e della Aikikai San Marino per ogni tipo di visita, di collaborazione e di scambio.
Ogni volta che capitasse di apprendere che organizziamo qualcosa sappiate che anche i praticanti esterni al dojo sono sempre i benvenuti: la nostra ospitalità non vi lascerà delusi.