Jidai
Takashi Koizumi: 1999 - Ame agaru - Un non epilogo
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Solo con i suoi pensieri Misawa torna lentamente, attraversando la foresta, verso la locanda Mitsuba. Ha rifiutato cortesemente l'offerta di un palanchino fattagli da Gonnojo.
Nemmeno la maestosa bellezza della foresta sembra in grado di distoglierlo dalla sua cupa concentrazione.
Forse è per per questo viene colto di sorpresa dall'incontro con un minaccioso gruppo di uomini armati.
Sono alcuni maestri d'arme dei dojo del feudo, che hanno intenzione di vendicarsi, assalendolo in numero preponderante, dell'uomo che li ha doppiamente umiliati, prima sconfiggendoli in un torneo clandestino legato alle scommesse e poi sottraendo loro l'incarico presso il signore Shigeaki.
Misawa cerca in qualche modo di rabbonirli, ma si trova di fronte ad uomini che hanno un solo obiettivo: ucciderlo.
Si sottrae ai primi attacchi senza reagire, limitandosi a schivare i colpi, disarmare gli avversari, proiettarli al suolo.
E tenta un'ultima volta di farli desistere: quella non è la giornata adatta per mettere alla prova la sua pazienza.
Chi gli sta di fronte non possiede la sensibilità necessaria a comprendere cosa sta rischiando.
E' necessario lasciare la parola alle spade.
Misawa, glaciale, porta a termine nel minor tempo possibile il suo spietato compito.
In men che non si dica tutti gli avversari giacciono al suolo, esanimi o gravemente feriti.
Quella sera Shigeaki parla con la concubina Okugata (Fumi Dan).
E' un altro episodio soppresso scioccamente nelle copie mutili. Non sarà forse essenziale per la comprensione dell'opera, ma proprio questa censura dalle opinabili motivazioni commerciali ci obbliga a parlarne.
Shigeaki cerca conforto spiegandole quanto gli è successo in giornata, e chiedendosi per quale motivo ci si debba sentire umiliati e divenire arroganti quando la persona che ti ha vinto si preoccupa per te e si mostra gentile.
Okugata non sa dargli una risposta freddamente filosofica, si limita a sorridergli dicendo che questo strano ronin descritto da Shigeaki gli sembra una persona interessante.
Da diversi giorni il sole è tornato a splendere, le acque del fiume sono calate.
I traghettatori hanno ripreso il loro lavoro, tutte le persone che erano rimaste bloccate dalla piena ripartono per le loro destinazioni.
Le scene di traghetto sono ricorrenti nell'arte giapponese, come abbiamo detto solamente sulle strade principali, e non sempre, venivano costruiti dei ponti.
Nella stampa di Utagawa Hiroshige, dalla celeberrima serie Le 53 Stazioni del Tokaido, vediamo la Stazione numero 31, Shimada: si trovava vicino al guado di Suruga sul fiume Oi, attraverso il quale si raggiungeva con l'ausilio dei traghettatori la Stazione successiva di Kanaya.
Scrisse Matsuo Bashō (松尾 芭蕉, 1644-1694):
Non so quando il cielo,
coperto dalle nuvole di maggio, si schiarirà
Nemmeno so quando potrò attraverrsare il turbolento Oi.
Vento, perchè non porti le nuvole via?
Mentre il guado torna ad essere gremito di persone e brulicante di attività l'affollata locanda Matsuba è ora praticamente deserta, vi sono rimasti in pochi.
Tra questi Misawa e Tayo. Lui in qualche modo spera ancora che la situazione si possa raddrizzare, che l'incarico presso Shigeaki gli venga assegnato.
Ogni volta che avverte lo scalpiccio di cavalli si precipita alla porta pensando che siano i messi di Shigeaki, ma si rivelano sempre viaggiatori che se ne vanno per i fatti loro e torna indietro deluso.
Ritroviamo l'omino che cantava la buffa filastrocca mimata sul ladro di cocomeri, che è rimasto incantato dalla personalità di Misawa e vuole in qualche modo esprimergli questo suo sentimento.
Attenzione, è una vecchia conoscenza: è il caratterista che in Madadayo recitava la parte dell'entusiasta declamatore dell'orario ferroviario giapponese!
Evidentemente è uno specialista in ruoli di strampalato frequentatore di feste: è un mestiere anche quello... Prendiamone atto.
Questa è la volta buona.
Ma l'aspetto sconsolato di Gonnojo, che accompagna il consigliere anziano Ishiyama, fa capire immediatamente che il responso non sarà positivo.
E' trapelata la notizia che Misawa ha partecipato a dei combattimenti accettando un compenso in denaro.
Una grave violazione dell'etica samurai, ed il feudo non può avere alcun rapporto con il responsabile. E' chiaro che per Ishiyama è una provvidenziale motivazione per un rifiuto deciso fin dal primo momento e motivato dal non conformismo di Misawa.
Gonnojo tuttavia intende consegnargli da parte del signore Shigeaki un dono di addio: una somma che gli consenta di proseguire confortevolmente il suo viaggio, ancora una volta senza meta.
Misawa si scusa, ma preferisce non accettare.
Violando clamorosamente l'etichetta, che proibirebbe alla donna di interferire in faccende 'da uomini', Tayo si fa avanti.
Accetta l'offerta, in tutta semplicità. Vuole però aggiungere qualcosa: anche lei è sempre stata contraria a quei combattimenti, e ha più volte scongiurato il marito di abbandonarli.
Ora si rende conto però che lo ha sempre fatto per aiutare i deboli. E bisognerebbe giudicare gli uomini e le loro azioni più sulla base delle motivazioni che non su quella delle regole astratte scritte a tavolino. Altrimenti si è delle marionette, come quelle che abbondano nel feudo del signore Shigeaki.
Misawa si scusa ancora, e prega la moglie di non essere scortese. Ma anche qui, come ha appena detto Tayo, se la forma è stata violata, una ragione sostanziale e cogente c'era.
Anche Ihei e Tayo stanno per abbandonare la locanda Mitsuba.
Dal piano superiore dove rimane quasi sempre, scende la prostituta Okin.
Timidamente, scontrosamente, consegna a Tayo un modesto regalo che potrebbe esserle utile durante il viaggio: della polvere di tabacco da utilizzare in caso di irritazione ai piedi dopo una lunga giornata di cammino.
Si attarda un po' nella spiegazione, è evidente che vorrebbe dire qualcosa di più, motivare quel suo gesto. Ma non sa.
Va notato che non ha mai scambiato nemmeno una parola con Tayo, i suoi burrascosi rapporti sono sempre stati con Ihei Misawa, ma adesso sente che solo un'altra donna può capire quello ha provato e che sta provando.
I due sposi hanno finalmente attraversato il fiume sui palanchini portati a spalle dai traghettatori.
Anche loro sono misteriosamente al corrente di tutto quanto è successo: durante l'attraversamento del fiume i loro commenti coloriti fanno capire quanto rincresca loro che il signore Shigeaki abbia perso l'occasione di avere al suo servizio una persona di tanto valiore.
Valicato l'ostacolo del fiume Ihei e Tayo debbono ora affrontare quello dei monti.
Per quanto il percorso sia duro la natura è splendida, e li aiuta a riacquistare la loro serenità.
Misawa come di consueto si apparta ogni tanto per rimanere solo con la sua spada.
Immerso nella penombra del bosco, ascoltando il tumore delle mille cascatelle d'acqua, compie il suo dovere quotidiano esercitando l'arte.
Nell'attesa Tayo gioca con i fiori ed i soffioni, come una bambina.
Nel maniero Shigeaki sta ascoltando il rapporto dei suoi uomini, paseggiando inquietamente avanti ed indietro.
E' evidente che è in arrivo una delle sue classiche sfuriate.
Si fa ripetere per l'ennesima volta parola per parola la conversazione tra i due consiglieri, Misawa e Tayo
Cosa ha detto la signora?
Come? Che al feudo ci si comporta come delle marionette?
Finalmente esplode.
Le espressioni dei due interlocutori sono eloquenti.
Ishiyama si è sentito appena chiedere che cosa ha risposto, rimanendo esterefatto.
Ed è ancora nulla rispetto allo shock di cui rimane vittima quando Shigeaki gli rinfaccia di essere una marionetta!
Gonnojo si è invece sentito ordinare tuttaltra cosa, è mai ordine è stato così gradito e risposta così pronta ed entusiata.
"Presto! Il cavallo!"
Shigeaki cavalca a briglia sciolta, lasciando indietro nella sua furia gli uomini della scorta, per raggiungere Misawa.
Ignari di quanto sta succedendo alle loro spalle Ihei Misawa e Tayo hanno passato il valico e sono giunti in vista del mare.
Si arrestano, sereni, ad ammirare il panorama che si è aperto davanti a loro.
Rinunciando a mostrarci il lieto fine, lasciando che lo creassimo nelle nostre menti, questa è l'immagine con cui probabilmente Aikira Kurosawa avrebbe voluto congedarsi dal mondo e dai suoi spettatori.
Ci è stata trasmessa grazie a Takashi Koizumi e a quanti hanno sentito il dovere di collaborare con lui.
Nonostante le decine di riconoscimenti internazionali, tra cui quelli a tutti i principali protagonisti, Akira Terao, Yoshiko Miyazaki, Shiro Mifune e Mieko Harada, come sapete questa opera non è mai stata distribuita in Italia.