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Akira Kurosawa: 1993 - Madadayo
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Madadayo (Non ancora) - Akira Kurosawa, 1993
Tatsuo Matsumura, Kyoko Kagawa, Hisashi Higawa
La versione italiana, disponibile da settembre 2011: Madadayo (Il compleanno)
Il professore Uchida va in pensione. Ha solo 60 anni, ma per le convenzioni dell'epoca, siamo nel 1943, è una persona anziana non più adatta ad avere un ruolo attivo nella società. Eppure i suoi allievi, che sentono di avere ricevuto dalle sue lezioni di tedesco molto di più che una semplice formazione tecnica, continuano a considerarlo un punto di riferimento, e ogni anno si riuniscono per celebrare il suo compleanno, rivolgendogli in coro sempre la stessa domanda: "E' pronto (moo ii kai), sensei?". La risposta, immutabile, è "Mada dayo!". Non ancora!
E' normale pensare che l'ultima opera di un grande artista ne costituisca il testamento spirituale. Non è però agevole identificare il lascito quando a trasmetterlo è Aikira Kurosawa, che già in ognuna delle 30 opere da lui dirette, oltre che nelle sceneggiature messe in scena dai suoi amici o discepoli, come Dora heita (Kon Ichikawa), Il mare ascolta (Kei Kumai), Ame Agaru (Takashi Koizumi) ha trasmesso allo spettatore qualcosa di importante, difficilmente riassumibile in una singola opera. Ma la storia del professor Uchida sembra facilmente sovrapponibile a quella di Kurosawa, che alle soglie dei 60 anni fu costretto ad un lungo periodo di inattività che lo portò ad uno stato di depressione apparentemente irreversibile. Fino a che punto possiamo leggere l'opera in questa chiave? E' quanto stiamo andando a vedere.
Il protagonista:
Hyakken Uchida (百間 内田, 1889-1971), nacque ad Okayama e laureatosi nel 1911 alla Università Imperiale di Tokyo insegnò lingua e letteratura tedesca dapprima alla Accademia Militare Imperiale del Giappone e in seguito alla Università Hosei. Ma è noto in patria soprattutto per la sua attività di scrittore.
E' invece praticamente sconosciuto fuori dal Giappone, essendo stata tradotta in inglese solo una delle sue opere, che sono oltre cinquanta: Realm of Dead (W. W. Norton & Co. 2006), che appartiene al genere letterario detto horror che Uchida alternava a quello umoristico.
Gli è stato recentemente dedicato un saggio intitolato Uchida Hyakken: a Critique of Modernity and Militarism in Prewar Japan (DiNitto e Rachel, Harvard University press, 2008).
Tra le sue opere letterarie ebbero successo in Giappone soprattutto Io sono un gatto (e come vedremo uno dei protagonisti di Madadayo è il gattone randagio Nora) e Cancelli chiusi all'imbrunire. Da Sarasate no ban (il disco di Sarasate, un compositore spagnolo di fine 800) è tratto il film Zigeunerweisen, Aria tzigana, diretto nel 1980 da Seijun Suzuki con mezzi di fortuna, ottenendo tuttavia un grande successo di critica e la menzione al festival di Berlino. Col titolo di Madadayo vennero pubblicati postumi alcuni scritti di Uchida, cui Kurosawa attinse.
Personaggio geniale quanto stravagante ed anticonvenzionale, Uchida affascinò generazioni di studenti, che fondarono l'associazione Maadakai per rimanere vicini al loro sensei anche dopo il suo ritiro dall'università, continuando ad assorbire il suo insegnamento quotidiano ma assistendolo anche nelle necessità della vita.
Alla annuale cerimonia per la celebrazione del suo compleanno Uchida, dopo aver bevuto fino all'ultima goccia un'impressionante boccale di birra, proclamava orgogliosamente ogni volta, davanti ai suoi allievi, di non essere ancora pronto ad andarsene.
E' lecito sospettare che da parte di Kurosawa, che ricadde spesso in difficili periodi di depressione, ci sia un sentimento di ammirazione e forse anche di rispettosa ed affettuosa invidia nei confronti della voglia di vivere di Uchida.
Si può pensare che in Madadayo abbia voluto rendere omaggio ad un modo di essere maestro che non riuscì a rendere completamente suo, e che questo rimpianto sia il messaggio ed il monito che ci ha voluto trasmettere al momento di prendere congedo da noi.