Gendai
Akira Kurosawa: 1991 - Rapsodia in agosto - Il ritorno del passato
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Una nuova armonia è nata tra Kane e i nipoti, che hanno se non condiviso il suo dolore almeno compreso da dove viene e quanto possa essere stato iintenso.
La nuova atmosfera permette di ritornare ad esplorare quel passato che per tanto tempo è rimasto in un angolo della mente di Kane, quasi avesse avuto timore di ritornarvi.
Kane aveva 11 fratelli, oltre a 2 o 3 di cui proprio non riesce a ricordarsi.
Davanti ad una grande lavagna, con l'aiuto dei nipoti, tenta di ricostruire la composizione della famiglia.
E' comunque difficile collocare Suzujiro in questo schema: esendo probabilmente il secondogenito è partito, abbandonando per sempre il Giappone, quando Kane, tra gli ultimi arrivati, non era ancora in età da poter avere di lui un ricordo permanente.
E' uno degli ultimi però, Natakichi, che ha lasciato su Kane una impressione molto profonda.
Era andato a vivere a Nagasaki per imparare un mestiere, ma si era innamorato della moglie del suo padrone ed era fuggito con lei, tornando al villaggio.
Il capofamiglia si era però rifiutato di accogliere nella casa la donna, ed erano andati a vivere nel bosco.
Nel più fitto della macchia lei aveva notato due cedri affiancati, schiantati assieme dal fulmine, che le avevano dato l'mpressione di due amanti suicidi.
Lì decisero di costruire la loro capanna, per vivere assieme.
Il tema dell'amore impossibile che si conclude con la tragica morte della coppia condannata dal fato ricorre spesso nell'immaginario giapponese.
I due cedri colpiti dalla folgore ancora stanno là.
Kane l'aveva detto. il fuoco mentre le carbonizza rende le cose eterne.
Quei due scheletri calcinati rimarranno assieme per sempre, mentre attorno a loro la foresta vive, muore, rinasce.
Altri ricordi del passato affiorano nella vecchia casa di campagna.
Anche qui il fuoco atomico ha lasciato i suoi segni.
Kane si incontra a volte con una signora della stessa sua età.
Cosa fanno? Apparentemente nulla: stanno l'una di fronta all'altra, senza scambiare una sola parola.
Eppure Kane dice che in qualche modo comunicano: quando due persone si intendono non è necessarie parlare.
Anche la sconosciuta visitatrice, come Kane, ha perso il suo compagno nell'esplosione.
I ricordi di Kane man mano si fanno più netti.
Il più giovane dei fratelli si chiamava Suzukichi, e aveva fama di non essere molto intelligente.
Dopo l'esplosione nucleare divenne completamente calvo, e si chiudeva sempre più spesso nella sua stanza a disegnare.
Disegnava sempre ossessivamente, la stessa cosa: dei grandi, immensi, occhi.
Shinjiro prova a disegnarne uno, e Kane trova che assomigli in modo impressionante a quelli opera di Suzukichi.
Anzi, guardandolo meglio nota solo ora che Shinjiro assomiglia in modo impressionante a Suzuchiki.
Suzuchiki si recava spesso ad una cascata nei dintorni.
E' bella, Kane suggerisce ai nipoti di andarci.
Lo faranno.
Il pacifico picnic improvvisato sul bordo della cascata non dura a lungo.
Un serpente sta nuopando nell'acqua, dirigendosi verso di loro.
Forse una innocua biscia d'acqua, ma i suoi inquietanti occhi incutono ai ragazzi un timore che va molto al dil di quello materiale.
Al ritorno trovano Kane, assieme alle altre donne anziane, all'interno di una rustica cappella.
Intonano all'unisono il mantra dei morti.
Per quanto lontana sembri Nagasaki da quelle versi colline, la morte ha mietuto ovunque, e non solo nel momento dell'esplosione.
Tutti i sopravvissuti ne portano ancora i segni, sul corpo e nell'animo.
Kane sa che i nipoti si sbagliano. L'occhio del serpente - le hanno imediatamente raccontato dell'inquietante incontro - è in realtà l'occhio del lampo.
Si trovava proprio lì, in quel punto, assieme a Suzukichi, nel momento dell'esplosione.
Di fronte aveva la vallata ove sorgeva Nagasaki.
Il fratello non ha retto.
Non ricordava più nulla di quanto aveva visto anche se continuava ossessionatamente a dipingere quei grandi occhi
Kane ricorda.
Il cielo d'improvviso divenne brillante, poi apparvero un lampo, la nuvola atomica, ed infine degli immensi occhi malvagi, che riempivano tutto il cielo.