Gendai
Akira Kurosawa: 1960 - I cattivi dormono in pace
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Akira Kurosawa: I cattivi dormono in pace (Warui yatsu hodo yoku nemuru)
1960
Toshiro Mifune, Masayuki Mori, Kyoko Kagawa, Takashi Shimura, Susumu Fujita
Nel 1960, dopo tre film d'epoca (Il trono di sangue, I bassifondi e La fortezza nascosta), era comprensibile che Kurosawa sentisse il desiderio di tornare ai temi di attualità. Del resto ha sempre affermato che dopo una pellicola gendai sentiva il bisogno di ritornare al jidai, e viceversa.
In effetti la sua carriera dopo le opere del periodo bellico era decollata con una ininterrotta serie gendai: Nessun rimpianto per la mia giovinezza (1946), Una meravigliosa domenica (1947), L'angelo ubriaco (1948), Duello silenzioso (1949), Cane randagio (1949) e infine Scandalo (1950).
A questo punto si sentì pronto per tornare ad affrontare le tematiche epiche jidai: nel 1950 esce Rashomon, che porta Kurosawa alla fama internazionale, e da allora i grandi drammi epocali si alternano periodicamente a quelli minimalisti e diremmo neo-realisti di epoca moderna.
Con I cattivi dormono in pace Kurosawa tenta per la prima volta una commistione di temi: non le piccole vicende di piccoli uomini e piccole donne, prodotto e qualche volta purtroppo dichiaratamente sottoprodotto, non voluto, della società contemporanea.
Vicissitudini immensamente tragiche perché proprio la loro dimensione umana e a volte meno che umana rendeva i protagonisti impotenti a contrastare le perverse dinamiche della società. Ci troviamo ora di fronte invece ad una denuncia dei grandi mali instrinseci nel mondo moderno, nello specifico la corruzione che coinvolge il mondo degli affari e quello della politica attraverso il sistema dei grandi appalti edilizi.
In questa opera Kurosawa per scagliarsi contro l'amoralità indissolubilmente connessa a questi intrecci tra politica e affari la impersona nel corrotto dirigente statale Iwabuchi (Masayuki Mori, irriconoscibile rispetto al samurai Takehiro di Rashomon e al Kameda protagonista l'anno seguente in L'idiota). Come abitudine quasi inveterata nelle sue opere gendai la conclusione sarà tragica, senza lasciare spazio alla speranza in una società migliore, perché popolata da esseri umani migliori.
I titoli di testa vengono accompagnati, come spesso usava Kurosawa, da una inquietante ritmo di tamburi. E' il primo segno che la vicenda intende essere forte, drammatica, coinvolgente.
Non possiamo dire che Kurosawa sia riuscito completamente nel suo proposito: si intrecciano troppi temi diversi perché la vicenda riesca a coinvolgere completamente, ed i personaggi sembrano preda di pulsioni più forti di loro che li inducono a comportamenti privi di logica, sia nel bene quanto più spesso nel male.
Kurosawa intende denunciare l'assoluta mancanza di scrupoli del capitalismo moderno e le sue connivenze a livello istituzionale, ma accettando il rischio di rendere queste tensioni più manifeste incarnandole nei personaggi tende a fare appunto della intera vicenda un affare personale, la vendetta di un uomo contro un altro uomo.
Tuttavia nessuna opera di Kurosawa può lasciare indifferente lo spettatore. Se a volte la chiarezza del messaggio può apparire offuscata, la sua intensità non viene mai meno.
Koichi Nishi (Toshiro Mifune) ha perduto in circostanze drammatiche il padre che non aveva mai conosciuto, indotto al suicidio per un assurdo senso di lealtà nei confronti del corrotto sistema affaristico in cui era inserito. Tramerà nell'ombra per ottenere la sua vendetta contro il corruttore Iwabuchi.
Quando riuscirà infine a ottenerla sarà però attraverso la distruzione di tutto, incluso se stesso e Yoshiko (Kyoko Kagawa), figlia di Iwabuchi, la donna che ha iniziato ad amare dopo averla scelta per farne lo strumento inconsapevole dei suoi piani.
La consueta ma inevitabile nota di demerito va riservata al doppiaggio della versione italiana, francamente insopportabile. Non ne conosciamo le ragioni, e forse gli artisti che prestano la loro opera non ne sono responsabili, ma l'intonazione delle loro voci racconta una storia completamente diversa da quella che è evidente nelle immagini. Consigliamo vivamente di lasciare l'audio originale in giapponese seguendo la vicenda attraverso i sottotitoli.
Le scene iniziali rappresentano un matrimonio, celebrato secondo un cerimoniale che rappresenta una singolare miscela di elementi occidentali e giapponesi.
Gli abbigliamenti e l'ambientazione (un lussuoso albergo) sono occidentali, ma spesso gli atteggiamenti sono quelli tipici della formalità giapponese di vecchio stampo, che forse volutamente Kurosawa contrappone alle innovazioni esteriori per dimostrare quanto poco sia cambiata la mentalità interiore.
L'ambiente sfarzoso, le divise formali degli inservienti e degli addetti al ricevimento, l'eleganza degll ospiti, tutto indica che si sta celebrando un importante avvenimento, probabilmente una cerimonia.
La conferma viene da un nugolo di giornalisti e fotoreporter che si aggirano nell'androne in cerca di notizie e spunti fotografici.
La loro attesa sembrerebbe vana, perché è loro proibito di entrare nei locali ove si svolgerà l'avvenimento, si dimostrerà però fortunata.
Inaspettatamente si presenta un ufficiale di polizia, interpretato da Susumu Fujita (protagonista di Sugata Sanshiro, il primo film di Kurosawa, qui in una breve apparizione). Sotto l'occhio interessato ed attento dei giornalisti, si qualifica e chiede di parlare con la persona incaricata di curare il cerimoniale.
Questi non potrebbe assentarsi, viene immediatamente richiesta la sua presenza in quanto è l'unico che conosca esattamente il programma.
Ma al nuovo arrivato, il signor Shirai, viene detto qualcosa che lo lascia estefatto, fissando muto i due poliziotti. Il cerimoniere gli consegna il programma scritto, dovranno tentare di andare avanti senza di lui.
Detto questo, torna dagli agenti di polizia e si allontana in mezzo ai due.
I giornalisti presenti non hanno ben compreso quanto sta succedendo, ma conoscono per ragioni professionali il funzionario di polizia, e immaginano che stia succedendo qualcosa di imprevisto, e completamente diverso dalla semplice cronaca mondana per cui si trovavano là.
Per prima cosa chiedono alla reception chi sia il signore che era stato a colloquio con gli agenti e poi li ha seguiti, o li ha dovuti seguire.
E' il signor Wada, della sezione contratti dell'Ente Nazionale per lo Sviluppo delle Terre Incolte. Non appena saputolo i giornalisti si affrettano a comunicare la notizia alle loro testate.
Nel frattempo, in una atmosfera ovattata che il regista rende ulteriormente evidente con la musica di Johann Strauss che accompagna la scena, una atrmosfera apparentemente impermeabile alle pulsioni ed ai problemi del mondo esterno, la cerimonia va avanti.
Si tratta di un matrimonio: Yoshiko (Kyoko Kagawa), figlia del Presidente dell'Ente, Iwabuchi, va in isposa a Koichi Nishi (Toshiro Mifune), fino ad allora diligente ma oscuro ed un po' anonimo segretario del suo futuro suocero.
Anche lì tuttavia avverrano diversi episodi inquietanti. Durante la sfilata degli sposi Yoshiko, che si muove visibilmente a fatica per una menomazione ad una gamba a malapena compensata da una vistosa protesi, inciampa salendo sullo scalone e cade rovinosamente al suolo.
La soccorre e la rialza prontamente il fratello Tatsuo, che segue costantemente e con preoccupazione ogni sua mossa.
Gli invitati sono centinaia, e tutti di alto tono.
L'amministratore delegato dell'Ente, il signor Moriyama, inizia la serie dei discorsi ufficiali.
E' interpretato da Takashi Shimura, che fornisce l'ennesima prova, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di adattabilità ad ogni ruolo, in ogni storia, in ogni epoca.
E' invece decisamente fuori protocollo il discorso di Tatsuo Iwabuchi (Tatsuya Mihashi), il fratello della sposa.
Ricorda, ma ce ne eravamo già resi conto in precedenza, quanto sia legato a Yoshiko.
Non parla della sua menomazione fisica, ne apprenderemo la causa solo molto dopo, ma ricorda che la perdita prematura della madre ha fatto sì che lui sentisse il dovere di pensare a lei prima di ogni altra cosa.
E conclude con un invito, apparentemente scherzoso ma pronunciato con un tono tuttaltro che amichevole, rivolto al neo genero Nishi: abbia cura di rendere felice la sua sposa. Altrimenti, lui lo ucciderà. Il gelo scende nella sala, gli ospiti tentano invano di celare la spiacevole sensazione lasciata dal discorso di Tatsuo.
Sembra che la cerimonia sia nata decisamente sotto una cattiva stella, ma la parte più sconcertante deve ancora arrivare.
Mentre gli sposi si accingono a tagliare la pretenziosa e gigantesca torta nuziale, un monumento al cattivo gusto e alla volgarità di chi possiede solo ricchezza economica e nessuna ricchezza interiore, ne arriva a sorpresa una seconda, ancora più gigantesca.
Rappresenta la sede centrale dell'Ente, un grande palazzo per uffici costruito nello stile un po' anonimo degli anni 50 (ricordiamo che il film risale al 1960).
Nella grande massa bianca del dolce, ricoperto di zucchero, spicca la macchia rossa di una rosa in corrispondenza di una finestra dell'ultimo piano.
Apparentemente si tratta di una semplice decorazione, e potrebbe non avere alcun significato specifico.
La reazione di molti degli ospiti però, apertamente sconvolti, al punto di perdere completamente il controllo, dimostra che non può essere così.
Quella rosa rossa deve avere un significato ben preciso, e deve trattarsi di un segnale inquietante, minaccioso.
L'importante dirigente Shirai (Kô Nishimura), che aveva ricevuto dalle mani di Wada il programma della cerimonia, rimanendo già allora traumatizzato, ora è rimasto ammutolito.
Lo sposo dal canto suo rimane apparentemente impassibile.
Lascia l'impressione che tutto quanto succede intorno a lui non debba riguardarlo, o forse rimanga al di sopra della sua comprensione.
Anche il presidente dell'Ente, Iwabuchi, l'uomo che tirando dei fili invisibili dirige a suo piacimento come marionette gli uomini intorno a lui, accusa il colpo.
Ma solo per un attimo.
Si riprende prontamente e mostra la massima imperturbabilità, volgendo ostentatamente le spalle alla torta che ha causato tanto trambusto.
E' chiaro però che ha tutto notato e annotato, e qualcosa è scattato dentro di lui.
I giornalisti hanno assistito da lontano a tutta la scena.
Hanno compreso che davanti a loro si sta svolgendo una commedia, più probabilmente un dramma, di cui non si conoscono ancora gli sviluppi, di cui è impossibile al momento immaginare l'epilogo.
Uno di loro commenta cinicamente che non occorrerà fare granché per saperne di più: ha tutta l'aria di essere solo il primo atto di una rappresentazione che durerà ancora a lungo.
Basterà seguirla.
I primi sviluppi non si fanno attendere: l'operazione di polizia che ha turbato la cerimonia era disposta dalla magistratura nel quadro di una inchiesta sulla corruzione.
All'arresto di Wada seguono l'interrogatorio e l'arresto di Miura, capo contabile della impresa Dairyu, e una serie di perquisizioni che portano al sequestro di una mole impressionante di documenti.
Sembrano innegabili i legami tra la Dairyu e L'Ente per le Terre Incolte, coinvolti in un giro di tangenti.
Wada (Kamatari Fujiwara) è il personaggio chiave di tutta l'inchiesta.
I magistrati esercitano su di lui una forte pressione psicologica, una sua confessione porterebbe l'inchiesta a compiere un passo decisivo.
Ma per quanto provato Wada si rifiuta di collaborare con gli inquirenti, legato da un inpiegabile senso di lealtà verso le istituzioni che stanno dando una così pessima prova e che, glielo ricorda il magistrato, hanno il compito istituzionale di vigilare sul benessere dei cittadini e non di favorire le indsutrie con il denaro dei cittadini.
Sarebbe interessante sapere se Kurosawa sta semplicemente ricostruendo uno scenario credibile o non sta piuttosto alludendo a qualche scandalo realmente finito al vaglio della magistratura giapponese.
Le accuse sono chiare: un appalto per un ingente importo è stato aggiudicato in maniera sospetta: l'offerta della Dairyu è stata sorprendentemente allineata alla perfezione con la valutazione fatta dall'ente appaltatore, ma sensibilmente superiore a quelle dei concorrenti.
Per permettere alla Dairyu di vincere ugualmente l'appalto è stata chiesta ai concorrenti documentazione supplementare che non avrebbero potuto assolutamente fornire, dati i ridottissimi termini fissati per depositarla.
Alla magistratura arrivano regolarmente lettere anonime che contengono utili indicazioni sulle piste da seguire. Ma questa volta l'ostinato mutismo di Wada rende inutile ogni indagine, che accumula indizi sopra indizi ma non arriva a raccogliere prove vere e proprie.
I magistrati decidono allora di scompigliare le carte degli inquisiti con una manovra discutibile dal punto di vista legale ma che potrebbe riverlarsi efficace. Costretti a rilasciare Wada e il contabile Miura per la scadenza dei termini di carcerazione preventiva, a costui all'uscita dal carcere, mentre è a colloquio col suo avvocato, viene recapitato un nuovo mandato di arresto. Ma non per corruzione.
L'accusa è ora di peculato ai danni della Dairyu, poiché non è in grado di giustificare le numerose uscite di denaro senza alcuna documentazione. In questo modo i mandanti di Miura saranno costretti a dichiararsi parte lesa e la pressione su di lui, preso tra due fuochi, aumenterà fino ad indurlo probabilmente a qualche ammissione.
L'avvocato prende da parte un attimo Miura (interpretato da Gen Shimizu).
Lo avverte che il presidente aveva previsto questa possibilità, e nel caso si fosse verificata gli aveva affidato un messaggio orale da riferirgli: deve ricordarsi che il presidente Atano - misterioso presonaggio che non vedremo mai - ha in lui assoluta fiducia.
Gli effetti provocati su Miura dal breve messaggio sembrano tuttaltro che tranquillizzanti.
Infatti, senza che i poliziotti e l'avvocato, colti di sorpresa, riescano a fermarlo, Miura si getta in mezzo alla strada, mentre sta sopraggiungendo un camion.
Non ci sarà per lui nulla da fare, rimane ucciso sul colpo.
Nessuno saprà mai se Miura ha voluto tentare una fuga disperata o se ha lucidamente attuato il suicidio.
Certamente la sua morte sembra confermare che le indagini stanno colpendo nel segno, eppure sembrano sempre arrestarsi di fronte a impenetrabili muri di gomma.
I giornalisti incalzano i magistrati.
Dopo le parole indirizzate a Miura a nome del presidente della Dairyu, non è lecito chiedersi se la morte di questultimo non sia un vero e propriio assassinio, sia pure esercitato solo con pressioni psicologiche? Il giovane procuratore è costretto a negare: tecnicamente appare un classico caso di suicidio, se non morte accidentale.
E che ne è dall'altra figura chiave dell'inchiesta, il funzionario accusato di corruzione? Purtroppo, dal momento in cui è stato rilasciato, si perdono le tracce di Wada. Non è rientrato a casa e nessuno lo ha visto da allora.
Wada si è recato presso un luogo che per lui ha un significato particolare.
L'estensione di terreno da bonificare che era oggetto dell'appalto truccato a favore della Dairyu.
Si tratta di una località impervia, ai piedi di un vulcano in perenne eruzione.
Wada sale faticosamente lunghe le pendici.
Dopo una lunga e faticosa marcia arriva sull'orlo del cratere, in un panorama dominato dai fumi delle esalazioni, che sembra l'anticamera dell'inferno.
Ha lasciato pochi metri sotto di se una busta, probabilmente un biglietto di addio.
E' evidente che vuole togliersi la vita.
Finirà così automaticamente e definitivamente nel nulla, con la scomparsa delle due figure chiave, l'inchiesta sulla corruzione.
Wada sta cercando di trovare il coraggio di lanciarsi nel cratere.
Una figura appare improvvisamente tra i fumi e le esalazioni del vulcano, sbarrandogli il passo.
Wada retrocede, intimorito, ma l'uomo gli è addosso, e lo colpisce con un violento ceffone. Paradossalmente Wada risponde con queste parole: "Mi scusi... adesso vado".
Invano, viene ancora raggiunto e gli viene impedito con la forza di gettarsi nel vuoto.
L'uomo ci viene finalmente mostrato: è il gelido, anonimo, apparentemente insignificante Koichi Nishi.
Appare ora trasfigurato, animato da una forza materiale e interna che domina completamente il fragile Wada.
Gli rimprovera di esere nullaltro che un fantoccio nelle mani dei corruttori, che sta cercando con una morte tragica e ridicola di sottrarsi alle sue responsabilità. Perché gli dice questo? Perché lui non è quello che sembra.
La ritmata, ossessionante musica di sottofondo di questa scena ricorda in qualche modo il Bolero di Ravel che accompagnava 10 anni prima le sequenze di Rashomon.
Siamo ora nella sede dell'Ente. Il presidente Iwabuchi sta tenendo una conferenza stampa.
Alle sue spalle, come sempre inappuntabile ma insignificante, Koichi Nishi.
Le domande dei giornalisti sono incalzanti: cosa ha provocato queste due morti così comode?
Il biglietto di addio di Wada è stato infatti ritrovato sull'orlo del vulcano: si dà per certo che si sia tolto la vita.
Sprezzantemente Iwabuchi risponde che le domande andrebbero rivolte alla magistratura, che con un trattamento disumano ha indotto i due uomini a togliersi la vita.
Wada in realtà è vivo, e tenuto sotto custodia da Nishi, assistito da un misterioso uomo di nome Itakura (Takeshi Katô), che non risponde alle incessanti domande di Wada, che vuol capire chi sia veramente Nishi.
La conversazione viene interrotta dall'arrivo proprio di Nishi, che avverte Wada di prepararsi per uscire: dovrà infatti andare al suo funerale.
Fischiettando con disinvoltura Nishi completa il disfacimento di Wada, portandolo veramente ad assistere, celati all'interno di una macchina, al suo funerale.
Il poveretto è scosso alla vista della moglie e della figlia, e chiede ancora di essere lasciato morire, chiede ancora le ragioni del misterioso interessamento alle sue sorti.
Nishi non risponde. Gli fa ascoltare piuttosto, mentre i superiori di Wada, Shirai e Moriyama, arrivano per portare le loro condoglianze, un discorso registrato furtivamente al ristorante dove vanno spesso. Festeggiano e commentano cinicamente quella morte necessaria e provvidenziale.
Nishi pensa che Wada sia ormai pronto per avanzargli la sua richiesta: è disposto ad assisterlo nel compiere la sua vendetta?
Lo sapremo presto.
Shirai, un'altra delle persone chiave dell'apparato di corruzione, viene seguito dalla macchina da presa in un suo complicato itinerario.
Si reca in taxi, guardandosi continuamente alle spalle per controllare di non essere seguito, presso una società che affitta locali per magazzino e deposito. Lì ritira da una borsa una chiave ed un timbro, che sono le credenziali per entrare nel caveau di una banca, dove riceve in consegna una terza chiave.
A questo punto accede ad una camera blindata, ove è custodita una valigia.
La apre, ma rimane esterefatto: contiene soltanto una foto, la foto del palazzo che già conosciamo, quello dell'Ente, con una finestra constrassegnata da un segno a penna.
La stessa finestra dove era stata messa una rosa nella ormai famosa torta nuziale.
La valigia avrebbe dovuto contenere una ingente somma di denaro, e Shirai adesso, visibilmente scosso, sta tentando di spiegare l'accaduto a Iwabuchi e Moriyama.
Solo lui e Wada conoscevano la procedura di accesso, non sa spiegarsi cosa sia accaduto ma solo ipotizzare che sia coinvolta la stessa persona che aveva mandato quell'inquietante messaggio in precedenza, durante la cerimonia nuziale.
Iwabuchi rimarcando che solo lui e Wada erano al corrente della procedura, gli chiede per un controllo di verificare le chiavi ed il timbro del caveau. Shirai le ha lasciate in anticamera, nell'ufficio di Nishi.
La va a ritirare, non potendo immaginare che Nishi di nascosto vi ha appena infilato il denaro che mancava dalla valigia.
Shirai è apparentemente colto in fragrante mentre si sta appropriando del denaro depositato come compenso della corruzione.
Nishi assiste impassibile, apparentemente occupato ad evadere pratiche senza alcuna importanza, ma che sono per lui più importanti di qualunque altra cosa gli succeda attorno.
Da quel momento Shirai, già ridotto in uno stato psicologico estremamente fragile, viene preso di mira incessantemente.
Nei momenti più imprevisti gli viene spesso fatto apparire lo 'spettro' di Wada, in realtà Wada in carne ed ossa che ha accettato, sia pure ancora riluttante, di collaborare al piano di Nishi.
Shirai non sa più cosa credere: sapere che Wada vive ancora potrebbe spiegare l'ammanco del denaro e discolparlo, d'altra parte Nishi e il suo partner Itakura fanno sempre in modo che Wada scompaia come per magia, senza che si possa controllare se è veramente lui.
Shirai stremato si reca una sera alla casa di Iwabuchi, e lì lo trova Nishi rincasando.
Sta tentando di convincere lo scettico Iwabuchi che Wada non è veramente morto e lo perseguita, ma senza ottenere alcun risultato.
Iwabuchi ordina a Nishi di cacciarlo.
Il piano di Nishi è semplice: portare Shirai oltre al limite della sua sopportazione, per indurlo ad una confessione o ad un gesto inconsulto che scopra le carte dei corruttori. La posizione di costoro è invece ancora attendista: una terza morte sarebbe difficilmente giustificabile, prevale l'opinione di ammorbidire Shirai concedendogli altro denaro oltre quello avuto a suo tempo come compenso, che sembra non gli sia bastato.
Nishi dal canto suo è alle prese con un altro problema.
Il cognato, Tatsuo, sta maturando la convinzione che si sia lasciato corrompere anche lui e sia diventato una pedina nelle madri del suocero, suo padre, da cui lui ha preso le distanze. Sta così trascurando Yoshiko, destinandola ad una vita infelice.
Affronta quindi Nishi, scongiurandolo di non cedere alla influenza maligna della corruzione, di pensare solo a rendere felice Yoshiko.
Lei, non vista, ha ascoltato tutto, e la tensione la fa cadere sulla gamba menomata.
Nishi e Tatsuo accorrono in suo soccorso. In quel momento, forse, Nishi si accorge di amarla, dopo averla utilizzata solo come strumento della sua vendetta, per entrare nella casa stessa di Iwabuchi.
E' un tema in più in una vicenda già molto intricata, e che Kurosawa probabilmente non ha avuto il coraggio di tagliare né quello di seguire fino in fondo. La linearità della trama ne soffre.
Nishi si è spinto troppo avanti per potersi arrestare adesso, anche ammettendo che voglia cedere all'appello di Tatsuo.
L'equilibrio mentale di Shirai è già definitivamente compromesso, ma non intende dargli tregua.
Per scuoterlo se possibile ancora di più gli fa credere ad un tentativo di assassinio, con Itakura, nella parte del killer, che deve apparentemente rinunciare al suo proposito perché sorpreso dai fari di una macchina.
A questo punto ritiene che i tempi siano maturi per dargli il colpo finale.
Rapito Shirai, con l'aiuto di Wada, lo porta nottetempo nella sede dell'Ente, all'interno della stanza la cui finestra venne contrasssegnata da una rosa durante il matrimonio e da un segno di penna nella foto lasciata all'interno della valigia che avrebbe dovuto contenere denaro.
E dopo avere indicato la finestra, mostra allo sconvolto Shirai un'altra foto. E' quella del funzionario Furuya, coperto dal suo stesso sangue dopo essersi gettato da quella finestra. E lui è in realtà il figlio di Furuya.
Un figlio illegittimo, che nessuno conosceva, e che è ricorso ad uno scambio anagrafico per prendere l'identità di Koichi Nishi e attraverso Yoshiko entrare nelle grazie di Iwabuchi. Sono cinque lunghi anni che vive sotto mentite spoglie, preparando la sua vendetta.
Ora, scelga Shirai: espiare le sue colpe gettandosi da quella stessa finestra, o accettare una morte meno traumatica bevendo il veleno che gli viene offerto.
Shirai non è in grado di esprimere alcuna volontà e Nishi lo obbliga a inghiottire il liquido contenuto in quella che è in realtà una innocua fiasca di whisky.
Il crudele gioco si è spinto troppo oltre: Shirai, completamente impazzito, non gli potrà più servire a nulla.
Mentre Iwabuchi e Moriyama cominciano a sospettare che sia qualcuno legato alla morte di Furuya ad avere preso di mira loro e l'Ente, Nishi comincia ad avere i primi dubbi.
Sono per la verità dubbi non condivisibili, in quanto ritiene di avere sbagliato a non gettare Shirai dalla finestra, ritiene di peccare di debolezza lasciando prevalere in lui qualche sentimento di umanità.
Il dimesso Wada, docile strumento nelle sue mani, trova il coraggio di dissentire. Nulla di buono può nascere dall'odio, e cosa direbbe la signora Yoshiko se sapesse di quali metodi si serve suo marito per farsi giustizia da solo?
La reazione piccata di Nishi dimostra solo che l'osservazione ha colpito il bersaglio. Infine Nishi è costretto ad ammmettere che ci sono delle ragioni, sia per le sue titubanze che per le sue forzature.
Sì, effettivamente, imprevedibilmente, ha cominciato ad amare Yoshiko non appena si è reso conto che era completamente indifesa di fronte a lui, alla sua feroce determinazione. E questo sentimento ha incrinato la sua fermezza, ha allentato la sua determinazione, al punto da spingerlo per reazione a tentare di indurirsi ancora di più.
Un tema psicologico molto interessante, ed è forse male per la riuscita del'opera che Kurosawa lo lasci solamente abbozzato, senza svilupparlo più articolatamente dopo aver avuto l'audacia di introdurlo, al punto che sembra un elemento estraneo inserito a forza nella trama.
La lotta tra Nishi e la corruzione tuttavia non si arresta, è troppo tardi. Mentre lui si ripromette di utilizzare per i suoi scopi l'incondizionata fiducia che continua a dimostrargli Iwabuchi, dall'altra parte si è deciso di prendere l'iniziativa.
Moriyama si è recato a trovare la vedova Furuya, e apprende da lei l'esistenza di un figlio segreto, avuto da un'altra donna, di nome Itakura.
Noi sappiamo che è il nome dell'amico e complice di Nishi, e a questo punto cominciamo a comprendere, anche in base a conversazioni che hanno avuto i due, che hanno scambiato le loro identità. Ora il figlio di Furuya si chiama Nishi, mentre questi ha preso il nome di Itakura. Ha così usufruito del curriculum dell'amico, che gli ha permesso di essere assunto presso l'Ente.
La donna, che si sente sola e vorrebbe mettersi in contatto con l'unico figlio dell'uomo che è stato il compagno della sua vita, consegna a Moriyama anche una foto.
E' stata scattata durante i funerali di Furuya e vi appare casualmente sulllo sfondo, appoggiato ad un palo, un giovane che segue con attenzione quanto succede.
Qualcosa le dice che quel giovane è il figlio sconosciuto di Furuya.
Per quanto nell'immagine il volto non sia chiaramente riconoscibile, il cerchio comincia a stringersi intorno al falso Nishi.
Moriyama si reca immediatamente da Iwabuchi per metterlo a parte dei sui sospetti, che trovano conferme analizzando alla luce dei nuovi fatti tutto quanto accaduto in precedenza.
Non si rendono conto che Tatsuo sta ascoltando tutto quanto dicono.
In quel momento Nishi sta rincasando, con un mazzo di fiori per Yoshiko. Forse sarebbe sul punto di rivedere radicalmente tutti i suoi piani, se non abbandonarli, per pensare soprattutto a lei.
Ma è troppo tardi, non ne avrà più la possibilità. Mentre si attarda nell'ingresso per togliersi le scarpe infangate, Tatsuo lo chiama ad alta voce con il nome di Itakura, e lui non riesce a reprimere il gesto istintivo di voltarsi come chi si sente chiamato per nome.
Tatsuo ha la conferma che si è introdotto nella casa solo per vendetta, prendendosi gioco di sua sorella. Afferra un fucile e minaccia Nishi, sotto gli occhi terrorizzati di Yoshiko.
Nishi fa appena in tempo a fuggire, schivando di poco il colpo fatale.
Ora rischia di essere lui la preda di una caccia spietata.
La sua caccia personale è però destinata a continuare, e Nishi non ha più intenzione di cambiare ruolo.
Mentre Iwabuchi tiene consiglio per decidere cosa fare, arriva una telefonata che lo sconvolge.
E' da parte di Nishi: ha sequestrato Moriyama, e non solo. Wada è vivo, ed è con lui.
Ha ancora delle carte da giocare, e intende farlo, andando fino in fondo.
Per quanto ormai sappiamo che si sono scambiate le identità, continueremo a chiamare Nishi e Itakura con i nomi con cui li abbiamo conosciuti fino ad adesso.
Moriyama è stato portato da loro nei sotterranei di una fabbrica d'armi in rovina; sapremo più tardi che è uno dei luoghi dove hanno passato i durissimi anni del dopoguerra i due, che si conoscono da allora e da quel momento hanno diviso tutto nella loro vita.
Non hanno alcuna difficoltà a rivelare a Moriyama il loro piano: lo costringeranno a confessare e a fornire le prove, poi convocheranno una conferenza stampa, a cui parteciperà anche Wada, che è sempre con loro, e comunicheranno tutto all'opinione pubblica.
Come obligarlo a collaborare, soprattutto e rivelare il nascondiglio della ingente somma di denaro che ha occultato per ordine di Iwabuchi, la prova inconfutabile del giro di corruzione?
Il sistema scelto sembra semplice quanto sicuro: lasciare Moriyama chiuso nei sotterranei, senza luce, senza acqua e senza cibo, finché non cederà.
Avranno il coraggio di farlo, o si tratta di una minaccia che non porteranno fino in fondo? Per il momento, lasciano Moriyama ad inveire picchiando inutilmente i pugni sulla porta della sua cella improvvisata, ed escono all'aperto ignorando le sue grida, che nessuno potrà udire.
Solo dopo alcuni giorni Moriyama cede: rivela dove ha nascosto 150 milioni di yen, una quantità enorme di denaro che Nishi quantifica indicando con le mani quanto deve essere grande il pacco.
Ha rivelato anche tutte le malversazioni di cui era a conoscenza, e da allora lo vedremo sempre intento a mangiare compulsivamente, con una di quelle concessioni al registro comico che Kurosawa talvolta concede anche nei momenti più drammatici.
Sembrano le premesse di un meritato trionfo per Nishi, Itakura e Wada.
Ben presto però i primi due si rendono conto che Wada è scomparso.
I dubbi li assalgono: ha forse defezionato, incapace di vincere il suo senso di appartenenza alle istituzioni, pur avendo la prova di quanto siano corrotte? Dopo tutto erano alcuni giorni che continuava ad esternare le sue perplessità.
Quand'ecco che si sente qualcuno che si avvicina alla scala d'ingresso
E' Wada che è ritornato. E non è solo: ha portato con se Yoshiko. Dichiara di non averla portata là per far fallire il piano, ma per permettere a Nishi e Yoshiko di chiarirsi, e di continuare a vivere assieme nonostante tutto quello che sta succedendo.
Il chiarimento tra i due avviene.
Yoshiko dichiara di essere felice: non le importa nulla del resto, la sola cosa che conta per lei è di sapere che veramente Nishi le vuole bene, e non l'ha usata come uno strumento per raggiungere i suoi scopi.
Il lungo dialogo tra Nishi e Yoshiko non può ovviamente far scomparire la drammaticità della loro situazione.
Yoshiko e soprattutto Tatsuo sono sempre stati coscienti delle zone d'ombra nella vita del loro padre, ma non possono odiarlo.
Un margine di speranza tuttavia si intravede: Nishi sempra disponibile a mostrarsi meno intransigente e meno rancoroso. A cercare la giustizia e non la vendetta.
Kurosawa ci rivela che anche Iwabuchi, nonostante il suo contegno glaciale, risente delle continue tensioni cui è sottoposto.
E' costretto a ricorrere ai farmaci per dormire, e col dottore che interpella per telefono si mostra umile e deferente, mentre di solito mostra solo arroganza.
Si sta preparando un sonnifero.
In quel mentre sente rincasare la figlia, e ne rimane stupito. E' raro che esca, e mai da sola.
Interroga la cameriera, che non ne sa molto di più: verso mezzogiorno è arrivata una telefonata, ed un uomo ha chiesto di parlare con la signora, che poco dopo è uscita senza lasciar detto dove si recava.
Si reca a parlare con lei. Ha il sospetto che abbia avuto un incontro con Nishi.
Sembra un uomo completamente cambiato, consapevole delle proprie colpe ma incapace di ammetterle, tuttavia legato da un profondo affetto sia ai propri figli che allo stesso Nishi.
Yaoshiko è sicura di non essere stata seguita? Potrebbe essere stato lo stesso Tatsuo, che è uscito armato, ad averla seguita di nascosto per scoprire dove si nasconde Nishi ed ucciderlo finalmente, dopo aver fallito il colpo pochi giorni prima.
Insiste che bisogna fare qualcosa, che bisogna intervenire. Yoshiko gli rivela dove si è incontrata col marito, ed immediatamente Iwabuchi decide di uscire, insistendo perché la figlia, troppo provata, non lo accompagni.
Yoshiko cade in un sonno profondo: il padre le ha fatto bere del vino, assicurandole che le avrebbe fatto bene e l'avrebbe calmata, mentre lui chiamava la macchina per andare assieme.
In realtà le ha somministrato il sonnifero che aveva preparato per se stesso.
Solo molto tempo dopo Tatsuo, che era uscito sì armato, ma per una tranquilla partita di caccia, fa ritorno a casa e a fatica riesce a svegliare Yoshiko, che gli spiega tutto quanto è successo.
E' evidente che si tratta di un altro inganno di loro padre. Devono raggiungere immediatamente Nishi per tentare di metterlo in salvo, sempre se saranno ancora in tempo.
Partono immediatamente a bordo della vettura di Tatsuo.
Sono talmente presi dalla loro angoscia che nemmeno si soffermano un attimo quando, lungo il cammino, incrociano una macchina che porta i segni di un tremendo incidente, circondata da agenti di polizia che compiono rilievi.
Arrivati all'imbocco del sotteraneo Tatsuo e Yoshiko debbono scendere lentamente la ripida scala, per le condizioni della donna che si deve appoggiare costantemente al fratello per non cadere.
Hanno tutto il tempo di conseguenza per rabbrividire per le urla disperate che provengono da sotto.
Una volta entrati, scorgono Itakura: è lui che piange e grida ininterrottamente, come un animale ferito a morte.
Non appena scorge i due si scaglia loro addosso: è tutta colpa della donna, è stata lei ad avvertire il padre, che ha mandato sul posto una squadra dei suoi uomini.
Colpa di cosa? La risposta è terribile: Nishi è morto.
Nella macchina accartocciata che hanno visto arrivando, c'è il suo corpo. La macchina è stata fatta travolgere da un treno merci. Nishi era al suo interno, privo di sensi: aggredito da molti uomini, dopo averlo immobilizzato i sicari gli hanno iniettato dell'alcol con una siringa, per simulare che fosse ubriaco e giustificare quello che doveva sembrare un incidente.
Le dimensioni della tragedia sono tali da schiacciare le tre persone. Itakura conclude con amarezza che perfino la morte di Nishi, apparentemente morto per un banale incidente all'interno della sua auto, si è dimostrata inutile.
Nessuna giustizia sarà fatta.
Gli uomini che hanno ucciso Nishi hanno portato via Wada, e non sarà un problema farlo sparire visto che è dato per morto da tutti, e Moriyama. Non ci sono più testimoni.
Hanno anche recuperato e messo al sicuro la somma di denaro di cui Moriyama aveva indicato la dislocazione, ed ogni altra prova materiale. E lui stesso, che è in realtà il vero Nishi, è condannato a rimanere per sempre Itakura, e a tacere di una verità che conosce solo lui.
DObbiamo segnalare questa parte della trama non è molto verosimile.
Probabilmente Kurosawa conta che la tensione con cui avvince lo spettatore non lo farà notare.
Non è infatti comprensibile come mai assassini tanto meticolosi abbiano lasciato vivo dietro di loro un testimone pericoloso come Itakura, che ha in mano le prove materiali dell'assassinio di Nishi - i segni della sua resistenza e la siringa con cui gli è stato iniettato l'alcol - e che potrebbe sicuramente dimostrare in mille modi di essere in realtà il vero Koichi Nishi.
Ma senza questa scena Kurosawa non avrebbe avuto modo di far urlare due volte al falso Itakura quella che è in fondo la morale di questa amarissima quanto realistica favola. Dove è la giustizia?
In realtà Kurosawa ha ancora in serbo un'altra morale, e se possibile ancora più amara.
Dopo la conclusione della vicenda Iwabuchi tiene una conferenza stampa in cui ipocritamente piange la morte di un fedele segretario e di un bravo genero, dimostrandosi incredulo di fronte alla circostanza che Nishi avesse abbondantemente bevuto prima di avere l'incidente.
Quando gli viene chiesto per quale ragione Nishi avesse convocato una conferenza stampa, dichiara di averla richiesta lui stesso, ma di essere al momento troppo addolorato per darvi seguito, e si allontana simulando un intenso dolore.
Si rianima immediatamente appena nessuno lo può scorgere, all'interno del suo ufficio, e immediatamente effettua una telefonata, che viene però subito interrotta: sono entrati nel suo ufficio Tatsuo e Yoshiko.
Sono venuti solamente, parlerà Tatsuo rimpiangendo di non avere con se il suo fucile, per dirgli che non lo considerano più loro padre e non vogliono più vederlo nella loro vita.
Accenna a rinccorrerli, ma lo squillo del telefono lo richiama indietro. Considera più importante rispondere.
Dopo essersi scusato della interruzione, presenta il rapporto della situazione ad un misterioso personaggio, cui risponde sempre affermativamente e con estremo ossequio.
Propone di rassegnare le sue dimissioni dall'Ente, e gli viene anche consigliato un viaggio all'estero per far calmare le acque; prontamente dà il suo assenso.
La telefonata è finita. Iwabuchi si inchina servilmente quanto grottescamente alla cornetta del telefono, ormai muta.
Anche il burattinaio è solo un burattino.