Home
I maestri "scomodi"
Molti anni fa una "lezione" del Dojo Centrale di Roma si tenne al cinema... andammo in massa a vedere Kagemusha, uno dei capolavori di Akira Kurosawa. Hosokawa sensei per la verità criticò un po' l'eccessiva spettacolarizzazione della trama ma rimarcò che la scena che ci aveva lasciato più perplessi era quella dove emergeva in modo più palese la tradizione giapponese: la scena ove Oda Nobunaga, informato della morte di Takeda Shingen, estrae il suo ventaglio e canta.
Giorgio Veneri: il grande Giorgio
Alcuni lo chiamavano Giorgione, alludendo certamente alla sua statura di 198cm ma anche, senza darlo troppo a vedere per non incorrere negli strali della sua sempre micidiale ironia, alla sua grande statura umana.
Il distacco
Sono trascorsi oggi 8 anni dalla scomparsa di Fujimoto sensei. Se è scomparso dal mondo della materia è però sempre presente nelle nostre menti e perfino nel nostro corpo, attraverso quel poco o quel tanto, entrambi hanno la medesima dignità, che siamo riusciti ad assorbire del suo insegnamento.
Cosima Turco
Prima di abbandonarsi ai ricordi è necessario tracciare alcune note biografiche che aiutino a inquadrare la persona che oggi siamo purtroppo chiamati a ricordare. Cosima (per tutti Mimma) Turco ha iniziato la pratica dell'aikido a Torino all'inizio degli anni 70, in un ambiente ricco di praticanti motivati e dal grande spessore tecnico, nato sotto l'impulso del maestro Toshio Nemoto che soggiornò e insegnò a Torino negli anni 60. In questo ambiente non diciamo competitivo ma sicuramente di alto livello in cui di conseguenza non era facile distinguersi, Mimma si distingueva senza fare assolutamente nulla per distinguersi. Praticava e più tardi insegnava con assoluta naturalezza, emergendo non perché volesse emergere ma perché la sua serietà, la sua applicazione e le sue competenze portavano necessariamente a questo.