Testi
Polia M.: L’etica del Bushidō
Mario Polia
L’etica del Bushidō - Introduzione alla tradizione etica giapponese
Prefazione di Taiten F. Guareschi
ISBN 88-86583-36-2
Uscito per la prima volta all'inizio degli anni 80 sotto forma di articolo destinato alla rivista I quaderni di Avallon, questo saggio si è via via arricchito di nuovo materiale fino a divenire un libro, sia pure succinto ed essenziale. E continua da allora a circolare incessantemente nel ristretto ma “agguerrito” gruppo dei praticanti di Arti Marziali interessati a ricerche piú profonde delle ragioni della loro pratica: e tra loro è considerato spesso, l’ho scoperto con una certa sorpresa visto che non appartiene ai grandi circuiti editoriali e la sua visibilità è quindi limitata, un testo fondamentale ed irrinunciabile.
E’ mia consuetudine lasciare grande spazio in ogni mia recensione alla parola diretta dell’autore, limitando piú possibile la funzione di filtro che volente o nolente il critico si trova a dover assumere in ogni suo lavoro. A maggior ragione dovrò farlo ora per ragioni di obiettività, a causa della amicizia lunga quanto la vita che mi lega all’autore, che mi potrebbe fare velo nel giudizio.
Ma non posso trascurare, e non devo, di dare al lettore alcune informazioni essenziali per inquadrare l’opera nel suo giusto contesto. Questa opera nasce infatti per cosí dire “tra noi”, dalle ormai lontane nel tempo frequentazioni da parte dell’autore delle lezioni di aikido del maestro Hiroshi Tada presso il Dojo Centrale di Roma, lontane quanto indelebili nella memoria e nell’animo. Dalla sua lunga pratica del kendo con lo scomparso maestro Hideo Kobayashi, che ha introdotto anche alcuni suoi seguaci alla pratica del katsugen undo e del seitai. Dalla sua collaborazione alla nascita e allo sviluppo di una casa editrice che molto lavoro ha fatto e sta facendo per una migliore comprensione della cultura giapponese, e tra i cui responsabili non mancano persone attive nella pratica delle arti tradizionali giapponesi.
Non stupisca quindi di ritrovare in questo libro altri nomi noti: dalla prefazione di Fausto Taiten Guareschi alle preziose calligrafie di Ikuyo Toba Chiba sensei. Dovró concludere con una ulteriore precisazione: cosí come il critico si astiene da troppi commenti lasciando la parola all’autore, cosí questi avverte il lettore che si limiterà a trasmettere il messaggio lasciatoci dai grandi guerrieri del passato, cercando di non mediarlo e di non aggiungervi nulla di suo.
P.B.
A chi è diretto questo libro? che forse sarebbe più giusto chiamare "quaderno di appunti sul Bushidô"? Forse è meglio chiarire a chi non è diretto: ai cultori delle "arti marziali" vissute come culturismo esotico o nella sola prospettiva dell'autodifesa; ai ricercatori d'illuminazioni a buon mercato; ai patiti dell'esoterismo di questa fin de siècle; ai nostalgici del bel tempo che fu incapaci di sognare come potrebbe essere il tempo a venire; a quanti confondono Bushidô con l'affermazione dell'io e con la legge del più forte. Tutti costoro resterebbero delusi perché il Bushidô insegna che per entrare nella Via occorre scavalcare da vivi il proprio cadavere. Senza paura e senza rimpianti. Per rinascere da sé stessi e oltre sé stessi. E la morte interiore è certamente più dura e sofferta di quella fisica Questo libro non è neppure deicato agli specialisti di Yamatologia perché chi scrive non è specialista in questo campo e si scusa con loro d'essere sceso dalle Ande per occuparsi di una filosofia e di una cultura apparentemente così estranee al dominio dei suoi studi.
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Non ho inteso scrivere una storia del Bushidō ma delineare gli aspetti etici e filosofici di quella visione del mondo che fu propria al bushi del Giappone.
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Gli autori di questi componimenti poetici sono monaci e maestri Zen; poeti e letterati; guerrieri-poeti. Perché il bushi, il guerriero, fu educato anche ad essere poeta. Lascio pertanto ad essi: monaci, maestri e guerrieri dell’”antico” Giappone il compito di esprimere, attraverso la loro esperienza diretta, realtà e sentimenti che, altrimenti espressi, morirebbero nella loro immediatezza ed entrerebbero a far parte del freddo dominio della saggistica. Tutto il breve saggio che qui presentiamo potrebbe essere magnificamente riassunto da queste poesie. Ne guadagnerebbe in profondità ed in bellezza.
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Ho scritto perché ho voluto creare un’opera agile e pur ricca di dati. Ho scritto, inoltre, perché credo che molti di quei valori etici come la lealtà, la sincerità del cuore, il dominio di sé, il rispetto per la parola data, l’atteggiamento benevolo verso i deboli non sono appannaggio di una determinata cultura ma valori fondamentali dell’essere che sono, o possono essere, ancora attuali.
E poi, essenzialmente: perché
Io mi son un, che quando
Amor mi spira, noto, ed a quel modo
Ch’ei ditta dentro, vo significando
Dante
Purgatorio XXIV, 52-54
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Questo breve saggio si propone di delineare le caratteristiche dello spirito e della cultura che animava la Via del Guerriero del Giappone medievale fino all'ultimo conflitto mondiale. Non tratteremo, perciò, del Bushidô contemporaneo né delle varie Scuole e tecniche impiegate melle Arti Marziali moderne. Esporre la storia del Bushidô con qualche pretesa di completezza, esula dagli scopi che ci siamo prefissi.