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Kitagawa Utamaro (1753-1806)

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Utamaro, il pittore delle donne

Conosciamo molto poco della vita di Utamaro, a cominciare dal luogo stesso di nascita: assieme a numerose altre località se ne contendono tuttora i natali le maggiori città del Giappone: Tokyo, Kyoto ed Osawa; sappiamo che la sua nascita va situata intorno alla metà del 1700 - si concorda generalmente nell'accettare il 1753 - mentre la parte finale della sua vita è conosciuta meglio. Si spense nel 1806.

Una delle tante tradizioni lo vorrebbe nato dalla gerente di una casa da the ad Yoshiwara, quartiere dei piaceri della Edo feudale (ricordiamo che si tratta della città che ha ora il nome di Tokyo). Non conosciamo con certezza la linea paterna ma c'è chi accetta l'ipotesi che fosse figlio dell'artista Toriyama Sekien, che fu anche il suo primo maestro.

Se dovessimo decidere quale sia stato il suo genere preferito, sia pure arbitrariamente perché un artista come Utamaro non può essere considerato alla stregua di un pittore "di genere", o perlomeno in quale genere conobbe il maggiore successo, non potremmo avere dubbi: Utamaro fu conosciuto soprattutto come raffiguratore della bellezza femminile. Come altri celeberrimi artisti giapponesi Utamaro si dedicò alla forma espressiva definita ukiyo-e, ossia rappresentazione a stampa del fluttuare del mondo dei sensi.

Per quanto non tutti i critici e gli storici siano disposti ad accreditarla senza riserve, riteniamo interessante far conoscere la breve biografia di Utamaro scritta nel 1832 da Keisai Eisen, anche lui celeberrimo artista. Viene citata in The Merry drinkers, by Kitagawa Utamaro, Seisei doh Usa Inc., 1980, nella traduzione in inglese di Peter Dale.

Kitagawa Utamaro scomparve nel terzo anno dell'era Bunka (1806). Il suo vero nome era Yasuke, e visse dapprima nel quartiere Benkei-Bashi-kyu-uemon-cho di Edo (nelle vicinanze dell'attuale Kanda). In seguito prese residenza in Bakuro-cho (vicino a quello che ora è conosciuto come il distretto di Nihon-bashi). Il suo nome d'arte era Murasakiya. era originario di Edo, e studiò inizalmente pittura da Toriyama Sekien (1712-1788) e, avendo guadagnato estesa conoscenza delle tecniche della pittura Kano, decise allora di mettersi in proprio, guadagnando infine la reputazione di maestro e padre fondatore del rinascimento Ukiyo-e.

Era particolarmente dotato nella raffigurazione di mode effimere e stravaganti nei comportamenti e negli abbigliamenti delle persone di oggigiorno. Inoltre, fu per mano sua che il moderno nishiki-e (stampa policroma da incisione su legno) raggiunse livelli di sfarzoso splendore. Si dice che egli abbia rimarcato:

 "Mai nella mia vita ho dipinto ritratti di attori; non c'è nulla di artisticamente apprezzabile nel produrre ritratti di attori idolatrati da uomini e donne, giovani e vecchi, approfittando della celebrità del teatro per diffondere nome e reputazione. C'è veramente necessità di annoiare la maestosa autorità degli attori in questo modo? Io sono un pittore yamato (cioè un artista nativo consacrato) e ho intenzione di far risuonare il mio nome nel mondo creando la mia propria scuola di pittura ukiyo-e."

Il suo nome non si è mai sentito in paesi stranieri, esattamente come egli voleva, ed è semplicemente considerato un maestro ed artista del massimo livello. Utamaro eccelse per la sua straordinaria maestria nello shunga. Fu censurato dal governo per il suo libro illustrato Taikoki [un racconto biografico illustrato sul generale Toyotomi Hideyoshi] e spedito in prigione. Poco tempo dopo il suo rilascio, sfortunatamente cedette alla malattia e morì."

Ove sicuramente Utamaro non conobbe uguali fu nelle stampe bijinga, che raffiguravano l'ídeale della beltà femminina classica. Fu però attivo anche nel genere shunga, a soggetto erotico, che nel Giappone dell'epoca Edo venne considerato alta forma di espressione artistica, ed anzi a detta di Eisen vi eccelse. Non ci si può meravigliare che Utamaro sia conosciuto in tutto il mondo soprattutto come lil pittore delle donne.

La censura governativa non arrivò mai ad impedire seriamente la diffusione delle opere shunga, contrastando in modo troppo stridente con il comune sentire del popolo giapponese e con l'ispirazione di tanti artisti, nessuno dei più grandi escluso.

La carcerazione di Utamaro, che purtroppo lo condusse alla morte, va probabilmente letta in chiave politica: Toyotomi Hideyoshi (1536-1598) come è noto alla morte di Oda Nobunaga ne ereditò il sogno di dominio sul Giappone e lo portò a compimento, governando la nazione dal 1590 fino alla morte.

Nel corso del cosidetto "incidente dell'Ehon Taikoki", nel 1804 vennero imprigionati oltre ad Utamaro altri 4 pittori, lo scrittore Jippensha Ikku autore del testo e dell'adattamento teatrale nonché editori e stampatori di un pamphlet, con l'accusa di avere pubblicato un'opera diffanatoria nei confronti di Hideyoshi. Non è possibile dire nulla di definitivo sul contenuto in quanto le opere incriminate, distrutte dalla polizia, sembra che non ci siano pervenute e sono state solo parzialmente ricostruite dagli studiosi.

Il titolo sembra che fosse Hideyoshi e le sue cinque concubine e verosimilmente era una satira in cui le imprese del celebre generale erano virate in chiave erotica. In un'opera del celebre regista cinematografico Kenji Mizoguchi, Utamaro o meguru gonin no onna (Cinque donne attorno ad Utamaro) il titolo stesso sembra fare un velato ma esplicito riferimento a quel libro.

Non è appurato il periodo di detenzione cui venne sottoposto Utamaro, le ipotesi variano da pochi giorni ad alcuni mesi. E' certo tuttavia che l'esperienza lo segnò tragicamente: si spense nel 1806, all' età presumibile di 53 anni.

Il suo discepolo Shuncho ne assunse per diversi anni il nome, continuando la produzione di opere nel suo stile ed è conosciuto col nome di Utamaro II. Un secondo Utamaro tuttavia non ci sarà mai: è uno di quegli artisti che travalicano nettamente ogni altra figura del loro tempo, esplorando terreni ad altri proibiti.


Nulla rimane della prima produzione, compresa tra gli anni 1770 e 1792, per quanto sia già divenuto famoso nel 1783, quando iniziarono l'amicizia e la collaborazione con l'editore Tsutaya Juzaburo, purtroppo scomparso nel 1797 causando una profonda crisi - anche artistica - in Utamaro.

Rimangono del suo decennio d'oro, 1792-1803, circa 2000 stampe oltre a numerosi dipinti e ad una trentina di libri shunga. Non sappiamo quante opere siano andate distrutte ad opera della censura ed alcune sono di incerta attribuzione in quanto non firmate.

Tra le prime opere che ci sono pervenute nuemrose sono quelle che raffigurano famose case da te, ed è per questo che l'artista è anche conosciuto come il pittore delle case verdi.

Dobbiamo anche notare che la fine prematura di Utamaro gli impedì di usufruire delle raffinate tecniche di stampa a colore (nishiki-e) che vennero sviluppate sul finire dell'epoca Edo - ne trovate una spiegazione dettagliata nella recensione della mostra Hiroshige: Il maestro della natura che si è tenuta a Roma nel 2009 - che permisero di applicare numerosi strati di colore alle stampe.

Le opere di Utamaro, facendo un uso limitato del colore, ci appaiono quindi più sobrie, meno cariche, anche quando rappresentano stupendi costumi o meravigliosi paesaggi.

Profittano inoltre della possibilità di utilizzare il colore nelle riproduzioni a stampa per dare rilievo alle immagini e distaccare le figure dallo sfondo.

 

 

 

 

 

 

La scuola di Kano Masanobu (狩野 正信, 1434–1530) che Utamaro inizialmente seguiva, si ispirava a tecniche pittoriche e a tematiche di derivazione cinese, preferendo la rappresentazione di filosofi ed eroi e rifuggendo invece dalla rappresentazione della vita reale.

Le opere della scuola di Kano sono ricche e molto curate nei particolari, mentre quelle di Utamaro tendono a rendere con pochi tratti anche immagini estremamente complesse, dense di personaggi o di motivi e non avare di particolari.

Nel corso dei secoli le tendenze della scuola Kano si esasperarono, e sul finire del XVIII secolo erano talmente marcate che Utamaro dovette distaccarsene per seguire la sua propria strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre a scegliere temi che la tradizione non amava, Utamaro li trattava anche in modo innovativo.

Riusciva a profittare in modo magistrale della pur limitata scelta di colori che permetteva la tecnica nishiki-e del suo tempo, dando alle sue stampe una vivacità talmente in contrasto con quanto visto fino ad allora che arrivava a creare scandalo.

E amava trasfigurare la realtà, che altre scuole tentavano di riprodurre acriticamente nei minimi particolari, per adattarla ai suoi criteri estetici.

I suoi celeberrimi ritratti femminili sono certamente non realistici: ci mostrano figure innaturalmente allungate eppure proprio per questo di una raffinata, ineguagliata eleganza.

Una tecnica che molti altri artisti tentarono nei secoli di riprendere e seguire, basti pensare ad Amedeo Modigliani le cui opere non a caso destarono uguale scandalo tra i benpensanti che quelle di Utamaro.

 

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