Testi

Aitken - Delafond: La collection de Claude Monet

Geneviève Aitken - Marianne Delafond

La collection d'estampes japonaises de Claude Monet

La Bibliotheque des Arts, 2003

 

Se la fama di Claude Monet (1840-1926) come pittore è grande, quella dovutagli come innovatore dovrebbe forse essere ancora maggiore, Fu infatti cofondatore e figura di riferimento della tendenza artistica conosciuta come impressionismo, dopo la quale si può ben dire che il mondo dell'arte non sia più stato lo stesso.

E' noto come l'arte della stampa giapponese abbia attirato ed ispirato quasi tutti i maggiori pittori impressionisti. Claude Monet, parigino di nascita e di estrazione ma cresciuto a partire dai 5 anni di età in Normandia, nel 1883 si ritirò a vivere nella cittadina normanna di Giverny, dove aveva affittato una casa di campagna ed un giardino.

Sarebbe riuscito ad acquistarli solamente 10 anni dopo con i primi proventi della sua arte, che aveva fino ad allora riscosso un certo  interesse da parte della critica ma poco da parte del pubblico. Da quel momento in poi si dedicò incessantemente al miglioramento della tenuta e specialmente del grande giardino, che allestì in stile giapponese.

In questa dimora raccolse nel corso della sua lunga vita una importante collezione di stampe ukiyo-e. Il suo interesse era artistico, non collezionistico o tantomeno commerciale, la selezione da lui operata riveste di conseguenza grande importanza per studiosi ed appassionati. Le opere da lui raccolte avevano colpito particolarmente un grande artista, che fosse per la bellezza del soggetto, la finezza del disegno, la felice scelta dei colori, l'accuratezza della stampa o infine per una fortunata miscela di tutti questi raccomandabili ingredienti.

L'arte di Utamaro, Hokusai, Hiroshige e molti altri artisti del mondo fluttuante riecheggia nelle sue opere.

Nella casa di Giverny tuttavia non se ne trovano molte, ed alcuni hanno commentato che là non viene evocata l'opera di Monet, che arricchisce i musei di ogni parte del mondo, ma l'uomo Monet.

 

 

Restaurata da uno stato deplorevole di abbandono a cura della fondazione che prende il nome dal pittore, attualmente la dimora ospita 231 stampe giapponesi della collezione Monet.

Potete trovare ulteriori  informazioni sul sito stesso della Fondazione Monet, che ha anche curato l'edizione dell'opera recensita. Il sito è consultabile in francese, inglese e giapponese.

Rispetto ad altri artisti contemporanei Monet scoprì la pittura giapponese relativamente tardi: secondo la sua testimonianza fu in occasione di un soggiorno in Olanda nel 1871. Vincent Van Gogh per contro vivendo in Olanda, l'unica nazione europea che avesse contatti con il Giappone, ebbe modo di acquistare le sue prime stampe giapponesi nel 1855 nella vicina città belga di Anversa, di fatto neerlandofona e fortemente influenzata dalla cultura olandese. Scriveva poi in una lettera al fratello Theo che il suo atelier aveva acquistato maggiore vivibilità da quando vi aveva appeso alle pareti diverse di queste stampe.

 

Ma dal confronto tra le opere dei maggiori paesaggisti giapponesi e le prime opere di Monet sembrerebbe adirittura emergere una affinità elettiva che abbia preceduto in qualche modo la scoperta, o perlomeno l'abbia preparata e resa giusta, necessaria, inevitabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il criterio di presentazione della raccolta in ordine cronologico - sono comprese opere che vanno da Haronobu (attivo tra il 1760 ed il 1770) fino a Ginkô (1874-1892) - evidenzia il progresso anche tecnologico della stampa giapponese.

Eclatante l'esplosione di colori che accompagna l'irrompere ne mondo artistico di Hokusai: i capolavori degli artisti precedenti hanno tonalità molto sobri ed un numero limitato di colori.

Assieme ai maestosi  paesaggi Monet raccolse anche numerosi ritratti di attori kabuki e rappresentazioni degli ideali di bellezza femminile (bijinga).

 

 

 

 

 

 

 

Nelle sue opere tuttavia spiccano soprattutto i paesaggi, le nature morte e le rappresentazioni idealizzate della natura: dipinse numerose volte lo stagno adorno di ninfee che aveva voluto nel suo giardino di Giverny, ove aveva deciso di collocare anche un ponte alla giapponese.

Il testo si basa naturalmente soprattutto su un elenco illustrato - pressoché completo - delle stampe della collezione Monet.

La parte introduttiva comprende la biografia dell'artista ed alcune interessanti notizie complementari.

Ad esempio un resoconto delle sue frequentazioni con mercanti d'arte e uomini d'affari giapponesi residenti in Francia, alcuni dei quali si adoperarono a loro volta per far conoscere l'impressionismo in Giappone.

Va riordato innanzitutto il mercante d'arte Tadamasa Hayashi, che procurò molte stampe a Monet in cambio di sue opere che avrebbe voluto donare al Museo di Tolyo. La morte prematura, che lo colse nel 1906, impedì che il suo progetto andasse a compimento.

Kojiro Matsukata (1865-1950), a lungo amico di Monet e frequentatore della casa di Giverny, dedicò tutto il corso della sua vita per fa conoscere l'arte occidentale in Giappone. In particolare quella di Monet di cui aveva acquistato 25 opere.

Il suo desiderio venne esaudito solamente dopo la sua morte: nel 1959 venne inaugurato il Museo Nazionale di Arte Occidentale ad Ueno (Tokyo), alimentato dai suoi lasciti.

Diverse appendici del libro aiutano a comprendere meglio la logica con cui l'artista francese intese raccogliere queste opere e quella con cui intendeva usufruirne.

Troviamo  ad esempio l'elenco cronologico delle acquisizioni, ma anche quello che illustra la suddivisione per artista e quello che testimonia delle differenti collocazioni delle opere nelle molte stanze della dimora, senza escluderne scale e corridoi.

 

 

In definitiva un testo che non dovrebbe mancare nella biblioteca dell'intenditore di ukiyo-e, ma nemmeno in quella del semplice ammiratore di questi immortali capolavori.

La sensibilità di un sommo artista guiderà per mano il lettore alla scoperta del mondo fluttuante.

 

 

 

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