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I più anziani avranno vaghi ricordi di una storia molto simile, che protervi professori tentarono invano di far memorizzare in prima media, ai tempi che vi si studiava ancora la mitologia greca. Va da sé che furono ingloriosamente respinti - con gravi perdite - dalla granitica resistenza delle menti di noi allievi. Ma qualcosa nonostante tutto penetra, qualcosa rimane. La memoria ve la rinfreschiamo subito lasciando la parola al nostro collaboratore, che così si presenta:
Tanti, tantissimi anni fa, il re Midaru no kami tornò dalla gara di canto tra gli dei con un vistoso eboshi sulla testa che gli celava completamente la chioma: spiegò che si trattava del dono degli dei assegnatogli per la competenza mostrata nella giuria: non lo poteva quindi levare per nessun motivo. Tempo dopo dovette ricorrere però alle cure di un barbiere, essendogli i capelli cresciuti ormai a dismisura. Ero io.
Dopo aver giurato di non rivelare nulla di quello che avrei visto ad anima viva, gli tolsi il berretto e mi trovai al cospetto di uno spettacolare paio di orecchie d'asino: era quella la ricompensa, e allo stesso tempo il voto, che gli dei avevano attribuito alla capacità di giudizio del re Mida.
Avevo giurato, resistei finché fu possibile. Poi un giorno scavai una buca sulla riva di un ruscello, chiamato Pattoro (sì, lo so: sono un pignolo). Spifferai tutto dentro la buca, la ricoprii accuratamente e me ne andai per i fatti miei, tirando un grosso respiro di sollievo. Malauguratamente dei giunchi nacquero dalla buca, ed ancora oggi, chi passasse per quel ruscello, li sentirebbe ad ogni refolo di vento sussurrare la storia delle orecchie d'asino del re Midaru. E nulla arriva lontano come i sussurri, mentre gridare al vento non è elegante né efficace.
Sono passati come detto tanti, tantissimi anni, vivo sotto mentite spoglie nel timore di essere scoperto ed azzittato finalmente una volta per tutte. Ma ormai ci ho preso gusto. S¡, la verità occorre seppellirla dentro una buca profonda, e ricoprirla accuratamente. Il resto, lo faranno un seme capitato chissà come nella buca, ed un refolo di vento. E questo posto non è male per seppelliire ogni tanto qualche piccola verità... ogni tanto ci ripasserò.
Fikaromoto (Il barbiere di Sendai)