Jidai
Masato Harada, 2017: Sekigahara - Tra defezioni e adesioni
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L'esecuzione della principessa Koma, innocente e giovanissima (sembra avesse 14 anni), e delle dame del suo seguito avviene all'aperto, sulla sponda di un fiume.
Ishida è presente, impotente a intervenire, e anche molti dei dignitari sperano ancora in una grazia in extremis.
Afrrontano furiosi Ishida rinfacciandogli di avere mancato alla promessa di salvare Koma. Può solo rispondere di avere fatto tutto il possibile, ma non è bastato.
Le donne attendono impassibili il loro destino.
Ma non tutte: una ragazza all'improvviso estrae dalle vesti un pugnale e affronta le guardie che stanno procedendo alla carneficina. Altre seguono il suo esempio, ma vengono in breve tempo sopraffatte e uccise.
Ishida dopo avere a lungo esitato decide infine di intervenire.
Ordina alle guardie di non avvicinarsi alla superstite, sarà lui ad affrontarla.
Aggredito a sua volta riesce a disarmarla. La ragazza perde i sensi; per quanto ferita, ma il sangue che la imbratta non è soltanto suo, sopravviverà.
La folla ha assistito sgomenta dietro gli sbarramenti.
Tra di loro l'alta figura di un samurai che porta una lunga spada.
Il viso è compleamente coperto dal cappello, che lo rende irriconoscibile.
Grida la sua indignazione. E inizia ad allontananrsi per non assistere al massacro di tante creature innocenti, ma si arresta brevemente quando le grida di Ishida gli fanno capire che sta intervenendo.
Riprende poi ad allontanarsi e si inoltra nel bosco.
Nonostante tutto Ishida lo ha riconosciuto: non può trattarsi che di Shima Sakon, leggendario guerriero al momento ronin senza padrone. Decise di ritirarsi da ogni conflitto dopo la morte del suo signore Tsutsui Junkei.
Appena possibile Ishida corre al suo inseguimento, lo raggiunge.
Furioso per il macabro spettacolo cui ha appena assistito Sakon sta sfogando la sua rabbia abbattendo bambu con la sua lama,
Anche l'arrivo di Ishida lo irrita, poi gli porge da bere, accetta di ascoltarlo.
Ishida ha bisogno di lui: è una lotta per il bene, Sakon non può astenersene,
Sakon accetterà.
La ragazza sopravvissuta all'eccidio è stata ricoverata nella dimora di Ishida. Ma una notte si leva dal giaciglio e con sorprendente abilità stordisce la sua sorvegliante.
Si reca di soppiatto nella stanza dove Ishida è intento allo studio, decisa a ucciderlo.
Lui riesce a calmarla, a farsi ascoltare. Il coraggio della ragazza lo ha colpito, vuole prenderla al suo servizio. Lei si chiama Hatsume, e viene da Iga. Qui il lettore ha il diritto di sapere che era sede di una delle più agguerrite associazioni ninja, ferocemente avversa a Hideyoshi. Per questo Ishida le domanda se lei è ninja. Hatsume negherà,
Ishida le presenta il suo stendardo, quello che stava continuando impassibile a mettere in bella calligrafia mentre lei lo assaliva:
Dai Ichi Dai Dai man Dai kichi. Non sono ideogrammi convenzionali, Ishida deve spiegarne il senso.
Ma prima proponiamo la nostra maldestra resa, quasi letterale: Uno per tutti, tutti per uno, tutti felici.
Nel film i sottotitoli in inglese dicono in modo più prolisso ma forse più aderente alla dottrina di Ishida: "If one gives oneself for all, the world will prosper"
Fu questo lo stendardo innalzato da Ishida Mitsunari nella battaglia di Sekigahara.
Hatsume entra al suo servizio