Jidai
Masato Harada, 2017: Sekigahara
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Masato Harada,2017: Sekigahara
Junichi Okada, Kasumi Arimura, Koji Yakusho, Takehiro Hira
Tratto dal romanzo omonimo di Shiba Ryotaro (1923-1996) pubblicato nel 1966, il film ha per protagonista un magnifico perdente: Ishida Mitsunari, che guidò senza fortuna l'Armata dell'Ovest contro quella dell'Est condotta da Yeyasu Tokugawa, E' noto come terminò quella epocale battaglia che ebbe luogo nell'ottobre 1600: da allora la dinastia Tokugawa mantenne per secoli il governo del Giappone, durante quella che viene conosciuta come Edo jidai dal nome della nuova capitale (l'attuale Tokyo). E che viene tuttora considerata un'epoca d'oro,
Tuttavia in questa opera viene rivalutata la figura di Ishida, a lungo vista in negativo come è inevitabile sorte di ogni perdente (la storia come è noto la scrivono i vincitori). Potremmo anzi dire esaltata. Vedremo come, vedremo il perché.
Ma anticipiamo una doverosa considerazione: in guerra tutto è lecito e durante la lunghissima guerra civile dell'epoca Sengoku nessuna delle figure che emersero è rimasta esente da condotte riprovevoli. E' probabilmente un indizio se non una prova della necessità di accettare azioni anche spietate, anche crudeli, se volte a un obiettivo finale positivo. O ritenuto tale.
E' un dilemma che viene riproposto in molte opere giapponesi, anche letterarie. In definitiva se dovessimo tirare una morale dalla visione di questa opera saremmo probabilmente costretti ad affermare che Ishida non avrebbe mai potuto vincere, mancandogli il coraggio di violentare la sua natura di ricercatore del bene anche quando era in grado di comprendere che sarebbe stato utile se non addirittura indispensabile rinunciarvi.
Non è il solo evento storico, non è la sola civiltà in cui ci si siano posti questi interrogativi. Già molti secoli addietro, criticando una azione di Catone da lui considerata nobile quanto controproducente, Cicerone osservava scrivendo all'amico Attico che Catone credeva di trovarsi nella Repubblica di Platone, e non nella feccia di Romolo. Ma alla propria natura non è di norma possibile rinunciare, e la tragica figura di Ishida tratteggiata nel film riscuote un consenso che non può andare all'antagonista Tokeugawa, realista quanto crudele, aggressivo quanto subdolo.
E la memoria umana è fallace mentre gli stilemi la prevaricano spesso. Nell'affresco di Maccari al Senato di Roma Cicerone appare come un anziano gentiluomo, Catilina come un torvo giovinastro dalla carnagione scura..Cicerone, console "in suo anno", aveva 43 anni, Catilina era di alcuni anni più anziano. Ed era di carnagione chiarissima, quasi albino.
La sinossi ufficiale del film così riporta:
«Il 21 ottobre 1600, si svolge la battaglia di Sekigahara, che termina il periodo Sengoku e determina uno spartiacque per la nuova era. Essa vede scontrarsi l’esercito occidentale, guidato da Mitsunari Ishida, e l’esercito orientale, guidato da Ieyasu Tokugawa, che cerca di mantenere la nazione sotto il suo avido controllo. Tuttavia, anche se lo schieramento occidentale sembrerebbe surclassare quello orientale, subisce terribili perdite sul campo di battaglia. Esiste inoltre una verità nascosta: Hatsume è stata inviata per spiare Ishida, ma si innamora di lui.»
E' necessario fornire al lettore linee guida che lo aiutino a orientarsi nella intricata materia del conflitto. La carica di supremo governante del Giappone, shogun, è vacante da molto tempo e i maggiori feudatari lottano per impossessarsene. Ma solo chi possa vantare una discendenza nobile ha una possibilità e Yeyasu Tokugawa è tra questi. Dopo la morte del condottiero Oda Nobunaga di cui era alleato accetta di supportare Toyotomi Hideyoshi, ma probabilmente consapevole che le umili origini di quest'ultimo non gli consentiranno mai di ricevere dall'imperatore l'ambita nomina. Il vuoto che lascerà Hideyoshi dovrà essere colmato da chi ne abbia titolo.
Il suo realistico modo di pensare viene reso nel film con questa frase emblematica:
«Stiamo cambiando i tempi. Abbiamo bisogno di uomini in vari ruoli. Uno sciocco può essere utile come sciocco. Un pazzo può fare il lavoro di un pazzo.»
Hideyoshi durante una visita a un tempio viene servito da un vivace bambino, Sakichi, che gli reca una calda tazza di té; richiesta una seconda, gli viene portata una tazza ancora più calda ma con meno té. La terza sarà rovente, e il té quasi non c'è.
Sakichi risponde con spontaneità e sfacciatiggine alle domande di Hideyoshi.
E' del feudo di Omi, da cui proviene anche Hideyoshi, del paese di Ishida, e anche lui di origini non alte.
Hideyoshi lo prenderà immediatamente con sé al suo servizio. Il suo nuovo nome sarà Ishida Mitsunari.
Alcuni anni dopo ritroviamo Ishida responsabile dei lavori pubblici del regime di Hideyoshi. Sa perfettamente di non avere alcuna possibilità di ambire a molto di più, ma l'idea di svolgere al meglio il proprio lavoro è sufficiente ad appagarlo.
Viene considerato dal seguito di Hideyoshi un personaggio utile nella amministrazione ma privo di qualunque esperienza o capacità bellica,.
Ossia le sole competenze che in epoca di guerra civile possano portare lontano o far guadagnare rispetto e considerazione.
Ma Hideyoshi si fida di lui e segue quando può i suoi consigli, per quanto debba tener conto soprattutto dei pareri dei suoi numerosi feudatari e consiglieri.
Passano gli anni. Hideyoshi ha declinato la carica di kanpaku (reggente provvisorio) in favore dell'erede Hidetsugu destinato a succedergli ma ugualmente privo dei quarti di nobiltà necessari a una investitura ufficiale. Ma la imprevista nascita tardiva di un erede naturale, Hideyori, nato dalla nobile Yodogimi cambia le sue prospettive.
Accusato di complotto Hidetsugu è costretto al suicido. Durante la riunione del consiglio Tokugawa insiste per estinguere l'intera sua famiglia oltre che i suoi seguaci,
Ha un atteggiamente volutamente irritante, non ha nemmeno rivestito l'abito di corte, per far notare quanto sia stata inopportuna la precipitosa convocazione per decidere su un argomento già scontato: morte.
Ishida Mitsunari si oppone a lungo, ma invano. Perfino la promessa sposa di Hidetsugu, la principessa Koma che non lo aveva mai incontrato essendo ancora in viaggio per celebrare lo sposalizio, verrà giustiziata assieme a tutte le dame della sua corte.
Hideyoshi ormai taiko (reggente ritirato) è vecchio, stanco, forse incapace di agire, forse incapace perfino di capire. Passa ormai la maggior parte del suo tempo a giocare col figlio Hideyori che vede grazie ai suoi quarti di nobiltà destinato a succedergli nel potere e a essere riconosciuto finalmente come shogun. Acconsente,
Paradossalmente la crudele esecuzione di Koma hime e del suo seguito procurerà a Ishida degli imprevisti alleati. Ancora più paradossalmente alllontanerà molti dall'appoggiare Hideyoshi e la sua linea dinastica, considerandolo responsabile di quanto in realtà voluto da Tokugawa. A chi si legheranno allora? A Tokugawa...
L'esecuzione della principessa Koma, innocente e giovanissima (sembra avesse 14 anni), e delle dame del suo seguito avviene all'aperto, sulla sponda di un fiume.
Ishida è presente, impotente a intervenire, e anche molti dei dignitari sperano ancora in una grazia in extremis.
Afrrontano furiosi Ishida rinfacciandogli di avere mancato alla promessa di salvare Koma. Può solo rispondere di avere fatto tutto il possibile, ma non è bastato.
Le donne attendono impassibili il loro destino.
Ma non tutte: una ragazza all'improvviso estrae dalle vesti un pugnale e affronta le guardie che stanno procedendo alla carneficina. Altre seguono il suo esempio, ma vengono in breve tempo sopraffatte e uccise.
Ishida dopo avere a lungo esitato decide infine di intervenire.
Ordina alle guardie di non avvicinarsi alla superstite, sarà lui ad affrontarla.
Aggredito a sua volta riesce a disarmarla. La ragazza perde i sensi; per quanto ferita, ma il sangue che la imbratta non è soltanto suo, sopravviverà.
La folla ha assistito sgomenta dietro gli sbarramenti.
Tra di loro l'alta figura di un samurai che porta una lunga spada.
Il viso è compleamente coperto dal cappello, che lo rende irriconoscibile.
Grida la sua indignazione. E inizia ad allontananrsi per non assistere al massacro di tante creature innocenti, ma si arresta brevemente quando le grida di Ishida gli fanno capire che sta intervenendo.
Riprende poi ad allontanarsi e si inoltra nel bosco.
Nonostante tutto Ishida lo ha riconosciuto: non può trattarsi che di Shima Sakon, leggendario guerriero al momento ronin senza padrone. Decise di ritirarsi da ogni conflitto dopo la morte del suo signore Tsutsui Junkei.
Appena possibile Ishida corre al suo inseguimento, lo raggiunge.
Furioso per il macabro spettacolo cui ha appena assistito Sakon sta sfogando la sua rabbia abbattendo bambu con la sua lama,
Anche l'arrivo di Ishida lo irrita, poi gli porge da bere, accetta di ascoltarlo.
Ishida ha bisogno di lui: è una lotta per il bene, Sakon non può astenersene,
Sakon accetterà.
La ragazza sopravvissuta all'eccidio è stata ricoverata nella dimora di Ishida. Ma una notte si leva dal giaciglio e con sorprendente abilità stordisce la sua sorvegliante.
Si reca di soppiatto nella stanza dove Ishida è intento allo studio, decisa a ucciderlo.
Lui riesce a calmarla, a farsi ascoltare. Il coraggio della ragazza lo ha colpito, vuole prenderla al suo servizio. Lei si chiama Hatsume, e viene da Iga. Qui il lettore ha il diritto di sapere che era sede di una delle più agguerrite associazioni ninja, ferocemente avversa a Hideyoshi. Per questo Ishida le domanda se lei è ninja. Hatsume negherà,
Ishida le presenta il suo stendardo, quello che stava continuando impassibile a mettere in bella calligrafia mentre lei lo assaliva:
Dai Ichi Dai Dai man Dai kichi. Non sono ideogrammi convenzionali, Ishida deve spiegarne il senso.
Ma prima proponiamo la nostra maldestra resa, quasi letterale: Uno per tutti, tutti per uno, tutti felici.
Nel film i sottotitoli in inglese dicono in modo più prolisso ma forse più aderente alla dottrina di Ishida: "If one gives oneself for all, the world will prosper"
Fu questo lo stendardo innalzato da Ishida Mitsunari nella battaglia di Sekigahara.
Hatsume entra al suo servizio
Il lettore ha conosciuto ormai le figure principali di questa vicenda, quasi tutti personaggi storici per quanto non sia possibile dire se Harada abbia saputo tracciarne un ritratto aderente alla realtà, sebbene rimanga quasi sempre verosimile.
La morte di Hideyoshi, chiaramente imminente, scatenerà una sanguinosa guerra di seccessione. Tra chi vuole osservare la volontà del defunto taiko mantenendosi al fianco dell'erede Hideyori finché non raggiunga la maggiore età, guidati ma non senza reticenze dal parvenu Ishida. E chi vuole impadronirsi del potere, Uno fra tutti: Yeyasu Tokugawa.
Verrà tralasciato il resoconto della lunga narrazione dei prodromi della battaglia, chi intende visionare l'opera ha diritto di farlo senza che gli venga svelato quanto avverrà sullo schermo. Riprenderemo appunto con la battaglia, su cui è inutile tentare di mantenere un velo di mistero.
D'altronde è già stato detto all'inizio: Ishida Mitsunari non avrebbe potuto vincere.
Sarebbe arduo per molti seguire le vicende di tanti personaggi che muovono le loro pedine a latere dello sfibrante duello tra Ishida e Tokugawa, formalmente alleati ed entrambi membri del consiglio di reggenza.
Potrebbe non valere questa osservazione per lo spettatore giapponese medio, cui il semplice nome del personaggio può richiamare alla mente la sua storia e il suo ruolo, come può succedere a noi quando vediamo apparire sullo schermo Garibaldi o Cavour,
Merita una menzione particolare un personaggio che può sembrare inventato, messo là per dare un po' di colore alla storia e arricchirla di una vicenda sentimentale che non fa male al botteghino. L'enigmatica Hatsume no Tssubone è esistita veramente, e si pensa che Tokugawa l'abbia inviata a spiare Ishida ma lei abbia infine deciso di passare dall'altra parte. Che ci fosse di mezzo un sentimento d'amore o no non è certo ma alcuni studiosi lo pensano.
Nel luglio 1600 dopo un lungo snervante e crudele gioco di scacchi in cui nessuna delle pedine, da una parte e dall'altra, è esente dal sospetto di connivenza col nemico, vengono rotti gli indugi.
Ishida Mitsunari invia la dichiarazione di guerra a Yeyasu Tokugawa,
Si ritira poi pensieroso nella sala che ospita l'armatura del taiko Toyotomi Hideyoshi, Anche lui ormai indossa l'armatura e sul nero jinbaori, il corsetto da battaglia, è riportato il suo motto: Dai Ichi Dai Dai man Dai kichi.
Lunghe colonne di soldati iniziano a muoversi per raggiungere le posizioni strategiche. Sarà una lunga lotta, in cui l'armata dell'ovest guidata di Ishida cercherà di mantenere separate e ritardare negli spostamenti le forze di Tokugawa che potrebbero assalirlo sia dall'ovest che dall'est prendendolo tra due fuochi o riunirsi sovrastandolo numericamente.
Nugoli di spie, e tra loro Hatsume, prendono nota di ogni spostamento e riferiscono nel più breve tempo possibile.
La preparazione del conflitto deciderà già in misura rilevante del suo esito finale.
Prende posizione con le sue truppe anche il personaggio chiave della futura battaglia, colui che in definitiva determinerà le sorti del Giappone nei secoli successivi.
E' Kobayakawa Hideaki, giovanissimo generale prediletto in passato da Toyotomi Hideyoshi, ma accusato da Ishida di ripetuti comportamenti criminali durante la guerra di Corea ne perse il favore e il ricco feudo assegnatogli.
Ishida da quel momento è stato odiato da Kobayakawa. Ha fatto il possibile per riconciliarsi con lui ma non è completamente sicuro della sua fedeltà.
Come d'altronde nemmeno Tokugawa, che ha ripetutamente e in segreto contattato Kobayakawa, è sicuro di averlo portato dalla sua parte.
E' il mese di luglio del 1600.
Iniziano i primi scontri tra le due avverse fazioni, che tuttavia non sono ancora pronte allo scontro finale.
Le prime teste dei nemici uccisi in battaglia cominciano ad affluire.
E' affidato a delle donne specializzate in questo macabro compito l'incarico di renderle presentabili e attraenti quando verranno formalmente mostrate ai comandanti per il loro riconoscimento.
La direttrice dei lavori raccomanda di non lesinare il rossetto sulle loro labbra.
Ottobre.
L'armata dell'Est e quella dell'Ovest sono vicine a incontrarsi.
Il luogo dove probabilmente avverrà la battaglia finale comincia a delinearsi: è la pianura di Sekigahara, dove le centinaia di migliaia di soldati dell'uno e dell'altro fronte potranno schierarsi.
Ishida Mitsunari tiene consiglio di guerra, assistito come sempre da Shima Sakon.
Ishida combatterà nelle prossimità dei suoi domini.
Tokugawa sta affrontando una lunga marcia per raggiungere la linea del fronte.
Tiene consiglio in campo aperto, alla luce delle torce.
Le sue forze sono inferiori, anche se non di molto, ma ritiene di avere delle carte nascoste da giocare.
Hatsume è stata scoperta, il suo doppio gioco a favore di Ishida è finito.
Sfugge ai sicari che la credono morta, ma viene rapita da un gruppo di donne malviventi di cui rimane a lungo prigioniera.
Riuscirà a fuggire poco prima della battaglia, ma potrò rivedere Ishida solamente quando sarà troppo tardi.
Non potrà nemmeno parlargli, solo rivolgergli un lungo sguardo.
Infine.
Sekigahara.
Le sorti della battaglia e del futuro della nazione sono come sappiamo nelle mani di Kobayakawa Hideaki,
Staziona con le sue truppe sull'alto di un colle, da dove osserva l'andamento della battaglia nella pianura.
La mischia si sta orientando a favore di Ishida, che gli manda diversi portaordini chiedendogli di intervenire per dare il colpo di grazia.
Hideaki non si muove. La sua immobilità impedisce anche l'arrivo dei rinforzi guidati da Mori Terumoto.
Si muoverà solo quando Ishida sta visibilmente per essere travolto.
Per unirsi alle forze di Tokugawa,
Shima Sakon travolto da forze preponderanti rifiuta di arrendersi.
Troverà la morte che cercava.
Ishida Mitsunari lancia verso il cielo il suo disperato urlo di protesta.
Non cercherà la morte, non ora.
Intende bere fino in fondo il suo calice.
Troverà rifugio presso un contadino, ma consapevole dei rischi che corre il suo ospite gli chiede di denunciarlo al nemico.
Tokugawa esultante chiede ai suoi soldati di lanciare l'urlo di guerra.
Non è conforme alle usanze, si lancia piuttosto all'inizio della battaglia.
Ma ha sicuramente bisogno di dare libero sfogo alla tensione accumulata nei lunghi anni in cui ha pazientemente tessuto la sua trama.
Mentre attende che venga decisa la sua sorte Mitsunari riceve una visita imprevista. E' Hideaki,
Sente il rimorso del suo tradimento, si rende conto di avere compiuto non solo una azione riprovevole, ma di avere anteposto i suoi rancori personali agli interessi del suo prossimo.
Mitsunari lo rassicura: è bene che si sia reso conto del suo errore e questo rasserena anche lui. Non si è dato la morte proprio per poter apprezzare le conseguenze del suo agire anche dopo la battaglia.
Ma in seguito Kobayakawa Hideaki non riceverà nemmeno da Tokugawa quanto si aspettava in comenso: i traditori vengono talvolta utilizzati ma mai apprezzati.
(N.d.a,: Travolto dai rimorsi e dalla delusione perderà il senno e morirà nel 1602, a soli 20 anni).
Ishida Mitsunari viene condotto sul luogo del supplizio.
Ha l'ultima consolazione di poter scorgere Hatsume viva, tra la folla che assiste al suo passaggio.
Non hanno modo di parlarsi, ma i loro sguardi sono eloquenti.
Non accena il film, che riporta invece un incontro con Ishida richiesto da Yeyasu Tokugawa, a un altro episodio che manifesta l'indecifrabile rapporto che lega tra loro, in modo malsano ma lega, due feroci antagonisti.
Ai bordi del patibolo Tokugawa offre a Ishida un kaki,
Lui lo ricusa: non vuole correre il rischio di avere mal di stomaco l'indomani.
Dopo le immagini di Ishida condotto al supplizio scorrono i titoli di coda.
Con una piccola sorpresa.
Appare improbabile, essendosi svolta la battaglia di Sekigahara il 21 ottobre 1600, data correttamente riportata anche nella sinossi ufficiale del film citata in prima pagina, che Ishida Mitsunari fosse già morto il 1. ottobre.
L'errore è anche nella scritta giapponese e a quanto pare nessuno ci ha fatto caso.
In realtà l'esecuzione avvenne il 6 novembre.