Jidai
Nagisa Oshima: 1999 - Gohatto
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Nagisa Oshima: Gohatto
1999
Takeshi Kitano, Ryuhei Matsuda, Asano Tadanobu, Shinji Takeda
Nagisa Oshima (1932-2013) è conosciuto in occidente soprattutto, se non esclusivamente per tre opere: L'impero dei sensi (1975), Furyo (1983), e infine Gohatto (1999) conosciuto anche con il titolo di Tabu e che fu il suo canto del cigno. Certamente non a caso, sono quelle che hanno maggiore fama di opere erotiche. Ma non sempre a ragione. In realtà la sua produzione è stata imponente, anche come documentarista, ma di questo poco o nulla ci è pervenuto finora. Cresciuto all'ombra dei maestri del dopoguerra - fu assistente di Masaki Kobayashi - scelse tuttavia di prendere una strada diversa da tutte le altre, abbandonando molti stilemi per lasciare una sua impronta personale, ben riconoscibile in ogni opera.
La sua attenzione ai temi ed ai problemi della sessualità è esplicita in L'impero dei sensi - che lo fece conoscere in Europa ammantandolo però di una fama immeritata di voyeur - e nell'altra opera L'impero della passione (1978) che ne è in un certo senso il contrappeso. Mentre la prima opera è ambientata nell'anteguerra quindi in epoca Showa ed appartiene di conseguenza al genere gendai, l'altra ha una collocazione jidai, nell'epoca anteriore Meiji. E' rimasta praticamente sconosciuta fuori dal Giappone, forse perché tratta di una società ignota al mondo occidentale, che del Giappone classico conosce - crede di conoscere - solo le figure del "samurai" e della "geisha".
Sul finire del secolo XX Oshima, dopo un lungo silenzio, ha trattato in Gohatto il tema dell'attrazione omosessuale, che era rimasto latente nell'altra opera Furyo, risalente al 1983 e ad ambientazione moderna. Preceduto da intense discussioni anche questo film è apparso ai più un ennesimo ritorno del regista ai suoi temi fissi. Le fonti di ispirazione di Oshima andrebbero in realtà approfondite. Nel caso dell'Impero dei sensi ad esempio si è molto discusso sulla morbosità della trama, attribuendogliene le responsabilità. Si trattava invece della messa in scena di un fatto realmente verificatosi, e che aveva fatto scalpore in Giappone.
Anche la trama di Gohatto, derivata da un romanzo di Ryōtarō Shiba (1923-1996), ha origini e motivazioni che devono essere conosciute. L'attrazione verso la figura dell'adolescente ha radici remote nella cultura giapponese, con vaste risonanze anche nella cultura popolare d'oggi. Il bishōnen è infatti un personaggio maschile cui vengono attribuite fattezze androgine ed un fascino che ha presa indifferentemente su uomini e donne, anche se non necessariamente con risvolti di attrazione sessuale.
Tra i personaggi storici che vengono tradizionalmente raffigurati come bishōnen ricordiamo il principe Minamoto no Yoshitsune (1159 - 1189), intrepido guerriero e vincitore dei Taira nella grande battaglia navale di Dannoura, e il ribelle cristiano Amakusa Shiro Tokisada (1621-1638), protagonista durante la "Rivolta di Shimabara" della strenua difesa del castello di Hara, situato nell'estremo sud del Giappone nell'isola di Kyushu, e giustiziato immediatamente dopo la caduta della fortezza.
Lo stesso AKira Kurosawa ha apparentato alcuni suoi personaggi alla figura del bishōnen: erano visibilmente tali sia il principe Yoshitsune - appunto - in Tora no ofumu otokotachi che lo sventurato Tsurumaru in Ran.
A parte questi personaggi leggendari o letterari, raffigurati un tempo nelle stampe e al giorno d'oggi nei manga (a lato una rappresentazione moderna di Amakusa Shiro), è esistita in Giappone come in altre società antiche - basti citare quella dell'antica Grecia - una tradizione omosessuale formale.
Veniva definita wakashūdo (via dell'attrazione per il giovane), spesso abbreviata in shūdo la particolare simbiosi omosessuale esistente in deteminati ambienti marziali tra una figura dominante di guerriero ed il suo adepto in età pre adulta, verso il quale adempiva a compiti di formazione e di introduzione al passaggio tra gli adulti. Oltrepassata la soglia il wakashu di norma considerava chiusa questa parentesi della sua vita e le regole sociali gli imponevano di assumere a sua volta, eventualmente, la parte del nenja, la figura dominante.
Le prime avvisaglie di un mutamento nei confronti di queste tradizioni si ha solamente in epoca Meiji, quando venne emanato nel 1873 un provvedimento di legge che colpiva l'omosessualità, ritirato tuttavia nel 1880 quando venne emanato il Codice Penale definitivo ispirato a quello napoleonico. Oshima ambienta l'opera in epoca immediatamente precedente, ossia nel 1865. I protagonisti sono membri o aspiranti tali della Shinsengumi, la milizia irregolare fedele allo Shogun (Governatore militare) che agiva a Kyoto con tattiche di guerriglia contro gli analoghi gruppi fedeli al Tenno (Imperatore). Ne abbiamo già parlato altrove. Il titolo Gohatto allude alle 5 leggi fondamentali del codice di comportamento Shinsengumi.
Oshima ricorre ad Asano Tadanobu per la parte del rozzo Tashiro Hyozo e a Ryûhei Matsuda per quella del giovanissimo, ambiguo ed inquietante Sozaburo Kano.
Era la prima interpretazione di Matsuda, divenuto in seguito apprezzato attore, ed era ancora più giovane del suo personaggio, dichiarato diciottenne. Al momento delle riprese Matsuda aveva invece solamente 15 anni.
Deus ex macchina e voce narrante nella vicenda è l'ufficiale Toshizo Hijikata , impersonato da Takeshi Kitano. Le musiche sono di Ryuichi Sakamoto, che fu interprete principale di Furyo come antagonista di David Bowie.