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L'architettura giapponese - NOTE

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NOTE

KiyomitsuderaFig. 1 - Forme della civiltà Jomon
La casa scavata nella terra equivale forse ad una presa di possesso, oppure ad un desiderio ancestrale di ritorno alla felicità e alla sicurezza di una lontana età dell'oro? E' arduo rispondere, né le misteriose statuette sembrano aiutarci. Possiamo solo constatare che le loro linee rigonfie, quasi femminee, sono forme yin: appartengono forse ad una civiltà di tipo matriarcale? Anche i quattro pilastri all'interno della casa, dunque dell'area sacra, dovrebbero dirci qualcosa; in molte architetture tradizionali la copertura è assimilata al cielo ed è collegata alla terra tramite quattro sostegni che sono gli stessi su cui è fondato l'intero universo. Osservare inoltre se questa civiltà praticava il rito della inumazione o quello della cremazione potrebbe fornirci in. dicazioni utili per la sua comprensione.

Fig. 2: Civiltà Yayoi, schemi di antiche capanne
Qui la casa si stacca dal suolo per elevarsi al di sopra di esso, su palafitte. I sostegni principali sono sempre quattro, tuttavia la tensione ideale che li anima è affatto nuova. La casa giapponese avrà sempre più o meno accentuato questo carattere di elevazione che, sicuramente, corrisponde ad un intimo desiderio naturale di ascesa spirituale.

Fig. 3: a) Casa Haniwa, modellino in argilla; b) Naiku di Ise, retro dello Shoden
Troviamo qui il tipo già definito della casa giapponese quale si svilupperà fino ad oggi, sia pure attraverso modalità e « stili » diversi: il piano sollevato da terra rimane, quasi a identificare l'intera dimora con un altare. La modularità crea un ritmo che facilita il compito dei costruttori e inserisce la casa in un gioco armonico di portata più vasta trasferendo ad essa, per analogia, significati emblematici di valore universale.

Fig. 4: Dintorni di Osaka, tomba dell'imperatore Nintoku vista dall'alto, V sec.
Le grandi sepolture imperiali rappresentano, fin dai tempi più antichi, il simbolo dell'intera nazione. In esse si riassume, come già nelle grandi realizzazioni sepolcrali precolombiane, egizie, romane per i rispettivi popoli, l'intera anima del popolo del Sol Levante in tutte le sue più riposte sfumature, proiezione esteriore della funzione imperiale nella quale trovano' sostegno e giustificazione.

SensojiFig. 5: Pagoda a cinque piani di Horyuji
Complicate simbologie cosmologiche, riferimenti all'occulto e all'esoterico, tentativi di razionalizzare il trascendente, si incontrano spesso laddove le forme si esasperano e si esaltano nella speranza, sempre delusa e sempre rin. novata, di rendere facile ed accessibile quanto ordinariamente è chiuso ed oscuro.

Fig. 6: Santuario di Shimmeigu
Il santuario ha, in genere, la stessa forma della casa; anche le sue dimensioni sono modeste. Ma qual'è la differenza fra i due organismi? Molto meno di quanto comunemente si creda. Entrambi hanno in comune il carattere sacro; entrambi svolgono la stessa funzione propizia-trice: quella di legare il terreno al divino, o meglio: quella di mostrare come fra questi termini non vi sia altra differenza che quella di una coscienza più. o meno sviluppata.

Fig. 7: a) Planimetria dell'antica Kyoto; b) del recinto imperiale; e) del palazzo imperiale; d) del palazzo imperiale cinese Ming Tang
Popoli dal forte temperamento religioso, naturalmente disposti alla ricerca e alla comprensione dei ritmi universali e a riconoscere, dietro questi, l'azione di una legge oggettiva da cui tutto dipende, creano sempre forme che sono rigorose espressioni di ordine, immagini compiute del cosmo, e ciò è vero in ogni angolo del mondo e in ogni tempo.

Fig. 8: Palazzo imperiale di Kyoto: Shishinden
Le rigide regole compositive delle planimetrie viste in precedenza si ritrovano applicate, con mirabile coerenza, nelle architetture, cosicché le tre dimensioni vengono in. quadrate in una visione globale che tutto comprende. Ma proprio da questa armonia nasce il senso di liberazione che fa superare le rigide maglie imposte e l'arte ci rivela, proprio nello sviluppo dei volumi, che l'intuizione ha felicemente risolto ogni legame per trovare nell'equilibrio delle linee e dei rapporti la chiara visione rivelatrice tanto attesa.

Fig. 9: Esempi di antiche città pianificate: a) Priene; b) Mileto; c) Verona
In questi esempi dell'urbanistica greca e romana ritroviamo applicati gli stessi concetti compositivi già osservati. E' evidente che solo la conoscenza di sensi universali può consentire che forme tanto simili possano nascere in climi culturali tanto diversi. Troviamo qui applicata la stessa magia da cui scaturì il gioco degli scacchi: il senso del limite e della libertà, della misura e della scelta, del dominio e dell'amore per la natura, si accompagnano e si esaltano a vicenda per darci queste città tanto composte quanto umane.

Fig. 10: Composizioni assiali dell'antichità: a) le piramidi, egizie di Gizah; b) Theotihuàcan, Perù
L'orientamento rituale degli edifici sacri, di vasti complessi architettonici, di intere città e regioni, corrisponde ad un bisogno innato di avere punti fermi di riferimento spirituale e, nello stesso tempo, aiuta il singolo a trovare nell'intimo la giusta direzione verso la verità.

Fig. 11: a) Prospetto del Kondo di Horyuji; b) antica abitazione sopraelevata
Anche nelle architetture più evolute e raffinate il Giappone conferma la sua prima scelta: pannelli, moduli, ritmi, rapporti, tutto ci dice che si è intrapresa la strada giusta e la si vuol percorrere fino alle conseguenze più estreme, quali che siano gli stili e i dettagli preferiti del momento. E' la stessa legge osservata nella precedente figura che troviamo applicata negli alzati e nei più piccoli dettagli.

DaibutsudenFig. 12: Daibutsuden del Todaiji, iniziato nel 745

Fig. 13: Daibutsuden del Todaiji: il grande Buddha

Fig. 14: Interno del Kondo di Toshodaiji, VIII secolo
La maestosità della statuaria, la ricchezza dei dettagli, i profumi, la penombra, i suoni e le salmodie, tutto contribuisce a creare un'atmosfera mistica e un clima di suggestione talmente intensi, che la dimensione estetica risulta trascesa da questo strano insieme di fattori tanto disparati e tuttavia così concordanti.

Fig. 15: Ricostruzioni di templi greci: a) il Partenone; b) il tempio di Zeus a Olimpia
L'analogia con le illustrazioni precedenti è evidente. Le similitudini non si fermano però alle dimensioni delle immagini divine o all'impostazione architettonica, ma si proiettano nel senso del sacro che aleggia nell'ambiente e che diventa protagonista del dramma che qui si recita.

Fig. 16: Prefettura di Tottori: tempio di Sambutsuji, XII sec.
L'orrido, il lìbero, il solitario, il sereno, il silenzioso, il puro, sono le dimensioni ad un tempo umane e sovrumane, terrene e divine, che si incontrano e si uniscono in certi momenti felici a suggellare intuizioni rapide ed abbaglianti, con forme semplici e cristalline come quelle di questo tempio zen.

 

 

 

 

 

 

 

 

RyohanjiFig. 17
Giardino di Ryoanji, sec. XIV
Lontano da ogni concezione naturalistica, il giardino zen di rocce e sabbia può apparire espressione di un freddo intellettualismo estetizzante. Al contrario, esso rappresenta il plinto dove tutte le opposte tensioni si placano. Scomparso ogni elemento superfluo, restano solo parti cristallizzate di infinito, simboli di realtà metafisiche; l'inesprimibile trova qui così modo di manifestarsi.

Fig. 18
Kyoto, giardino zen
In questi universi in miniatura sono comprese tutte le basi dell'esistenza; l'acqua, la terra, il cielo, il fuoco, rivivono qui, emblematicamente, la loro essenza più vera e sottile. In questa solitudine primordiale, coloro che sanno trovano i sostegni per le meditazioni più profonde, le esperienze più stimolanti, le realizzazioni più certe.

 

NijoFig. 19
Esempi di architetture militari: a) castello di Nijo, XVII sec; b) interno del castello di Hikone, sec. XVII

Popolo eminentemente guerriero, il giapponese sa esprimere questa sua tendenza in opere di difesa massicce e terribili senza, tuttavia, rinunciare alla sua più alta aspirazione: quella di realizzare un'opera corale dove giustizia e pace, rispetto del singolo e del collettivo trovino, ad un tempo, le loro più nobili applicazioni.

Fig. 20
Tokyo, particolare del Palazzetto dello Sport. Arch. Kenzo Tange

Fig. 21
Tokyo, vista del Palazzetto dello Sport. Arch. Kenzo Tange

Fig. 22
Tokyo, Cattedrale cattolica di Santa Maria. Arch. Kenzo Tange

Fig. 23
Tokyo, gioco di spazi fra i volumi della Cattedrale cattolica di Santa Maria. Arch. Kenzo Tange

 

Foto: P.B:

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