Origines

L'architettura giapponese

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Lilliu01Osvaldo Lilliu ci ha recentemente lasciato, dopo una lunga vita dedicata all'arte in ogni suo aspetto. Fu uno dei pionieri dell'aikido in Italia e dopo il suo ritorno alla Sardegna fu una figura di spicco nello sviluppo a Cagliari di questa arte apparentemente lontana. Sviluppo importante che attirò l'attenzione di Hosokawa sensei, al punto di voler avere là il suo dojo e la sua dimora,

 

 

 

 

Lilliu1977La collaborazione di Osvaldo Lilliu alla conoscenza e allo studio della cultura tradizionale giapponese, non limitata alla sola architettura che era il suo pane quotidiano, iniziò nel 1976 con un articolo intitolato appunto L'architettura giapponese, apparso sul periodico Spirito del Giappone edito dall'Aikikai d'Italia, e si dimostrò negli anni seguenti sempre più importante e preziosa. Molti anni dopo, eravamo già nel XXI secolo, lo scrivente che già avvertiva un moto di nostalgia verso quegli appassionanti quanto rigorosi articoli, venne contattato da Osvaldo Lilliu che desiderava riprendere la sua collaborazione, interrotta per ragioni a me sconosciute.

Ma credo semplicemente perché nessuno ebbe la presenza, appunto, di spirito di chiederglielo. Cessate infatti le pubblicazioni di Spirito del Giappone all'inizio degli anni 80 i contatti con molti collaboratori si affievolirono e poi persero. Ma con Osvaldo ripresero, anche se tardivamente, e i suoi contributi apparvero di nuovo, sulla rivista Aikido.

E' giusto, è doveroso riprenderli e riproporli, in onore dell'autore ma anche perché il rigore già menzionato, la profondità di analisi e la scorrevolezza di esposizione di Osvaldo Lilliu sono tuttora preziosi: altri suoi articoli, libri, nonché tracce della sua opera di operatore culturale sono facilmente reperibili.

 

 

 

 

PaginaIl primo articolo che propongo non ha subito alcuna variazione nel testo, salvo la correzione di una manciata di refusi.

Tenga presente il lettore, ove rimanga perplesso dalla translitterazione di alcuni termini giapponesi, che quasi nessuna tipografia all'epoca disponeva dei caratteri in piombo con gli opportuni segni diacritici, e tenga conto che il reperimento delle necessarie immagini era difficoltoso e la resa tipografica limitata costringeva spesso a sostituire le foto con disegni al tratto.

Negli articoli di Osvaldo credo compaiano soprattutto suoi disegni. Si è tentato di rispettare per quanto possibile l'impaginazione originaria ma spesso non è stato consigliabile o possibile.

Un ringraziamento doveroso va ai familiari, che hanno acconsentito alla ripubblicazione di questo materiale. Ci auguriamo si possa continuare dopo questo inizio.

Inizio che costituisce in realtà il secondo articolo pubblicato da Lilliu: dopo avere esposto i principi essenziali della architettura giapponese, li mette a confronto con quelli di altre grandi civiltà del passato svelandone le affinità e l'appartenenza a una matrice comune, universale.

Come forse solo lui forse sapeva fare: ma ha tracciato una strada, ha dimostrato che è possibile percorrerla

 P.B.

 

 

 

 

 


Considerazioni generali e cenni storici sull'Architettura giapponese

di Osvaldo Lilliu

 

SpdG76Come tutte le forme artistiche nate in tempi molto antichi, l'architettura giapponese è l'espressione visibile di leggi oggettive, o meglio, il risultato dello sforzo immane di approssimazione che, con costanza e generosità gli autori hanno compiuto per interpretare, conoscere e infine rappresentare in qualche modo queste leggi.

Si tratta infatti di tradurre in forme sensibili verità che travalicano le normali dimensioni spazio-temporali entro le quali l'uomo può normalmente agire. Evidentemente è impossibile sperare di realizzare appieno questo compito, data la contraddizione di fondo contenuta nella premessa; ma proprio da questa dicotomia di livelli, che rende vana ogni speranza di ottenere l'esatta rappresentazione dell'assoluto, nasce il desiderio e la possibilità di un avvicinamento.

E' come una sfida lanciata dallo spirito all'uomo, che la raccoglie avventurandosi in una lotta immane, a volte titanica, a volte disperata, raramente premiata dalla vittoria, ma che non può non essere combattuta, rappresentando l'unica via aperta verso modi di essere dove ingiustizia,' sofferenza, morte, possano venire superati e dimenticati. E, poiché si tratta di cancellare le barriere naturali per accedere alle sfere senza confini dell'impossibile, ecco che in aiuto dell'uomo a volte intervengono forze provenienti da squarci aperti nel sipario (cielo, da coelum = celare, nascondere) che separa il terreno dell'infinito.

L'uomo deve però prepararsi duramente a ricevere questi messaggi, sia per non farsi travolgere dalla loro folgorante pericolosità sia, all'opposto, per riconoscerli quando si manifestano sotto la veste degli avvenimenti normali di tutti i giorni.

Le tradizioni hanno sempre conosciuto ed insegnato modi e tecniche per favorire il rivelarsi di queste forze, e regole per dar loro forme che vengono così ad essere insieme specchio del grado di comprensione raggiunto dall'autore e ausilio, per coloro che le osservano, verso la penetrazione dei valori rappresentati. Sono riti, sono duri tirocinii presso scuole e maestri, sono pazienti, lunghissimi periodi di riflessione e meditazione non sempre allietati dal premio delle attese rivelazioni, sono infine improvvise folgorazioni che squassano la coscienza e trasformano un uomo comune in un sapiente.

Il tentativo di tradurre in forme sensibili i ritmi universali diventa così un fatto d'arte. In questo contesto l'estetica, pur raggiungendo quasi sempre valori altissimi, occupa tuttavia un posto affatto secondario, non essendo per nulla lo scopo della ricerca. Questa, se ben condotta, porterà indubbiamente alla produzione di forme armoniche e piacevoli, che però, in ogni caso, non saranno mai fini a se stesse.

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